Del: 21 Luglio 2020 Di: Martina Di Paolantonio Commenti: 0
Pillole di economia: tasse, imposte e contributi

Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio in quel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate la scorsa puntata.


Tasse, imposte, contributi, spesso la differenza non è così chiara, e soprattutto non è facile da capire. Tutti si sono scontrati almeno una volta nella vita con questi termini, anche solo nel momento in cui bisogna fare l’iscrizione all’Università, dove la parola “tasse” si fa sentire tanto spesso quanto la parola “esame”.

Ma cosa sono quindi? Come funzionano e qual è la differenza?

Prima di tutto occorre fare un richiamo normativo. Il sistema tributario italiano trae legittimità dall’articolo 53 della Costituzione italiana che ne determina due dei principi fondamentali per il suo funzionamento: quello di solidarietà e quello di capacità contributiva.

L’enunciato della legge è infatti: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività».

Il significato intrinseco della norma è dunque che è necessario contribuire alle spese sostenute dallo stato per la garanzia dei servizi, e questo contributo viene dato dal cittadino in base a quanto si può permettere di dare. Con la spiegazione di questi due principi si è anche chiarito perché è tanto necessario il pagamento dei tributi.

Bisogna ulteriormente definire la parola “tributi” solitamente usata come qualcosa di diverso e separato da imposte, tasse, ecc., sbagliando. Il tributo infatti è il termine generale all’interno del quale si situano non solo i contributi, ma  anche le tasse e le imposte. Più in generale si intende come tributo «una qualsiasi prestazione obbligatoria, richiesta dallo Stato, esercizio della potestà di un ente sovrano». In parole povere, la quantità di denaro dovuta al Fisco dal cittadino.

Tra le tipologie di tributi intercorrono però delle sostanziali differenze, quali?

TASSE

Partendo dall’esperienza universitaria, capire cosa sono le tasse risulterà senz’altro più semplice. La tassa consiste nel sostenere il costo delle spese divisibili, vale a dire di quelle spese per le quali la prestazione erogata al cittadino  è chiaramente definibile, come ad esempio per la tassa sui rifiuti, o la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. La tassa quindi si paga per quei servizi del quale è palese il beneficio al singolo, e, in linea di massima, solo chi ne beneficia è tenuto a sostenere la spesa. Si paga la tassa universitaria solamente se si intende conseguire un titolo di laurea, non viene pagata da tutti i cittadini.


IMPOSTE

Le imposte costituiscono una prestazione obbligatoria dovuta dal contribuente, in funzione della capacità contributiva già citata in precedenza. Non corrispondono perciò a una singola prestazione che reca beneficio a un cittadino, bensì sostengono in generale la spesa pubblica che lo stato deve sostenere per garantire il benessere di tutti i cittadini. Con le imposte si coprono quindi le spese per l’istruzione, per la sanità, per la sicurezza. Questi prelievi di denaro sono inoltre coattivi, ossia obbligatori. Alcuni esempi di imposte sono i famigerati IRPEF, IRAP, ecc., ossia le “imposte sul reddito”.


CONTRIBUTI

Infine ecco i contributi: essi sono quasi una via di mezzo tra tasse e imposte. Una definizione istituzionale del termine può essere «prelievo coattivo di ricchezza avente come presupposto l’accrescimento reddituale e patrimoniale di cui un cittadino ha beneficiato per effetto di un’opera pubblica». Più semplicemente, lo stato eroga un servizio in maniera generale, e non al singolo cittadino, il quale però ne beneficia singolarmente.

Con un esempio dovrebbe essere più chiaro: lo stato decide di bonificare un territorio (un servizio pubblico quindi) a chi vive nella zona che viene bonificata, subendo così in particolare un netto miglioramento della qualità della vita. Viene richiesto per questo un contributo.

Sarebbe riduttivo definire i contributi solo in questa maniera, però, essi costituiscono una categoria molto vasta di tipologie di pagamento, per esempio sono contributi quelli che vengono versati agli enti di previdenza sociale (i famosi contributi per andare in pensione, i cosiddetti contributi sociali),  ma anche quelle quote di denaro pagate da alcune categorie di lavoratori all’ordine di appartenenza.

Queste definizioni dovrebbero rendere più semplice muoversi nel complesso mondo dei tributi, o quantomeno rendere più chiaro cosa viene richiesto di pagare in una determinata situazione, evidenziandone la motivazione e quindi il perché sia così fondamentale il fatto che ogni cittadino “faccia la sua parte”.

Martina Di Paolantonio
Dal 1999 faccio concorrenza all'agenzia di promozione turistica abruzzese, nel tempo libero mi lamento per qualsiasi cosa.

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