
Chiara Ferragni posta, ogni giorno. Ma le tre, quattro foto che pubblica non sono più «look del giorno» o scatti in cui appare radiosa, in bikini su una spiaggia caraibica o in prima fila a una sfilata, make-up impeccabile e abiti che fanno tendenza da sé. Chiara continua a postare la sua vita da casa: i giochi con il figlio, le torte sfornate dal suocero – appuntamento immancabile delle diciotto e trenta – le comode tute che sceglie per stare sul divano.
Come lei, tutti gli instagrammers o youtubers sotto quarantena hanno dovuto rivedere la propria attività e, forse, la propria etica.
L’era degli influencers appartiene a un altro mondo, uno in cui eravamo molto più fuori casa che dentro, molto più a scrollare sui social che a confrontarci con i familiari, e ci era lecito pensare che quel mascara, quella nuova borsa, quella vita invidiabile che loro sponsorizzavano fosse l’unica cosa che ci avrebbe resi felici. Di fatto il ruolo – e poi il lavoro – degli influencers era questo: specializzarsi in un settore, collaborare con aziende che vendono prodotti in quel settore, ricevere gratis quei prodotti e mostrare ai propri followers quanto la vita sia migliore, con essi.
Il messaggio era: se lo compri, anche tu sarai cool come me. C’erano poi gli influencers del benessere, quelli che illustravano come condurre una vita più sana, più sportiva, ma il concetto era lo stesso: proporsi come modelli cui migliaia e migliaia di followers dichiaravano di aspirare, mettendo like.
Ma quale senso ha sponsorizzare la migliore delle vite possibile, quando tutto ciò che desideriamo ora è uscire di casa senza dover autocertificarci?
Se l’è chiesto Monica Ainley de la Villardière, giornalista di moda e influencer parigina. Scrive di aver pensato, nei primi giorni di quarantena, di cancellare il proprio account Instagram, per mancanza di contenuti da postare e per non offendere nessuno condividendo immagini del suo appartamento spazioso o di una routine fatta di pilates e relax, consapevole che molti dei suoi followers vertono in condizioni ben peggiori, vivono in case seriamente più anguste. Il suo post sulla terrazza dello chalet, con le montagne sullo sfondo, infatti, non ha avuto grande successo. Decide di cambiare rotta: la foto successiva, con didascalia «Quarantena senza make-up. Chi è con me?», suscita l’approvazionedel pubblico social. Monica dichiara di aver deciso di dirottare la propria attività in questa direzione, mostrare quanto la sua vita sia semplice in questa circostanza, simile a quella di ognuno dei suoi followers. In effetti di questi tempi si vedono spesso celebrità di vario stampo promuoverel’autenticità, come forma di solidarietà: ed è sicuramente apprezzabile che sfruttino l’impatto su un grande pubblico per sensibilizzare a rispettare le misure.
E chi segue queste persone può essere interessato, all’inizio, ad avere una sbirciata sulle loro vite private.
Ma mano a mano che la quarantena si allunga, le giornate si fanno identiche e ci si adegua a non poter evadere dalla compagnia dei nostri parenti, desidereremo ancora aprire Instagram e trovarci vite che sono la nostra? L’universo degli influencers sta cercando un modo di sopravvivere, ma la verità è che la quarantena ha tagliato le gambe a un settore che vive di città affollate, eventi, economia del lusso. La cultura della celebrità si nutre non solo di quello che il personaggio produce, ma soprattutto del suo stile di vita invidiabile.
E quando la sua vita è identica a quella di coloro che la dovrebbero invidiare, il sistema crolla.
Vanity Fair ha scritto che il sistema è andato in autocombustione: ricette per mantenersi in forma, workout nel salotto, consigli su come essere stilosi anche in tuta dovrebbero essere pane quotidiano per gli influencers, che hanno trascorso anni a rendere le loro case arredate alla perfezione e illuminate egregiamente, in modo da diventare luogo prediletto per uno shooting fotografico. Anche la recente tendenza a confessare momenti di difficoltà sui social dovrebbe calzare a pennello in questo momento in cui tutti siamo un po’ giù di morale. Ma invece, aspirare a qualsiasi cosa che non sia la mera sopravvivenza quotidiana può sembrare irrilevante a molti, che tolgono attenzioni (e like) agli influencers. E a chi si rivolgeranno, se non ci sarà più nessuno da influenzare.