Del: 21 Novembre 2020 Di: Costanza Mazzucchelli Commenti: 0
Insolite ignote: Anna Kuliscioff

La storia del Socialismo italiano e del Partito Socialista Italiano è, nell’immaginario comune, legata a doppio filo con la figura di Filippo Turati.

Ciò che spesso i manuali di storia dimenticano di riportare è che alla fondazione del partito e alla diffusione del pensiero socialista in Italia ha contribuito in modo intenso e appassionato Anna Kuliscioff, donna attiva in numerosi campi di studio e azione politica, figura di spicco nel panorama politico e culturale milanese e italiano di fine Ottocento

Anna Kuliscioff nasce come Anna Rozenštejn il 9 gennaio di un anno compreso tra il 1853 e il 1857. Dalla Crimea si traferisce in Svizzera nel 1871, per frequentare i corsi di filosofia presso l’Università di Zurigo, poiché in Russia alle donne è preclusa la possibilità di accedere all’università. Il suo interesse accademico non si ferma qui: l’anno successivo è tra le prime donne a essere ammesse al Politecnico di Zurigo.

Nel 1873 un editto nazionalista promulgato dallo zar, preoccupato del diffondersi delle idee rivoluzionarie, impone agli studenti russi di tornare in Russia: Anna reagisce bruciando in pubblico il proprio libretto universitario, ardito gesto di sfida. Ritorna comunque in patria, dove aderisce all’”andata verso il popolo”, iniziativa tramite la quale i giovani russi affiancano i contadini nel lavoro nei campi per conoscere la loro realtà di vita. 

Dopo qualche anno, torna nuovamente in Svizzera, dove il clima culturale è fervente e dove si inserisce nell’ambiente anarchico e del nascente socialismo internazionale. In questa occasione, per sviare le spie zariste, cambia il cognome in Kuliscioff, forse da coolie, in tedesco Kuli, termine spregiativo per “facchino”. Nel 1877 conosce Andrea Costa, con cui stringe una relazione e con cui si traferisce a Parigi, per collaborare all’Internazionale dell’anarchico Kropotkin

In questi anni la coppia è continuamente separata a causa di arresti di uno o l’altro e l’atteggiamento possessivo di Costa influisce a incrinare il rapporto tra i due. In una lettera dell’ottobre del 1880, in risposta alle continue apprensioni di Andrea, Anna risponde:

«Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come sempre è permesso tutto, la donna deve essere la loro proprietà. La frase è vecchia, banale, ma ha la sua ragion d’essere pur sempre e l’avrà chi sa per quanto tempo ancora».

Emerge un primo grido di ribellione femminista e la forte personalità della donna, insofferente all’atteggiamento geloso del compagno. 

Nel 1882 Anna riprende a frequentare l’Università in Svizzera, seguendo ora i corsi di medicina. Si laurea a Pavia, nel 1886, con una tesi di laurea sull’origine batterica della febbre puerperale, una delle principali cause dell’alto tasso di moralità femminile: è tra le prime specializzate in medicina in Italia.

A Milano, poi, mette in atto quanto studiato e, respinta dall’Ospedale Maggiore di Milano perché donna, svolge in privato la professione di “medica” – rigorosamente al femminile –, guadagnandosi l’appellativo di “dottora dei poveri”.  

Si avvicina agli ambienti femministi e nel 1890 tiene, come prima relatrice donna, il discorso Il Monopolio dell’uomo al Circolo filologico di Milano. Kuliscioff analizza la questione femminile con un approccio economico, tenendo in considerazione anche gli aspetti sociali e i pregiudizi culturali ben radicati nella società.

Il predominio dell’uomo – e di conseguenza la posizione di subalternità della donna – è ritenuta qualcosa di ovvio, esplicitato e reso possibile da schemi sociali, giuridici e politici.

Anna intende, dunque, sradicare questo sistema alle radici. In sintonia con le idee marxiste, reputa che la questione femminile sia correlata con quella sociale, che si sarebbe risolta con la rivoluzione proletaria: donne e proletari sono vittime della medesima sopraffazione. Il discorso di Kuliscioff avrà un’eco notevole in tutta Europa, mentre – paradossalmente – in Italia si spegnerà presto.

