Del: 4 Novembre 2020 Di: Michele Pinto Commenti: 0

Questa rubrica racconta la campagna elettorale americana in vista del voto del 3 novembre. A questo link le puntate precedenti.


La situazione

La partita delle elezioni americane si è incartata. Dopo una notte di assegnazioni, la situazione appare bloccata in molti stati in bilico. Biden ha ottenuto 224 grandi elettori, Trump 213: nessun candidato ha ancora raggiunto la quota di 270, necessaria per aggiudicarsi la Casa Bianca. Restano ancora da assegnare gli stati decisivi. Pennsylvania (20 grandi elettori), Michigan (16) e Wisconsin (10), dove Trump è in leggero vantaggio ma lo scrutinio procede a rilento e mancano da scrutinare tanto i numerosissimi voti per posta quanto le schede delle contee dove si trovano le città più popolose, tradizionalmente favorevoli ai Democratici. Non sono stati aggiudicati nemmeno North Carolina (15) e Georgia (16) – tra i primi stati a iniziare lo spoglio nella notte: in North Carolina Trump è in vantaggio di circa 1 punto, ma verranno conteggiati i voti per posta che arriveranno nei prossimi giorni; anche in Georgia il presidente appare leggermente avanti, ma le autorità statali hanno dichiarato di dover scrutinare le schede per posta e che attenderanno a dichiarare il vincitore. Nel sud ovest, infine, a sorpresa l’Arizona (11) e il Nevada (6) appaiono ormai dirette verso la vittoria di Biden. Anche Alaska (3) e Maine (1) non sono ancora stati assegnati.

In tutti questi stati lo spoglio procede a rilento e le numerose variabili – voto per posta, differente peso delle contee più popolose (Atlanta in Georgia e Philadelphia in Pennsylvania, fortemente democratiche), milioni di voti ancora da conteggiare – possono effettivamente lasciare aperti tutti gli scenari. Una vittoria di Biden può passare da due strade: vittoria in Nevada, Wisconsin e in uno fra Pennsylvania, Michigan e Georgia, oppure vittoria in due stati fra Pennsylvania, Georgia e Michigan. Per Trump le strade sono invece queste: vittoria in Alaska e in quattro stati tra fra North Carolina, Georgia, Wisconsin, Michigan e Pennsylvania, oppure vittoria in Alaska, Nevada, in un distretto del Maine (che assegna i suoi grandi elettori dividendoli tra chi vince nei suoi distretti) e in tre stati fra North Carolina, Georgia, Michigan e Pennsylvania.

Sono ancora aperti anche due scenari che potrebbero condurre a un pareggio 269-269, situazione avvenuta una sola volta nella storia e nella quale la decisione del nuovo presidente spetta a un voto della Camera dei Rappresentanti. I due scenari sono: Biden vince Pennsylvania, Wisconsin e Maine 2, Trump vince Alaska, Nevada, North Carolina, Georgia e Michigan; oppure Biden vince Nevada, Wisconsin e North Carolina, Trump vince Pennsylvania, Michigan, Georgia, Alaska e Maine 2.

Dal sito della CNN

Gli interventi di Biden e Trump

Quando la situazione di stallo ha iniziato a delinearsi il primo candidato a intervenire è stato Joe Biden. Il democratico ha detto: «Non è finita finché ciascuno voto non sarà contato. Ma ci sentiamo bene, credo che siamo sulla giusta strada per vincere». Biden ha anche ringraziato suoi elettori per aver conservato la fiducia.

I Democratici sono arrivati a questo punto dopo che i risultati hanno progressivamente mostrato una rimonta di Trump rispetto alle previsioni. Temendo un’avventata dichiarazione di Trump – che effettivamente è arrivata, poco dopo – il comitato democratico ha deciso di far intervenire Biden, anticipando il presidente. Il principio per cui ogni voto deve essere conteggiato è stato poi ribadito più volte dalla campagna democratica. Una prima tendenza emersa nella notte era una certa affermazione democratica nel Midwest e nella Rust BeltMichigan, Minnesota, Wisconsin, Pennsylvania – dove i Democratici speravano di ricostruire il “muro blu” che Trump era riuscito ad abbattere nel 2016. In questi casi però Trump ha progressivamente rimontato e conserva, nel conteggio parziale, un leggero vantaggio. Nella notte anche l’Ohio era sembrato colorarsi di blu, ma poi una situazione di “miraggio blu” – iniziale vantaggio democratico, successiva affermazione repubblicana – l’hanno condotto nella colonna di Trump. Un risultato incoraggiante sembra poi arrivare dall’Arizona, dove una vittoria democratica, come detto, può essere determinante.

