Del: 3 Maggio 2020 Di: Lorenzo Rossi Commenti: 0

Oltre alla tanto attesa Fase 2, un’altra grande polemica di questi giorni riguarda gli aiuti europei. Al centro della discussione l’utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità.

Le forze politiche, di governo e non, si dividono: se da una parte Partito Democratico, Italia Viva e Forza Italia sembrano favorevoli all’utilizzo di un MES senza condizionalità, dall’altra Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia rifiutano quest’idea, preferendo prendere strade alternative. Salvini definisce questo strumento “Un debito sulle spalle delle future generazioni”. Lo stesso Conte sta cercando di fare il possibile per lasciare il MES come ultima spiaggia e dichiara Non abbiamo dimenticato la Grecia”.

Ma è andata come racconta il Premier? Purtroppo la politica e la stampa si sono soffermate a lungo su versioni della storia che spesso e volentieri si discostano dalla realtà dei fatti.

È giusto quindi fare chiarezza su quello che è successo in Grecia a partire dal 2000, nella “cattiva Europa”.

A partire dagli anni ’80 la Grecia inizia una serie di politiche che causano un elevato aumento della spesa pubblica a cui corrisponde però una bassa crescita del PIL, aumentando considerevolmente il debito.

In seguito, Atene adotta l’Euro nel 2001. Per soddisfare i requisiti della moneta unica, ovvero i parametri di Maastricht, la Grecia si impegna a ridurre il livello del deficit e del debito pubblico, pur mantenendoli più alti rispetto alla media europea:

Source: EEAG 2011,and provisional data (Ameco) for 2010.

I problemi iniziano ad affiorare già nel 2004 quando, dopo un’indagine della Commissione Europea, la Grecia ammette di aver truccato i dati finanziari negli anni precedenti l’entrata nell’Euro, che rivelano livelli di debito e deficit più alti rispetto a quelli dichiarati. Ci si interroga se espellere la Grecia o no, ma alla fine Atene resta nell’Eurozona, con la promessa dell’allora governo greco di far quadrare i conti.

È con la crisi finanziaria del 2008 che le cose peggiorano. Nel 2010, mentre il mondo imperversa nella crisi Andreas Georgiou, un economista greco del Fondo Monetario Internazionale, viene eletto presidente dell’ELSTAT – l’equivalente ellenico dell’ISTAT.

Georgiou si accorge che i numeri di finanza pubblica degli anni precedenti non quadravano e dopo diverse indagini scopre che il governo greco aveva truccato ancora i dati relativi alla spesa pubblica, tagliando fuori o riducendo diverse voci importanti, tra cui spese militari e sanitarie, la spesa pensionistica più alta d’Europa e condonava l’evasione fiscale, anch’essa la più alta allora nell’UE.

In più scoprì che nel 2000 una parte del debito era stato occultato tramite un cross currency swap, ovvero trasformando una parte indebitamento in un’altra valuta – in questo caso il dollaro – in modo che non comparisse nel bilancio ufficiale.

In poche parole, bilancio ancora una volta occultato e spesa pubblica incontrollata rivelarono un deficit protratto negli anni ben al di sopra dei parametri europei, che raggiunse addirittura più del 15% nel 2009. Il debito, con le dovute correzioni, ammontava al 170%.   

Source: EEAG 2011,and provisional data (Ameco) for 2010.
Source: OECD Data

Il governo Papandreu, dopo le ricerche di Georgiou, dichiara che la Grecia ha bisogno di aiuto, non ha più “soldi in cassa”. Per la paura di default, gli investitori scappano, impedendo alla Grecia di ottenere altro denaro per ripagare i debiti, o chiedendo tassi d’interesse sui bond greci estremamente alti – si parla del 35% nel 2012. Di conseguenza, i titoli greci escono dal mercato, e questo vuol dire che lo Stato o alza vertiginosamente le tasse, o non ha soldi per elargire i suoi servizi.

La risposta dell’UE fu lenta. Questa situazione non era stata prevista, mancavano MES, Quantitative Easing e tutti gli strumenti che conosciamo oggi.

