Del: 18 Giugno 2020 Di: Luca Pagani Commenti: 0

Questa rubrica accompagna i lettori di Vulcano lungo il cammino delle primarie dei Democratici per la scelta del candidato da opporre a Trump il prossimo novembre. Dalla prossima puntata la rubrica esce ogni mese, mentre ritornerà nel suo formato quindicinale a settembre in vista delle elezioni.


L’organizzazione Black Lives Matter a inizio gennaio ha deciso di tenere in alcuni swing state, ovvero gli stati americani in cui il risultato politico è più incerto che in altri, diversi focus group in modo da affrontare uno dei principali problemi che affligge i giovani afroamericani residenti in quegli stati: l’astensione

Il non sentirsi rappresentati negli Stati Uniti è un problema comune. In un sistema elettorale basato sul bipartitismo, nel caso in cui il candidato da te supportato non dovesse vincere le primarie del partito di cui fa parte, non avresti alternative se non votare per il candidato che ha ottenuto la nomination. E se un problema come questo risulta esser più facile da accettare per i repubblicani, la cui base tuttora continua ad essere molto fedele al partito piuttosto che al candidato, questo non vale per i democratici, che già nel 2016 hanno sofferto l’astensione di molti cittadini, anche giovani neri, che dopo aver fatto vincere Obama nel 2012, non hanno premiato la Clinton, consegnando lo studio ovale a Donald Trump.

La pandemia, la crisi economica, e le proteste in seguito all’uccisione di George Floyd hanno riportato l’attenzione sulle problematiche che vivono gli afroamericani nel paese, essendo i principali protagonisti, in negativo, di ogni evento che ha sconvolto il paese negli ultimi mesi. In un anno come il 2020, in cui i cittadini sono chiamati alle urne per decidere le sorti della nazione, è quindi fondamentale una riflessione rispetto a quanto questi eventi influenzeranno il voto di novembre.

Sono evidenti i problemi che Trump sta affrontando, tra la pandemia e le proteste il Presidente ha fatto molti errori.

Tuttavia, i democratici non sembrano esser riusciti a ottenere un vantaggio concreto dagli errori del Presidente uscente. Tra gli show di Nancy Pelosi alla Camera dei Rappresentanti, copiati poi dalla deputata Boldrini al Parlamento italiano, e le dichiarazioni razziste di Biden, secondo cui se un giovane afroamericano non votasse per lui non sarebbe nero, la sinistra americana sta sempre di più rappresentando quell’establishment che Bernie Sanders ha tentato in tutti i modi di scalzare. Bisogna quindi essere cauti a collegare le proteste che stanno riempiendo le strade americane con l’endorsement dei giovani afroamericani a Biden.

Soprattutto Biden dovrebbe tenere bene in considerazione le rivendicazioni di questo movimento.

Le grida che chiedono un definanziamento istituzionale delle forze dell’ordine su tutto il territorio statunitense devono essere ascoltate o quantomeno bisogna iniziare un dialogo che evidenzi il problema. Non è infatti scontato, soprattutto a causa del sostegno che in passato il candidato democratico ha espresso nei confronti di leggi totalmente contrarie a questa proposta. Basti pensare al disegno di legge del 1994, redatto da Biden stesso, che garantiva enormi fondi e nuovo personale al corpo di polizia. Il problema su questi temi del partito democratico è tuttora molto aperto.

Uno dei candidati che fino alla fine ha ottenuto molta copertura mediatica durante le primarie è stato l’ex sindaco di New York, Bloomberg, che sin dalla sua elezione come primo cittadino della Grande Mela ha portato avanti una serie di politiche discriminatorie poi esportate in altre città. La stop and frisk è infatti l’esempio lampante di come, indipendentemente dal colore politico, gli Stati Uniti abbiano un serio problema di razzismo istituzionale

Dopo che la maggior parte dei democratici moderati, tra cui il candidato alla presidenza Biden, si sono opposti alla prima richiesta avanzata dalle proteste relativa a una profonda riforma del finanziamento alla polizia, è probabile che la maggioranza dei manifestanti sarà quantomeno interdetta sulla scelta che sarà chiamata a fare a novembre.

«I giovani afroamericani non vogliono che Trump vinca, ma la domanda è: puoi convincerli che vogliono che vinca Biden? Quella differenza, tra il non volere Trump e il volere Biden, è la differenza che stiamo cercando di ottenere in stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin», ha dichiarato Josh Ulibarri, un sondaggista democratico.

La strada per la Casa Bianca rimane, comunque, aperta.

Luca Pagani
Tento di esprimermi su un po' di cose e spesso fallisco.
Però sono simpatico.

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