L’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO) è rimasta senza Direttore generale da maggio quando Roberto Azevêdo, che ricopriva quella carica, si è dimesso. Da quel momento sono iniziate le trattative per la nomina del nuovo capo che però non sono state – e non sono – tutte rose e fiori: a oggi un nome c’è ed è quello di Ngozi Okonjo-Iweala, ex Ministra delle Finanze della Nigeria che ha l’appoggio della quasi totalità dei 164 membri dell’Organizzazione.
Ngozi Okonjo-Iweala è la candidata di consenso, ossia quella che, alla fine delle trattative, risulta essere sostenuta dalla maggior parte degli Stati membri. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno fatto sapere che imporranno il veto alla nomina della ex Ministra nigeriana, nell’incontro di tutte le delegazioni per la designazione che si svolgerà proprio oggi. La nomina di Ngozi Okonjo-Iweala è comunque possibile, ma avverrebbe con una votazione a maggioranza (la prima nella storia della WTO) e senza l’appoggio di una delle più grandi potenze economiche mondiali, tutti fattori che potrebbero mettere in discussione la sua autorità.
Secondo alcune fonti, l’opposizione degli Stati Uniti sarebbe dettata dall’orientamento internazionalista della candidata nigeriana, favorevole alla cooperazione e al commercio internazionali. In effetti, Ngozi Okonjo-Iweala un paio di settimane fa ha auspicato il ritorno a un sistema multilaterale e la fine dei molti battibecchi bilaterali che si vedono oggi.
Non è un mistero che gli Stati Uniti da tempo abbiano intrapreso delle politiche volte ad allontanarsi dalle Organizzazioni internazionali e dagli accordi multilaterali, considerati dannosi per gli interessi statunitensi. Tali politiche non sono esclusive dei Repubblicani ma anche dei Democratici, anche se non c’è dubbio che durante l’amministrazione Trump l’intero sistema del commercio internazionale sia stato messo in discussione più che mai.
A questo punto viene spontaneo chiedersi in che modo si muoverà Joe Biden sul piano del commercio internazionale.
Durante la sua campagna elettorale, Biden ha sottolineato l’importanza di un riavvicinamento ad alleati storici come il Canada e l’Unione Europea e della necessità di un dialogo deciso con la Cina, affinché questa rispetti le regole del commercio internazionale. Tuttavia, Biden è stato abbastanza vago sulle proprie intenzioni in tema di politiche commerciali. Ad esempio, non è stato chiaro sulla situazione di stallo della WTO anche se Tony Blinken, consigliere di politica estera di Biden, ha affermato che l’ex-vicepresidente ritiene che l’Organizzazione a volte possa essere «uno strumento efficace» nonostante abbia bisogno di «molte riforme».
Ci sarà da vedere anche cosa succederà alla Corte d’Appello della WTO, che oggi conta un solo giudice a causa dell’opposizione statunitense alla nomina di nuovi giudici. Il blocco della Corte d’Appello è stato parzialmente allentato grazie al ricorso a uffici paralleli, che ha permesso la risoluzione di alcune questioni, come quella molto importante tra Stati Uniti e Unione Europea sulle compagnie aeree. Sono stati autorizzati dazi per il valore di 4 miliardi di dollari su prodotti di importazione statunitense. Su questo tema il responsabile del Commercio UE Valdis Dombrovskis ha auspicato un accordo negoziato con gli Stati Uniti.