Del: 16 Marzo 2020 Di: Laura Colombi Commenti: 1

Si chiama Martina, in arte cmqmartina, ha vent’anni, viene da Monza e ha una voce che sorprende al primo ascolto – e al secondo dà dipendenza. Le piace andare a ballare e si distingue per il suo atteggiamento spregiudicato, come si deduce dal suo album di debutto, DISCO, che include il singolo Lasciami andare! (2019), pubblicato lo scorso 28 febbraio per La Clinica Dischi.

È un progetto originale, sicuramente una novità nel panorama italiano. Così abbiamo deciso di rivolgere alcune domande direttamente a Martina per saperne di più, con un focus sul suo album.


Innanzitutto, come riassumeresti questo progetto musicale in poche parole?

È una domanda difficile. Potrei piuttosto riassumere l’intenzione, i sentimenti, il mio modo di vivere questa arte e ciò che vorrei trasmettere in una frase: “Cazzo, sono le quattro del mattino. Cosa ci faccio ancora in discoteca? Ho mal di testa. Va bhe, resto ancora un po’. Si balla bene e queste persone non sono poi tanto male”.

Come è nato? Da quali esigenze?

Il progetto è nato con Matteo Brioschi, il mio produttore. All’inizio è stato un gioco; poi ci abbiamo preso la mano e ora vorrei diventasse il mio lavoro per il resto dei miei giorni. Nella vita ho sempre avuto tante passioni, alcune passeggere, la maggior parte solo per riempire i vuoti: ho avuto il periodo Martina fotografa, quello Martina disegna, Martina vuole fare medicina e in un futuro il medico o Martina cinefila. Ma la musica c’è sempre stata e non ci siamo mai staccate, è sempre stato un legame simbiotico. Quando ho deciso di dedicarmici al 100% è stato liberatorio e terapeutico. Questo progetto, dicevo, è nato come un gioco. Ma poi ho capito che è il mio modo per capirmi e per capire gli altri e i posti che vivo.

In quale scena musicale lo collocheresti?

Bella domanda, lascio agli altri il compito di collocarmi. Mi va bene tutto, mi basta fare musica. A me piace dire che faccio musica elettronica, un po’ techno e che ci canto sopra.

Come mai la scelta del nome cmqmartina?

cmqmartina è sempre stato il mio nickname di Instagram…l’ho scelto in un momento di panico in cui io e Matteo dovevamo dare un nome al progetto.

Ma mi piace, le abbreviazioni fanno molto anni duemila e poi è come dire “Comunque, ecco. Sono Martina.”

Quindi tu e Matteo vi considerate un duo?

No, io e Matteo non siamo un duo vero e proprio. Questo disco è però sicuramente il frutto delle nostre due testoline, ci abbiamo lavorato totalmente insieme, cinquanta e cinquanta: lui con la produzione e io con i testi e la voce (con la post produzione di Leonardo Lombardi, produttore di Clinica Dischi, la mia etichetta discografica). Tra l’altro siamo amici da un sacco di anni ormai, e questo ha reso le cose a volte difficili — quante litigate durante la costruzione del disco! — e altrettanto belle. Sul palco Matteo sale con me e suona ciò che c’è da suonare.

Come e quando hai cominciato a cantare?

Ho iniziato a studiare musica da piccola, circa a dieci anni. Ero un totale fallimento in ambito sportivo e dovevo assolutamente trovare qualcosa da fare oltre alla scuola…Canticchiavo sui karaoke di Laura Pausini e ascoltavo ore e ore di musica al giorno. La scelta fu quindi facile. Ho terminato gli studi di canto in quinta liceo, mi piacerebbe ricominciare.

C’è un messaggio particolare che vorresti trasmettere?

Non proprio. Però mi piacerebbe che chi ascolta si sentisse un po’ più libero. Magari libero diballare, libero di limonare chi gli sta a fianco o libero di piangere.

Qual è il tuo pubblico?

Spero sia il più ampio possibile, ma comunque devo ancora scoprirlo concretamente, nei prossimi concerti. Giusto oggi notavo sotto i video di Youtube o alcuni post di Facebook che c’è anche gente che mi insulta liberamente perchè gli fa schifo la mia musica. Adoro: se c’è l’hater c’è anche il lover! L’importante è trasmettere qualcosa, spero che Disco venga capito o che ognuno lo interpreti come vuole.

In un panorama, almeno giovanile, in cui dominano indie, rap e trap, DISCO, a partire dal titolo, si colloca quasi “in direzione ostinata e contraria”. Perché fare musica da ballo oggi in Italia?

Mi piace questo genere, l’ho sempre ascoltato per ballare, e mentre ballo faccio tante cose: a volte mi distraggo, altre mi alieno proprio; ogni tanto penso un sacco, al punto di farlo diventare un ballo chiarificatore. L’ho vissuto così questo disco, e spero possa essere tutte queste cose anche per chi ascolta. Francamente non mi sono messa in competizione con altri generi: mi andava solo di farlo così.

L’album si apre con una traccia strumentale e si conclude con una cover: c’è, e se c’è qual è, un filo conduttore che ne guida l’ascolto?

DISCO si apre con una traccia che vuole far capire fin dall’inizio la natura dell’album e si chiude con una traccia che si distacca violentemente dal resto. La prima cosa bella è volutamente la nona canzone: ho iniziato con Lasciami andare, il mio primo singolo, e nella seconda strofa canticchio le prime tre frasi delle prime tre strofe del pezzo di Nicola di Bari. Ho chiuso il disco con questa canzone e ho chiuso anche il cerchio del mio primo inizio. L’album è biografico, il filo conduttore che guida il suo ascolto è che ogni pezzo racconta qualcosa di me.

Il tuo stile di scrittura è molto semplice e spontaneo, va dritto al punto, a le cose che contano.

Ho ascoltato tanto, tanto cantautorato italiano, credo di aver assimilato più o meno ciò che diceva chi ho ascoltato e poi, dopo anni, ci ho provato io. Il processo creativo di scrittura parte da frasi o da appunti che mi sono segnata nel tempo, da cui poi sviluppo qualcosa di simile a un testo.

In I wanna be your dancing queen il ritornello recita: Questa danza è come una guerra / dammi un segnale inizio a scappare / questa guerra è come una danza / fatemi spazio su questa terra / di nessuno.

Nel ritornello raccontavo di una serata tipo, quando si va a ballare. Quando ti butti “in pista” – che termine anni ‘90! – e ti lanci addosso alle persone e ci si spinge, è un po’ una guerra. E’ un po’ un viaggio che mi ero immaginata.

Causa emergenza sanitaria hai spostato le date del tuo tour? Stai organizzando qualcosa? 

Sì, ho annullato alcune date, ma sono sicura che quando la situazione si stabilizzerà avremo tutti tempo e modo di recuperare i concerti persi. Nel frattempo, a casa, sto cercando di organizzare qualche live set da postare sui social, per tenere un po’ di compagnia a chi magari ci teneva a vedermi in concerto. E sicuramente mi verrà in mente qualcos’altro!

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

Commenta