
«Non vedo l’ora di… Quante volte l’hai detto invece di rendere ogni giorno speciale?»
Il nuovo singolo dei Piqued Jacks, Every Day Special, fuori per INRI dal 30 ottobre, sviluppa una vera e propria riflessione attorno a questo interrogativo. E il bello è che le risposte non sono scontate.
Alt rock toscano ma dal respiro internazionale, i Piqued Jacks sono energia pura. Appena sbarcati su MTV generation, hanno ben tre album all’attivo nonché diversi anni di attività alle spalle (e si sente).
Recentemente hanno preso parte all’Indie Week Toronto e al Music Showcase Greece (2019) e il videoclip del loro singolo di punta, Eternal Ride Of a Heartful Mind, è stato nominato 23 volte per “best videoclip” vincendo a Roma, Toronto (Indie Week), in Florida, e Scozia.
Every Day Special già proietta la band verso grandi palchi internazionali nel 2021: Canadian Music Week (Toronto), Musexpo (Los Angeles) ed MMB (Bucharest).
Il nuovo singolo anticipa il quarto album della band, Synchronizer (INRI, marzo 2021), che sarà firmato da alcuni dei top producer della scena alt rock anglosassone.
Tra i produttori del nuovo lavoro figurano infatti Julian Emery (Nothing But Thieves, McFly), Brett Shaw (Foals, Florence + The Machine) e Dan Weller (Enter Shikari, Bury Tomorrow). Synchronizer si prospetta come il lavoro più completo, vario e incisivo della band.
Abbiamo avuto il piacere di parlarne direttamente con loro.
Ciao ragazzi, grazie per l’intervista! Per prima cosa, presentatevi…
Ciao Laura, grazie a te per averci accolti sul Vulcano Statale. Qui la nostra formazione: E-King, 30 anni – voce, piano e tastiere; Majic-o, 25 anni – chitarra e cori; littleladle, 30 anni – basso e cori; HolyHargot, 24 anni – batteria e cori. Suoniamo da moltissimo, tutti sicuramente da prima della patente, qualcuno pure da prima della bicicletta.
Come è nato il vostro ultimo singolo Every Day Special?
Sul “come” avresti risposte diverse, ma sul “quando” siamo tutti d’accordo. Il pezzo è venuto fuori da sé, durante una di quelle jam in cui ci perdiamo almeno una volta durante le prove; un po’ come viaggiare con la testa durante una lezione. Aggiungiamo la voglia di parlare dell’argomento centrale del testo, che ci ha ispirato anche nell’idea dell’intero album.
Il testo di Every Day Special sviluppa una vera riflessione. In particolare, l’ultima parte del chorus dice “Se devi, fai finta che sia come se fosse stato il [giorno] migliore”… la vostra riflessione vi ha portato a conclusioni amare?
In realtà la nostra intenzione non era quella di creare una riflessione amara, bensì dare un messaggio positivo, così come succede nel finale del videoclip. Quella frase in particolare è più un gioco di parole, come a voler riassumere la canzone in un unico verso: cerca di rendere ogni giorno speciale e anche se quella giornata non lo è stata, fingi a tal punto da farla diventare la migliore. La finzione è però intesa nel senso di sforzarsi a vedere il lato positivo, di buona immaginazione
In tre minuti e mezzo avete ricreato un’atmosfera davvero travolgente! Come avete lavorato sul suono?
In testa avevamo già la direzione che volevamo intraprendere, ovvero verso un pezzo di rock potente, ma moderno e ballabile. Il produttore Brett Shaw – che salutiamo: ciao Brett, scusa se ti abbiamo rovesciato i noodles sul tappeto nuovo – ci ha aiutato molto coi suoi giocattoli vintage collezionati negli anni, ma anche il nostro lavoro fin dalla registrazione è stato maniacale – adesso il saluto va ai tecnici e guide spirituali: Stefano e Francesco – dall’accordatura giusta delle pelli ai toni della chitarra. Eravamo così preoccupati che il pezzo venisse a regola d’arte che abbiamo chiesto di ri-registrare la batteria il giorno dopo averla ultimata, rischiando il pestaggio da parte dei fonici.
Cosa possiamo aspettarci dal nuovo album Synchronizer?
Il disco più vario e completo che abbiamo mai fatto, che vi provocherà movimenti spasmodici dell’articolazione tibio-tarsica ed una grande dilatazione del c…ondotto uditivo. Ci saranno molti più brani del solito, ma allo stesso tempo sarà un ascolto più fluido e meno intricato. Tutto quello che è successo discograficamente in questi anni nelle nostre uscite avrà la sua eco su almeno un pezzo di “Synchronizer”.
Anche il vostro ultimo lavoro, The Living Past (2018), era prodotto da Dan Weller…
Ci piace portarci dietro la famiglia che ci costruiamo negli anni, e quando il sentimento di fratellanza è reciproco e i risultati sono entusiasmanti, non c’è nient’altro al mondo che possa convincerci del contrario.
Quali sono i vostri riferimenti musicali e come contribuiscono al processo creativo?
Per non dire sempre gli stessi vi spiazziamo con quattro nomi italiani: The Rokes, Piero Pelù, Ivano Fossati e Le Orme. Poi tanto succede come con tutti gli altri, ovvero che lasciamo i loro dischi fuori dalla sala prove e una volta che siamo dentro facciamo come ci pare.
Voi lavorate nell’ambiente anglosassone e vi esibite spesso all’estero. Come mai questa scelta? Quali sono le differenze rispetto a fare rock in Italia?
Al di là di essere stata una scelta fisiologica in virtù del cantato in inglese, abbiamo sempre sognato in grande e voluto allargare i nostri orizzonti, senza mai soffermarci sull’idea di rimanere una band locale. Volevamo e vogliamo tutt’ora costruirci una possibilità anche al di fuori della nostra nazione, dove siamo stati anche apprezzati più diffusamente fin dall’inizio.
Ora non avete la possibilità di esibirvi ed evidentemente vi state preparando per la prossima estate…
Sulla prima parte della frase potremmo smentirti ma stiamo zitti in nome dell’hype. Come vuole Every Day Special però, siamo sincronizzati sul presente e ci stiamo concentrando su un bel po’ di cose che ci/vi aspettano nei prossimi mesi. Per l’estate siamo già pronti, ci sono un sacco di cose in programma tra Los Angeles, Toronto, Bucharest e Londra, perciò incrociate le dita con noi.
E allora iniziamo a sognare un’estate di concerti. Ma prima andiamo ad ascoltare Every Day Special… lanciatelo voi!
Niente da dire, il pezzo parla da sé!
(poi fateci sapere cosa vi ha detto)
Immagine di copertina: © Andrea Liguori