I Paesi UE con accordi bilaterali e il Fondo monetario internazionale hanno erogato 110 miliardi di euro in fondi di emergenza in cambio di misure di austerità. Arrivarono negli anni seguenti altri 200 miliardi di prestiti dall’EFSF, il vecchio MES – e il MES stesso – erano quindi altri fondi messi a disposizione dagli stessi Stati. In più, nel 2012, sotto consiglio di FMI e Germania, vennero tagliati e ristrutturati titoli greci di debito per un valore superiore a 100 miliardi, agevolando la situazione di Atene a discapito dei creditori.

I prestiti hanno dato alla Grecia abbastanza denaro per pagare gli interessi sul debito esistente e mantenere le banche capitalizzate.
Le misure di austerità hanno richiesto alla Grecia di aumentare l’IVA e l’aliquota dell’imposta sulle società. Doveva chiudere le scappatoie fiscali.

Ha creato un esattore delle tasse indipendente per ridurre l’evasione fiscale. Ha ridotto gli incentivi per il pensionamento anticipato. Ha aumentato i contributi dei lavoratori al sistema pensionistico. Allo stesso tempo, ha ridotto i salari per ridurre il costo delle merci e aumentare le esportazioni. Inoltre, la Grecia privatizzò molte imprese statali come la trasmissione di elettricità.

I leader dell’UE e le agenzie di rating volevano assicurarsi che la Grecia non usasse il nuovo debito per ripagare il vecchio. Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo, Irlanda e Spagna avevano già utilizzato misure di austerità per rafforzare le proprie economie. Dato che erano loro i Paesi prestatori dei salvataggi, volevano che la Grecia seguisse i loro esempi.

Infine, venne richiesto di mantenere l’ELSTAT indipendente, dopo le manipolazioni statistiche per volere dei governi precedenti che ne sostituivano il direttore ad ogni nuova elezione.

Tuttavia, è vero che la disoccupazione aumentò al 25% e il PIL crollò più del 20% – effetto amplificato anche dalla crisi finanziaria che non risparmiò nessuna economia. Enormi tagli dopo anni di deficit altissimo non hanno portato solo benefici. Dopo numerose e dovute riforme il programma di aiuto alla Grecia continuò fino al 2018, anno in cui venne considerata fuori dall’emergenza.

Girano numerose fake news sugli effetti che questi interventi hanno avuto. Si dice che questi aiuti aumentarono, la mortalità infantile. Falso, la mortalità era più alta prima del periodo considerato e l’aspettativa di vita aumenta.

Si dice che sia stata tagliata la spesa sanitaria. Falso, il MES non tocca spesa sanitaria o istruzione, al massimo i governi tagliano gli sprechi a questi due elementi. Si dice che il 95% di questi aiuti sia andato alle banche tedesche e francesi. Falso: da un ottimo paper dell’economista Colasanti, ripreso da Roberto Perotti su La Voce si evince che, sul totale di oltre 200 miliardi del MES (+ESFS) solo 36 sono andati a creditori tedeschi e francesi che detenevano debito greco.

Questo perché si è deciso di tagliare nel 2012 più del 50% del debito greco e quindi di pagare direttamente i creditori al posto del governo ellenico. Inoltre, se la matematica non è un’opinione e i due sopracitati Paesi contribuivano al MES per il 48% , di sicuro il loro bilancio non è andato in positivo.

Come sta ora la Grecia? Il Paese si ritrova con un alto debito del 180%, quasi interamente dovuto ai prestiti dell’UE e del FMI, che permettono pagamenti molto diluiti nel tempo; il PIL è cresciuto dopo la sua caduta e la disoccupazione si è abbassata al 17%.

Le misure imposte alla Grecia sono state dure? Certamente, ma non bisogna dimenticare lo stato economico insostenibile e le falsificazioni statistiche precedenti che, senza aiuti, avrebbero portato al totale fallimento dello Stato.

La colpa della crisi greca non è del MES, ma di chi ha portato in precedenza la Grecia verso l’orlo del baratro, senza pensare alle conseguenze delle sue politiche irresponsabili.

Lorenzo Rossi
Politicamente critico. Fieramente europeista.
Racconto e cerco risposte in quel che accade nel mondo.

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