Nonostante si aspettasse con trepidazione la cometa di Atlas, frantumatasi lasciandoci a bocca asciutta, la cometa C/2020 F8 – detta cometa di SWAN – data la sua brillantezza, ci ha regalato uno spettacolo immenso.
Insieme al Sole, ai pianeti e agli asteroidi, le comete costituiscono il Sistema Solare, la parte più vicina del cosmo. Le comete sono oggetti di dimensione ridotte, fatti di roccia e ghiaccio. Si sono stabilite nella fascia di Edgeworth-Kuiper, appena oltre l’orbita di Plutone, e nella nube di Oort: un alone di comete che avvolge il Sistema Solare e si estende tra le 2 mila e le 20 mila unità astronomiche dal Sole. Di tanto in tanto però le comete si scontrano tra loro, o subiscono gli effetti di fluttuazioni gravitazionali provocate dal passaggio di altri corpi celesti, e vengono spinte all’interno del Sistema Solare. Qui trovano una temperatura più alta, che fa evaporare il ghiaccio e stimola la produzione di gas, provocando la formazione di una “coda”.
Per la maggior parte delle loro orbite, le comete sono lontane dal Sole, viaggiando attraverso il freddo dello spazio. Quando si avvicinano, le cose cambiano: si riscaldano, i ghiacci iniziano a trasformarsi in gas, e getti di polvere fuoriescono dalla superficie della cometa.
La pressione delle radiazioni provenienti dalla luce e dal vento solare spazza il gas e la polvere in lunghe code che possono raggiungere milioni di chilometri. Queste, straordinariamente belle, sono presenti in molti dei migliori disegni e fotografie astronomiche.
L’australiano Michael Mattiazzo ha individuato questa cometa il 25 marzo 2020, mentre ispezionava le immagini pubblicate online da SOHO (Osservatorio solare ed eliosferico della NASA). La telecamera SWAN, da cui la cometa ha preso il nome, non era stata progettata per la ricerca di comete, ma per esaminare la concentrazione di idrogeno presente nel Sistema Solare.
La sua scoperta fu quindi casuale: SWAN infatti emetteva una quantità significativa di idrogeno sotto forma di ghiaccio.
La cometa si trova nella costellazione di Perseo, a 102 milioni di km dalla Terra. Intorno al 27 maggio ha raggiunto il perielio, il punto più vicino al Sole; gli spettatori fortunati potrebbero anche essere riusciti a vederla ad occhio nudo, ma il cielo crepuscolare luminoso e la bassa altitudine di SWAN rendono improbabile l’impresa. La sua chioma è verde brillante, la lunga coda, invece, è formata da ioni di colore blu.
L’arrivo di una cometa non è raro. Ciò che è raro è il fatto che questa sia abbastanza luminosa da essere visibile. È stato quindi un evento unico, soprattutto perché non tornerà nel Sistema Solare per circa 12.000 anni.
Durante il suo percorso i ghiacci di cui è formata, scaldandosi, potrebbero iniziare a trasformarsi in gas, portando così al frantumarsi della cometa. Potrebbe però anche esserci la possibilità che possa svanire o disintegrarsi, come è successo ad Atlas il 22 marzo.
Per ora nulla è certo, solo con il passare dei giorni sapremo di più sul destino della nostra verde cometa.
Articolo di Sara Suffia