Nelle ultime settimane il tema migranti si è ritagliato nuovamente un posto importante nel dibattito pubblico, soprattutto in riferimento ai centri di accoglienza stracolmi sull’isola di Lampedusa e gli sbarchi per la maggior parte provenienti dalla Tunisia. Il dibattito si divide principalmente tra chi accusa il governo di lassismo, sottolineando la pericolosità degli sbarchi in un momento come questo, e chi invece, seppur facendo notare alcune storture, nega si tratti di un’emergenza.
Di quest’ultimo parere la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che, in un’intervista a Repubblica, afferma: “I numeri attuali non rappresentano un’emergenza: basta fare un raffronto con il 2011, l’anno delle primavere arabe, in cui arrivarono in Italia circa 30.000 tunisini mentre ora ne sono giunti solo 8.000 dall’inizio dell’anno. Le difficoltà sono di carattere logistico legate alle misure di profilassi sanitaria stabilite per il Covid-19”.
La posizione di chi sostiene ci sia un’emergenza invece è esemplificata molto bene nell’articolo di Mauro Indelicato sul Giornale, in cui il giornalista sostiene che sia improprio il ragionamento fatto da Lamorgese: “Comodo fare un raffronto con nove anni fa, quando i contesti interni ed internazionali erano ben diversi. In quel 2011 le primavere arabe ricordate dalla Lamorgese hanno fatto letteralmente crollare due Stati dirimpettai al nostro Paese, ossia Tunisia e Libia […] Il vero metro di paragone è con dodici mesi fa (quando Salvini era al governo ndr): dal primo gennaio ad oggi in Italia sono sbarcati complessivamente, dati alla mano, 17.985 migranti mentre, nello stesso periodo del 2019, le persone approdate sono state 4.878”.
I dati presentati da Indelicato sono veri, tuttavia anche lui omette un particolare tutt’altro che marginale: la Tunisia sta attraversando una grave crisi economica e politica. L’emergenza Covid ha peggiorato in modo drammatico la situazione, togliendo anche al paese nordafricano un’entrata vitale, quella del turismo, che vale dieci punti percentuali del suo PIL.
Tornando quindi al dibattito nel nostro Paese: si può dire che stiamo vivendo un’emergenza? i migranti sbarcati nelle ultime settimane sono un pericolo per la diffusione del virus?
Il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa ha fatto un’interessante fact-checking in cui risponde con i dati a queste domande.
In questo grafico si può vedere come siamo molto lontani dall’emergenza migratoria degli anni scorsi, la riduzione sostanziale degli sbarchi è dovuta agli accordi controversi presi dall’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni, Marco Minniti, con la Guardia costiera libica nel 2017. L’aumento di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente non è dovuto, come sostiene Matteo Salvini, all’apertura dei porti (che non sono mai stati chiusi) ma appunto, come abbiamo spiegato, alla grave crisi che sta attraversando la Tunisia.
In quest’altro grafico è confrontata la media dei nuovi positivi giornalieri in Italia con quella dei migranti positivi sbarcati sulle nostre coste nel periodo considerato.
Tenendo conto che la percentuale di tamponi fatti sugli sbarcati è altissima e che la maggior parte dei migranti sono tenuti sotto controllo, appare quantomeno curioso che, per qualcuno, essi siano ritenuti uno dei maggiori pericoli per il nuovo aumento dei contagi. Se poi chi sostiene questa tesi è stato in prima fila nel minimizzare i pericoli del virus dalla fine del lockdown, sottovalutando l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza e generando continuamente assembramenti in giro per l’Italia, la faccenda assume tratti tragicomici. Ma questa è un’altra storia.
In conclusione è assolutamente vero che l’isola di Lampedusa sta attraversando una situazione di sovraffollamento, ma questo perché ci sono ritardi nei ricollocamenti e una gestione generale del fenomeno che ancora non è improntata a una risoluzione positiva.