Del: 25 Ottobre 2020 Di: Carlo Codini Commenti: 0

Il 19 ottobre, secondo quanto riportato da Arab News, il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha affermato che è assolutamente necessaria una ripresa dei negoziati per giungere a un accordo. Su cosa? Sulla GERD, la gigantesca diga che l’Etiopia ha voluto sul Nilo azzurro per sfruttare le potenzialità idroelettriche del fiume. La GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam), costruita dalla società italiana Salini-Impregilo (ora Webuild) a partire dal 2011, è al momento pronta per la fase di riempimento e, una volta completato il progetto, sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa con la potenza di generare quasi 6500 megawatt.

Dovrebbe permettere all’Etiopia di dare energia elettrica a milioni di case che oggi ne sono prive. Darebbe poi un forte impulso all’economia, con la possibilità di guadagnare miliardi dalla vendita di elettricità ai Paesi vicini. Un’occasione di riscatto e di crescita, insomma, per un popolo di 112 milioni di persone che ha una storia segnata da guerre e tensioni interne che hanno portato, nel giugno scorso, all’uccisione del cantante Hachalu Houndessa e a disordini collegati con più di 230 morti e migliaia di sfollati.

Tra l’altro l’Etiopia ha autofinanziato, al prezzo di pesanti sacrifici, la realizzazione del progetto, attraverso imposte e contributi che hanno pesato sulla popolazione, in un contesto di mobilitazione patriottica. Dove sta il ma? Il Nilo che attraversa e dà vita all’Egitto è il frutto della confluenza di due altri fiumi, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro. In quest’ultimo poi, scorre circa l’80% delle acque che affluiscono nel territorio egiziano. E allora l’Egitto, che già sperimenta carenze quanto alla disponibilità d’acqua per i suoi oltre cento milioni di abitanti e le loro attività, teme che, una volta riempita emessa in funzione la diga, il proprio approvvigionamento idrico si ridurrà drasticamente. Previsti gravi danni per l’agricoltura e anche ricadute sulla stabilità sociale.

Basti pensare che secondo stime sarebbe sufficiente un calo del 2% nella disponibilità d’acqua per impedire a un milione di egiziani oggi impegnati nell’agricoltura di continuare a farlo. Inoltre, la diga di Assuan, sempre alimentata dal Nilo, potrebbe trovarsi a dove ridurre la produzione di elettricità, vitale per il Paese. Anche il Sudan protesta, dal momento che il Nilo Azzurro attraversa lo stato nell’area sud-ovest e negli ultimi mesi la portata sarebbe stata minore del solito.

Che cosa potrebbe accadere in futuro, senza un buon accordo, se venissero anni di siccità?

L’Etiopia ha annunciato che completerà il progetto, con o senza accordo, a cominciare dalla delicata fase di riempimento che vorrebbe completare in tre anni utilizzando le piogge estive. L’Egitto, d’altra parte, per non perdere tutta l’acqua relativa, chiede che l’operazione si sviluppi in un arco di 10-15 anni: ma in assenza di un accordo la tensione non può che crescere. Significativo anche il fatto che, secondo quanto riportato dalla BBC all’inizio di ottobre, il generale etiopico Yilma Merdasa ha dichiarato che l’aviazione militare dopo i recenti ammodernamenti ha piani pronti su «come fronteggiare un nemico che tentasse di bloccare il progetto». In effetti l’aeronautica egiziana potrebbe colpire la diga e ciò potrebbe accadere se i negoziati non dessero frutti.

Appare davvero indispensabile, dunque, una ripresa dei negoziati.

Negoziati che si trascinano da nove anni con intese generiche (come quella del 2015) e fragili. A complicare il quadro, in prospettiva, il fatto che si parli anche di progetti per una futura grande diga in Uganda, sul Nilo Bianco. Questo rende ancora più urgente trovare una soluzione adeguata che potrebbe diventare un modello per i molti conflitti che si prospettano in futuro per il controllo delle risorse idriche, oggi sempre più spesso definite “oro blu”.

Carlo Codini
Nato nel 2000, sono uno studente di lettere. Appassionato anche di storia e filosofia, non mi nego mai letture e approfondimenti in tali ambiti, convinto che la varietà sia ricchezza, sempre.

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