«Non è una condanna ad ogni costo dell’altro sesso che le donne domandano; esse aspirano anzi ad ottenere la cooperazione cosciente ed attiva degli uomini migliori, di quanti essendosi emancipati, almeno in parte, dai sentimenti basati sulla consuetudine, sui pregiudizi e soprattutto sull’egoismo maschile, sono già disposti a riconoscere i giusti motivi che le donne hanno di occupare nella vita un posto degno per averne conquistato il diritto.» Dal discorso al Circolo filologico di Milano, Il Monopolio dell’uomo.

Nel 1891 fonda, insieme a Filippo Turati, suo compagno dal 1885, la rivista Critica sociale: negli anni successivi saranno numerosi gli interventi da lei firmati, soprattutto su tematiche femministe. La redazione è allestita nell’appartamento della coppia, al n. 23 di Portici Galleria di Milano, dove oggi è apposta una targa commemorativa.

Nel 1892 nasce il Partito dei lavoratori, poi Partito socialista: Anna è tra le fondatrici ma anche, molto presto, una delle voci più critiche, dal momento che il Partito fatica a integrare le donne nella lotta politica.

È fondamentale poi sottolineare l’importanza di Kuliscioff all’interno della storia italiana per il suo sostegno alla battaglia per il suffragio universale.

Significativa, al riguardo, è la “polemica in famiglia” del 1910, quando è in corso al Parlamento il dibattito riguardante la legge sul suffragio universale maschile: Kuliscioff ritiene che il Partito socialista debba avere come obiettivo il suffragio universale (femminile e maschile), ma Turati non condivide questo punto di vista, sia per il timore che questa proposta possa indebolire e ritardare il suffragio maschile, sia per «la ancora pigra coscienza politica di classe delle masse proletarie femminili». Alla fine, però, la mozione Kuliscioff è approvata al Congresso socialista di Padova del 1911. 

Nonostante ciò, l’anno successivo il governo Giolitti approva una legge che concede il voto a tutti gli uomini che abbiano compiuto trent’anni: le donne sono escluse. Anna risponde con l’opuscolo Donne proletarie, a voi!, in cui scrive:

«Il suffragio universale maschile porta di necessità nelle sue viscere il suffragio universale vero e proprio – degli uomini e delle donne. Ad un patto: che le donne non rimangano assenti. Che esse sappiano volere e farsi valere. Fino a ieri l’impresa poteva sembrare troppo ancora lunga e difficile; il premio della fatica ancora troppo lontano. Oggi la maggiore trincea avversaria è abbattuta; gli aditi sull’avvenire sono spalancati. Solo l’ignavia e l’incoscienza possono non vederlo e ricusarsi all’azione. Una nuova era è dischiusa al proletariato cosciente».

Nel 1912 fonda la rivista La Difesa delle Lavoratrici, su cui scrivono le voci femminili più influenti del socialismo italiano e nasce l’Unione nazionale delle donne socialiste. Si è dovuto aspettare a lungo per riconoscere l’esito delle sue battaglie, dal momento che le donne otterranno il diritto di voto solo nel 1945: il suo impegno è stato comunque fondamentale per rendere le donne consapevoli dei propri diritti.

Anna muore il 29 dicembre 1925, a meno di un anno dalla morte di Giacomo Matteotti, che Anna e Filippo consideravano come un figlio. Il funerale, avvenuto il 30 dicembre, è interrotto da un attacco squadrista dei fascisti.

Anna aveva intuito fin da subito il vero volto, violento e dittatoriale, del fascismo. 

Nel 1993 nasce a Milano la Fondazione Anna Kuliscioff con lo «scopo di favorire gli studi sulla storia del pensiero socialista, del movimento del operaio e sindacale, femminile, libertario e in generale sulla storia del lavoro, dell’emancipazione e dello stato sociale»: la memoria ricopre sempre un ruolo essenziale nella formazione dei cittadini.

Nel cercare il suo nome su Google, ciò che salta all’occhio è la dicitura rivoluzionario al maschile: rivoluzionaria è corretto e come tale va utilizzato, soprattutto per una donna che si definiva medica.

Anche se Antonio Labriola, in una lettera a Engels (1893), scriveva: «A Milano non c’è che un uomo, che viceversa è una donna, la Kuliscioff», secondo la tipica tendenza per cui si può elogiare una virtù femminile solo se rapportata a modelli maschili.

Costanza Mazzucchelli
Classe 2000, studentessa di Lettere. Guardo il mondo attraverso i miei occhiali spessi, ascolto e leggo, poi scrivo di ciò che ho imparato.

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