Del: 26 Novembre 2020 Di: Andrea Marcianò Commenti: 0
Da rivedere per la prima volta: Fantasia 2000

Sequel meno noto del Fantasia di metà Secolo, ma non per questo meno importante, Fantasia 2000 (che però esce nel 1999) trasforma la musica da camera in esperienza estetica pura, rinnovando la capacità degli autori Disney di saper portare sulla scena l’immaginario onirico, colorando i propri cortometraggi con la omonima morale riflessiva che caratterizza tipicamente i loro film.

La qualità dei cartoni Disney è dunque racchiusa intorno a temi molto specifici che ricorrono in tutti sette nuovi cortometraggi presentati (escludendo la riproposta, sempre benvoluta, de l’Apprendista stregone). Il viaggio, onirico, particolarmente surreale a tratti – si veda per esempio la danza delle megattere in I pini di Roma – che Fantasia 2000 ci dona è strettamente morale, riflette infatti sul significato della velocità incontrollata col quale la nostra contemporaneità corre, in un’instabile e frenetico destino non scritto che ci avvolge minacciosamente in tutte le sue forme.

Non sorprende a questo punto lo strepitoso successo che fece all’epoca il corto Rapsodia in Blu, ideato sulle note dell’omonima sinfonia Jazz composta da George Gershwin. È proprio Rapsodia in Blu che riprende la brulicante attività delle città, partendo dal sociale come soggetto, già ben noto alla cinematografia (Tempi moderni di Charlie Chaplin, Taxi Driver di Martin Scorsese); New York qui si presta ad essere ancora il testimone in esaminazione, in una storia che però non lascia spazio a un finale illuso, o meglio, disfattista.

Rapsodia in Blu

L’analisi della Disney è forse anche troppo speranzosa.

Da una parte c’è la nostalgica rappresentazione del sogno americano, gli Stati Uniti sono pitturati come la terra di crescita individuale, saggiamente individuati dall’occhio storico che dona l’ambientazione anni ’20; dall’altra parte, invece, viene analizzata l’importanza dei valori sociali, con un occhio d’attenzione sul tema della famiglia, che una società come la nostra, impedisce di approfondire a pieno.

Come contorno Fantasia 2000 entra a pieno in quella che è la ricerca cinematografica, e in particolare, a essere nella lente d’ingrandimento è il campo dell’animazione. Quattro anni prima usciva infatti il primo Toy Story, con esso la Pixar rivoluziona il modo di fare film dando vita non solo a personaggi inusuali, ma anche al mondo dell’animazione; con ciò si porta una pellicola tridimensionale, fatta al computer e digitale a tutti gli effetti.

Fantasia 2000 si muove così in una direzione che mescola abilmente le storie classiche disneyane con le tecnologie di ultima generazione.

Il risultato è Il soldatino di stagno, adattamento della favola di Hans Christian Andersen, animato sulle note del Concerto per pianoforte n. 2 in Fa maggiore del già citato Dmitri Shostakovic. Il cortometraggio porta sulla scena una ritrovata aria di serenità donata dalla favola di Andersen, autore quasi sempre sfruttato dalla Disney per i propri film, e allo stesso tempo dona la bellezza di un primordiale studio sull’animazione digitale. Al tempo, infatti, questo innovativo ma comunque limitato modo di animare, rendeva “plasticosi” i personaggi, rendendosi poco efficace per gli esseri umani, ma al contrario donando vitalità ai giocattoli.

La premonizione geniale degli autori del nuovo Fantasia, però, è sicuramente l’innovativo sguardo alla lotta climatica.

Mai, come dal 2000 a oggi, si sono succeduti così grandi passi sulla sensibilizzazione ecologica e, al suo opposto, mai come nel nostro nuovo Secolo abbiamo potuto toccare con mano l’impatto sociale e industriale sul corso naturale del nostro pianeta. Stupisce quindi, ma neanche così tanto, come in Fantasia 2000 il tema del clima ritorna insistente su praticamente tutti i cortometraggi. Dalla Quinta sinfonia di Beethoven, con il volteggiare insicuro e minacciato di una farfalla, alla commovente storia dello Spirito della Natura in L’uccello di fuoco di Fredorovic Stravinskij; è proprio in quest’ultimo che il nostro viaggio si completa, divenendo a questo proposito l’epilogo perfetto di una storia in corso d’opera. Il cortometraggio mostra come la natura può sempre e comunque risollevarsi, da qualsiasi catastrofe. Ma è allo spettatore del 2000 che viene posta la questione finale: cosa potremmo fare noi?

Lo Spirito della Natura

La natura è fragile, continuamente minacciata, la sua disponibilità non ha limiti ma siamo noi che ne approfittiamo senza preoccuparci della sua tutela. Ancora una volta Disney dimostra di saper azzeccare i tempi: ricordando il passato ci avverte sul futuro, ed è questa l’importanza di un’opera come Fantasia 2000, la quale apre vistosamente questo millennio con la speranza di una società che sappia riflettere sui propri valori. Il nuovo Fantasia ci mostra i nostri difetti, le nostre contraddizioni, senza filtri ma anche senza troppe critiche; non c’è giudizio, solamente la consapevolezza di cosa accade intorno a noi, il nostro compito è recepire questo messaggio e cambiare al meglio le cose.

È il 2020: vent’anni dopo, siamo la società che ci immaginavamo di essere?

Andrea Marcianò
Classe '99, nato sul Lago di Como, studente in scienze della comunicazione, amante di cinema e televisione. Mi piace osservare il mondo dall'esterno come uno spettatore.

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