
Il 19 giugno 2020, Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro la risoluzione del Parlamento europeo in cui si condanna ogni forma di odio, violenza e razzismo: risoluzione comunque approvata con 493 voti favorevoli, 104 contrari e 67 astensioni.
«Nel ribadire la ferma condanna per l’uccisione di George Floyd, siamo stati costretti a votare contro un testo […] Nessuna ferma condanna delle violenze e dei saccheggi perpetrati durante le proteste, nessuna seria presa di distanza dalle assurde campagne talebane contro i monumenti della nostra storia. Un testo invotabile». Sono state queste le parole di Carlo Fidenza, capodelegazione di Fratelli d’Italia.
Qualcosa però non torna dato che il punto tre della risoluzione afferma che il parlamento europeo «condanna gli episodi di saccheggio, incendio doloso, vandalismo e distruzione della proprietà pubblica e privata causati da alcuni manifestanti violenti; denuncia le forze estremiste e antidemocratiche che hanno deliberatamente approfittato delle proteste pacifiche per esacerbare i conflitti con l’intenzione di diffondere disordine e anarchia» (punto D).
Questo voto contrario dimostra una sola cosa: due dei partiti più votati in Italia si sono di fatto rifiutati di firmare un testo che sostiene che le vite dei neri contano, che condanna il razzismo e il suprematismo bianco, un testo che invita i governi a non retrocedere sulla promozione dei diritti umani, chiede collaborazione nella lotta alla discriminazione, sottolinea il ruolo fondamentale dell’istruzione rimarcando l’importanza dei basilari diritti umani.
I cavilli tirati in gioco dagli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia, oltretutto smentiti dai punti che si trovano integralmente sul sito del Parlamento europeo, preoccupano perché si pongono proprio contro ciò che da giorni la popolazione nera e non solo, negli Stati Uniti e non solo, rivendica con le manifestazioni Black Lives Matter.
In fisica c’è un principio piuttosto noto chiamato effetto farfalla, una legge che afferma che «infinitesime variazioni nelle condizioni iniziali producono variazioni grandi e crescenti nel comportamento successivo dei suddetti». Il nome deriva dall’affermazione che «il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo». Senza soffermarsi sulle leggi fisiche di questa fenomeno, l’insegnamento che si trae è che piccoli fatti possono contribuire a grandi cambiamenti:
questo concetto di concatenazione delle azioni ben si presta per spiegare ciò che sta accadendo in questi giorni.
Siamo in un periodo storico in cui sembra assurdo dover ancora ribadire che tutte le vite hanno pari valori, che non esistono scuse davanti alla gente che muore, soffocata da un ginocchio, affogata in mare. Sembra assurdo dover ancora ribadire che la violenza è sbagliata, che l’odio genera odio, sembra assurdo dover ricordare che tutti i cittadini sono tutelati dalle disuguaglianze.
In seguito ai tragici eventi di Minneapolis si è diffusa sui social una campagna mondiale contro il razzismo: una foto nera con l’hastag #blackouttuesday per mostrare solidarietà nei confronti della lotta contro le discriminazioni. In un’epoca e in una società in cui i social sono diventati il principale mezzo di comunicazione e un importante metodo di informazione, ben vengano anche iniziative di questo tipo, anche perché se promosse da personaggi con visibilità potrebbero essere uno spunto di riflessione per quelli che su queste tematiche non si sono mai particolarmente soffermati.
Ma non è sufficiente. Questa indignazione non basta nella lotta contro il razzismo, non demarca un linea di confine tra “il giusto” e “lo sbagliato”. Non basta urlare allo scandalo per l’omicidio di George Floyd, non bisogna pensare che una foto nera ci ponga in un zona franca dove potersi vergare della targhetta di non-razzista, (come tra altro tempo fa si era dichiarato Matteo Salvini stesso): senza comprendere che al mondo tutto è connesso a formare una lunga catena di cause-effetto, la vicenda di Minneapolis sarà l’ennesimo avvenimento di cui dopo un po’ ci si dimenticherà per poi ritirarlo fuori quando accadrà qualcosa di affine. È semplice disapprovare un gesto di una violenza oggettivamente disumana mandato in mondovisione grazie alla ripresa di un cellulare, ma non è sufficiente non essere razzisti perché ora bisogna essere anti-razzisti. E lo si può essere solo informandosi, solo rendendosi conto che ogni gesto può scatenare o prevenire un uragano dall’altra parte del mondo.
Nelle scorsa settimane la liberazione di Silvia Romano ha scatenato sul web i peggiori istinti bestiali dell’utente medio, con messaggi e commenti di una pochezza e di una cattiveria difficili da comprendere, il tutto suffragato dai titoli di alcuni giornali come Libero o Il giornale che hanno dimostrato tutto il pressapochismo di cui si poteva fare sfoggio. E tutto questo è avvenuto sull’onda del “ne usciremo migliori” in cui tanti hanno pensato che la profonda ferita inflitta al nostro paese avrebbe permesso lo sviluppo di un’empatia nei confronti di ogni forma di sofferenza. Ma così non pare: ed è qui che rientra in gioco l’effetto farfalla.
Sembrano infatti due vicende che poco hanno a che fare l’una con l’altra , quella dell’All Lives Matter e quella di Silvia Romano, ma non è così: entrambe mostrano come la scarsa informazione ma sopratutto la scarsa empatia portino a dare sfoggio dei peggiori istinti che sfociano in niente meno che nel razzismo, quella parola con cui nessuno, o quasi, vorrebbe venir identificato soprattutto ora.
La gente in mare ha rincominciato, anzi, non ha mai smesso di annegare, i braccianti continuano a morire carbonizzati nelle baracche pagati due euro all’ora e tutto questo non si allontana da Minneapolis.
È necessario informarsi, senza arrivare obbligatoriamente tutti alla stessa conclusione, ma sviluppando pensieri consapevoli e coerenti, che abbiano alla base il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Bisogna impegnarsi per non far morire tutto il movimento con il blackouttuesday, per evitare che a breve un ennesimo “I can’t breathe” campeggi sulle testate giornalistiche internazionali.
Il voto a sfavore della risoluzione europea da parte dei due partiti sopracitati pone ancora più in luce l’ideologia alla base di queste forze politiche, che per quanto possano nascondersi dietro al problema delle statue abbattute o della scarsa condanna degli atti vandalici, si pongono in un’area che non condanna odio e violenza. E in Parlamento europeo non ci sono arrivati da soli.
«Perché gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili» cantava Frenkie-hi-energy. Bisogna essere consapevoli del fatto che al mondo, in un modo o nell’altro, siamo tutti connessi, tutti collegati da un enorme effetto farfalla.