L’intervento di Joe Biden dal Delaware

Verso le ore 8 italiane (le 2 negli Stati Uniti) Trump è intervenuto dalla Casa Bianca. Si tratta di un fatto praticamente senza precedenti in epoca moderna: mentre risultano ancora da conteggiare milioni di voti, il presidente in carica si è dichiarato vincitore, al momento senza alcuna evidenza, e ha denunciato una frode in corso nel paese. Ha prima elencato gli stati in bilico affermando di aver vinto in ciascuno di essi, compresa l’Arizona, dove Biden mantiene un distacco significativo. Poi ha detto: «Questa è una truffa nei confronti del popolo americano: eravamo pronti a vincere queste elezioni, e francamente le abbiamo vinte». Trump infine ha assicurato che ricorrerà alla Corte Suprema, senza chiarire su quali basi. Inoltre ha affermato oscuramente che «le votazioni devono essere fermate».

La strategia del presidente uscente sembra essere quella di evitare che i milioni di voti espressi per posta vengano conteggiati. Ma le dichiarazioni della notte elettorale appaiono in ogni caso premature: in molti stati, come detto, non è nemmeno terminato lo spoglio dei voti espressi di persona e, se lo scrutinio venisse interrotto a questo punto, milioni di voti democratici e repubblicani non sarebbero conteggiati. Non è passato inosservato che dopo Trump sia intervenuto anche il vicepresidente Pence (che costituzionalmente è anche presidente del Senato) con toni certo più morbidi ma dichiarando, anch’egli, la vittoria dei Repubblicani. Sembra dunque profilarsi uno scontro giudiziario e costituzionale senza precedenti, il cui perimetro, visto il durissimo ma generico intervento di Trump, non è ancora chiaramente tracciato.

Le dichiarazioni di Trump hanno ricevuto reazioni negative anche in ambito repubblicano. Chris Christie, stretto collaboratore di Trump e suo “preparatore” per i dibattiti elettorali ha detto che si tratta di «una cattiva decisione strategica e politica». Il portavoce della campagna democratica ha poco dopo fatto sapere che la dichiarazione di Trump è «oltraggiosa, senza precedenti e scorretta».

Gli interventi di Trump e Pence dalla Casa Bianca

Riconteggio? Corte Suprema? Ricorsi?

Un punto appare fermo. Nonostante le bellicose dichiarazioni di Trump, lo spoglio negli stati in bilico andrà avanti, se necessario anche per vari giorni. Non bisogna dimenticare che queste decisioni spettano alle autorità statali e, ad esempio, i governatori di Michigan e Pennsylvania sono democratici. Inoltre in alcuni stati, come la Georgia, è previsto automaticamente il riconteggio totale dei voti, se il distacco tra i due candidati è inferiore allo 0,5%. Solo dopo che gli scrutini saranno dichiarati terminati sarà possibile presentare i ricorsi, nei tribunali statali o, come ha annunciato Trump, alla Corte Suprema.


I risultati negli stati

A fonte di questa situazione estremamente fluida, bisogna evidenziare una maggiore affermazione di Trump rispetto alle previsioni. In Florida (29) ha vinto nettamente e nella Rust Belt sta registrando, con il passare delle ore, risultati sempre più confortanti. Nel corso della notte il Texas (38) era sembrato contenibile dai Democratici, ma poi il risultato ha pesantemente premiato Trump. La vittoria repubblicana in questi due stati ha consentito a Trump, fin dall’inizio, di apparire più in partita del previsto. L’Arizona (11), al momento è lo stato più importante ad aver cambiato colore, dato che nel 2016 era stato conquistata da Trump. Per il momento è ancora prematuro tracciare un esaustivo quadro generale: bisogna attendere che lo spoglio termini. Secondo il New York Times, in ogni caso, l’affluenza è stata altissima, probabilmente la più alta dal 1908.

Michele Pinto
Studente di giurisprudenza. Quando non leggo, mi guardo intorno e mi faccio molte domande.

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