Del: 22 Novembre 2020 Di: Elena Gentina Commenti: 0
Wellcome Photography Prize 2021: immagini di una anomala realtà

Una donna concentrata a mangiare un mango sul terrazzo di casa sua, un bambino nella piscinetta gonfiabile del giardino di casa sua, una donna che fa un puzzle nell’accogliente salotto di casa sua.

Queste persone si trovano in diverse parti del mondo, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Nuova Zelanda, tutte nelle proprie case.

Sono attimi di quotidianità che potrebbero non significare assolutamente niente, o meglio che forse non significavano niente prima dei lockdown subentrati con la pandemia durante questo 2020. Dedicarsi a un puzzle può aiutare a staccare la mente, a non pensare anche solo per poco a quello che sta succedendo fuori, ora più che mai.

«How are you, your family and your friends coping with anxiety related to Covid-19?» 

Questa domanda è stata posta a cinque fotografi di diverse nazionalità da Wellcome all’interno del progetto che ha lanciato sull’impatto della pandemia sulla salute mentale delle persone.

La malattia sconosciuta, il dolore per la perdita di propri cari, il distanziamento sociale, l’isolamento, l’insicurezza lavorativa hanno avuto e continuano ad avere effetti negativi sulla nostra psiche.

Sono recenti le ultime analisi compiute sulle possibili problematiche mentali anche per bambini e giovani. È evidente quindi quanto sia necessario porre attenzione alla compromissione della nostra salute mentale a causa di ansie e paure che possono portare alla depressione, e Wellcome lo vuole ribadire proprio tramite il suo progetto che mira a finanziare le urgenti sfide sanitarie.

Il progetto è stato lanciato in concomitanza con l’apertura delle iscrizioni al Wellcome Photography Prize 2021, che si concentrerà, oltre che sulla salute mentale, anche sulle malattie infettive e sul riscaldamento globale.

Cait Oppermanne la sua compagna a giugno hanno trascorso molto tempo sul loro terrazzo con il sottofondo delle sirene delle ambulanze che sfrecciavano tra le strade di Brooklyn. Interno ed esterno, quasi ad apparire due mondi separati più che mai. Un interno dove la fotografa newyorkese girava tra una stanza e l’altra, dove i giorni non finivano mai; e un esterno di un’America che tra maggio e giugno è stata soffocata.

L’assassinio di George Floyd ha riempito le strade di proteste. E tra le foto di Oppermann gridano quelle dedicate al movimento di protesta Black Lives Matter. Oppermann afferma che il suo obiettivo era quello di catturare «la costante spinta e l’attrazione associata all’essere preoccupati per la propria salute e al tentativo di sedare un virus invisibile, nonché il proprio dovere civico di lottare contro l’ingiustizia e le malattie di altro tipo».

Il fotografo spagnolo Manu Brabo ha interpretato il progetto di Wellcome tramite le sue paure per il padre, una persona anziana quindi particolarmente a rischio in questa situazione. Fotografa suo padre mentre sorseggia un caffè, seduto sul divano mentre fuma, e con indosso la mascherina durante la sua prima uscita dopo otto settimane di quarantena.

Prendersi cura di se stessi, del proprio corpo (come della propria mente) è confortante e al tempo stesso normale routine.

Una ragazza con i capelli appena lavati, avvolti in un asciugamano, di fronte a uno specchio di una camera da letto. Un autoritratto della fotografa di Harlow, Hayleigh Longman. Il ritratto di se stessa in quella situazione è “senza tempo” esattamente come la sensazione provocata dall’isolamento in cui non si riesce quasi più a percepire la differenza tra un giorno e l’altro. Isolamento, ma in fin dei conti anche una fortissima unione con le persone con le quali si è costretti a stare in casa, che per la Longman sono state la madre e il compagno della madre, e un avvicinamento con i vicini, che magari prima erano quasi sconosciuti. Così tra i suoi scatti ferma il momento in cui Harry, il suo vicino di casa, gioca a trattenere il fiato nella sua piscina gonfiabile.

Il fotografo sudafricano Lindokuhle Sobekwa ha festeggiato il suo compleanno senza la maggior parte dei suoi cari. Era a Johannesburg con la famiglia della sua ragazza ma lontano dalla madre e i fratelli. Riusciva solo a fare brevi visite distanziate alla madre. La preoccupazione e l’impossibilità di poterle stare vicino per aiutarla aumentavano l’ansia di Sobekwa. Ogni giorno diventava sempre più difficile.

Lindokuhle Sobekwa, 2020
Lindokuhle Sobekwa, 2020

Tuttavia anche il ritorno a qualche forma di libertà può essere duro e complicato. La fotografa neozelandese Tatsiana Chypsanava cattura il disagio della figlia tredicenne una volta terminato l’isolamento, ormai abituata a quella strana realtà. 

Tatsiana Chypsanava, 2020

Attimi senza tempo di una realtà che è diventata ormai una normalità.

Ciò che prima era “il normale” sembra lontano anni luce ma, per non impazzire, la certezza che quel normale tornerà deve essere sempre fissata nella mente, come lo scatto di una fotografia.

Elena Gentina
Studentessa di lettere moderne. Amo la musica, la letteratura e il cinema. Vivo tra le nuvole ma cerco di capire quello che sta a terra.

Commenta