Del: 30 Novembre 2020 Di: Michele Pinto Commenti: 0

Fino a qualche settimana fa vedendo o sentendo Silvio Berlusconi poteva venire in mente “El bandolero stanco”, una vecchia e avvolgente canzone di Roberto Vecchioni dove un anziano bandito attraversa scoraggiato la pampa su un cavallo bianco, ormai al limite delle sue forze, senza imprese da compiere o speranze da realizzare. Per lui rimangono solo ‹‹una ruga di ridente nostalgia›› e una vita ‹‹di tramonti e di calcolati oblii, e di commoventi, ripetuti lunghi addii››.

Poi, d’improvviso, un sobbalzo ha riportato il leader di Forza Italia al centro del dibattito e ha consumato alcuni giorni di rapidi colpi di scena.

Accade quindi che l’ex cavaliere si è messo in testa di tornare a giostrare le cose a suo piacimento. Prima, forse irritato dalle iniziative parlamentari della Lega a discapito di Mediaset, ha fatto capire abbastanza esplicitamente di voler raccogliere l’appello all’unità di Mattarella, anche collaborando con la maggioranza. Ma Forza Italia sta all’opposizione insieme al centro-destra: allora Salvini ha replicato allo sgarbo accogliendo nella Lega tre parlamentari forzisti e tra i due leader sono volate parole grosse. A questo punto Berlusconi si è mosso sul serio e ha scritto al Corriere dicendo di essere disponibile a scrivere la legge di bilancio con il governo e a trovare singoli e puntuali accordi per tutelare gli autonomi e le partite Iva. Eccolo, il grimaldello: Berlusconi ha issato la sua vecchia bandiera delle partite Iva, artefice di tante vittorie elettorali, e si è messo in attesa.

Nel frattempo dal governo sono arrivati segnali contrastanti. Nei Cinque stelle è sobillato un certo malcontento, anche se Di Maio è arrivato a parlare di Forza Italia come di ‹‹un partito responsabile››. Il Pd è sembrato più possibilista, e già sui giornali si proponevano disparate alchimie per accogliere Forza Italia nel governo, sostituendo ministri e promettendo contropartite. La situazione è sembrata in stallo. Nella notte di mercoledì, dopo lunghe trattative,  Berlusconi ha convinto Salvini e Meloni a votare alla Camera lo scostamento di bilancio da 8 miliardi proposto dal governo. E così è stato. Tra gli elogi e le lodi della maggioranza, si sono sentiti gli apprezzamenti stizziti di Meloni e Salvini, che hanno denunciato i tentativi del Pd di rompere il centro-destra.

Non è chiaro però se Berlusconi avrà la forza di portare tutto il centro-destra sulla strada dell’unità nazionale che continua ad accarezzare. Sembra proprio di no.

È chiaro invece il tentativo di Berlusconi di ritrovare centralità e, forse, apparecchiarsi per una partecipazione al governo o all’elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2022. Sui giornali si sono lette però anche le strategie dei suoi alleati, che appaiono disposti, se dovesse tirare troppo la corda, a strappare con lui e abbandonarlo al suo destino. Allo scopo di diluire lo spirito autonomista di Berlusconi, Salvini ha proposto gruppi parlamentari unici, Meloni una federazione dei tre partiti. 

Questo sommovimento appare come la più rilevante novità politica degli ultimi mesi: la prospettiva di un avvicinamento tra parti della destra e il governo potrebbe aprire strade rimaste inesplorate. Ma non può passare inosservato il fatto che quest’aria di novità scaturisca dalle iniziative di Berlusconi, il più anziano e paludato tra gli attori politici. Difficilmente l’ex cavaliere si è mosso senza cercare contropartite: cosa vuole stavolta in cambio? Paolo Mieli ha suggerito la diffusa ipotesi di una norma che favorisca Mediaset. Altri parlano proprio del desiderio di entrare nei giochi presidenziali per l’elezione del 2022 e di una spinta per sfuggire dall’isolamento in cui Salvini sta cacciando il centro-destra. Non sono strade semplici, perché la consistenza numerica di Forza Italia è molto ridotta e perché Meloni e Salvini sembrano disposti a giocare in proprio.

Tutte le lodi all’ex premier piovute da sinistra sono quantomeno singolari. Per qualche voto forzista il governo sembra disposto a stendere inutili tappeti rossi. In realtà non si comprende quale fine possa avere per la maggioranza una tale manovra, se non quello di proseguire nell’opera di isolamento di Salvini e dei sovranisti cominciata nell’estate del 2019.

In ogni caso questi accostamenti al momento sembrano riguardare più le dinamiche interne al centro-destra che la volontà sincera di collaborare con il governo. A Berlusconi va il merito di provarci sempre: grazie a un tocco di mascara in più, riesce a rendere ancora più miope quel che resta della sinistra.

Michele Pinto
Studente di giurisprudenza. Quando non leggo, mi guardo intorno e mi faccio molte domande.

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