Del: 25 Dicembre 2020 Di: Elisa Letizia Commenti: 0
Come sta il nostro pianeta?

Non c’è persona al mondo che non sia attualmente preoccupata per l’emergenza Covid19, è giunto improvvisamente nelle nostre vite stravolgendole.

Questo tragico evento ha però posto in secondo piano un’altra emergenza con cui conviviamo ormai da decenni: la salute del nostro pianeta è a rischio e di conseguenza anche quella di tutti gli esseri viventi che lo abitano, compreso l’uomo.

L’inquinamento non è un problema recente: già nel 1952 sconvolse il caso di Londra, colpita da una fitta nebbia di smog per quattro giorni causando 12.000 vittime. Molti sono gli esempi di catastrofi che ancora oggi avvengono e sono sempre più frequenti: nel 2012 il terremoto ad Haiti che ha causato 230.000 morti; il 28 Settembre 2018l’Isola Sulawesi in Indonesia venne travolta da un terremoto di magnitudo 7,4 seguito da uno tsunami causando oltre 2000 vittime. 

Questi eventi erano comunque ancora lontani dall’epicentro economico mondiale e dagli interessi politici.

Alcuni diplomatici attribuirono le cause di queste catastrofi alla natura e non all’uomo: questo almeno finché il cambiamento climatico non ha cominciato a toccare anche i paesi ricchi, finché i mari non hanno raggiunto le strade di città importanti come Miami e Venezia, finché anche noi siamo divenuti protagonisti del disastro.

Attualmente possiamo contare su un aumento dell’interesse nell’opinione pubblica e tra le grandi istituzioni; la diffusione della consapevolezza è stata molto lenta a causa di una forte resistenza da parte dei media e degli stessi politici che per decenni hanno insistito sull’infondatezza degli allarmi diffusi dagli scienziati, smentendo qualunque cambiamento climatico che invece era una palese realtà. 

Segnali positivi ci arrivano soprattutto da personalità giovani: un esempio è quello della giovanissima Greta Thunberg, che con le sue proteste e i “Fridays For Future” ha coinvolto milioni di giovani e adulti in tutto il mondo che si sono uniti nelle proteste contro l’indifferenza della politica del mondo. 

L’impatto sulla natura è devastante, ogni mezzo di trasporto, tutte le tecniche di produzione alimentare, di edilizia urbana, ogni nostra attività comporta il rilascio di biossido di carbonio, la principale causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature.

Tutto ciò comporterà uno scioglimento delle calotte polari peggiore di quello a cui stiamo già assistendo, il livello del mare si innalzerà sempre di più e aumenteranno anche i disastri naturali. A testimonianza della veridicità di ciò ci sono i numerosi eventi a cui abbiamo di recente: tra questi i recenti incendi in Australia nel gennaio 2019, nel 2012 l’uragano Sandy ha devastato il continente nord-americano. Anche nel territorio nazionale italiano siamo protagonisti di eventi catastrofici come quello della tempesta Vaia in Trentino nel 2018 che ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di ettari di foreste alpine e conifere.

I media per anni hanno sostenuto i personaggi negazionisti che affermavano che gli allarmismi degli scienziati non erano altro che scleri di uomini di scienza che remavano contro l’economia del paese.

La popolazione risultava confusa dai media e ignara della manipolazione mediatica di cui facevano uso i grandi industriali per favorire i loro interessi. I fratelli Koch, i più grandi finanziatori della macchina propagandistica per il negazionismo sui cambiamenti climatici, sono a capo di una delle più grandi compagnie petrolifere private al mondo: fanno pressione sul Congresso americano e sfruttano personalità politiche come pedine sostenitrici dei propri interessi. James Inhofe, deputato negazionista, ha definito quella del clima, «la più grande truffa mai perpetrata ai danni degli americani», ironia della sorte lo vuole come uno dei principali beneficiari del denaro proveniente dai combustibili fossili

Negli ultimi anni abbiamo visto come la Cina ha raggiunto un processo di industrializzazione e urbanizzazione notevole in poco tempo, portandola così sulla vetta della classifica dei paesi maggiori responsabili del rilascio del biossido di carbonio nell’atmosfera, posto occupato inizialmente dagli Stati Uniti d’America.

Solo Pechino e la penisola di Shandong hanno un consumo di carbonio pari a quello di tutti gli Stati Uniti. 

La questione ambientale non riguarda solo il pianeta, ma è strettamente legata anche all’economia mondiale. I paesi più poveri come India, Africa, Bangladesh e altri paesi vedono i loro raccolti distrutti a causa delle condizioni metereologiche anormali.

Conseguenze del clima sono anche i fenomeni di emigrazione, lo spostamento di massa di persone che dalle coste si spostano verso le città interne, fuggendo dall’innalzamento del livello del mare, esattamente ciò che è accaduto alle isole Abaiang e Kiribati.

Un’altra curiosa causa dell’inquinamento legata all’economia è l’agricoltura intensiva; Gidon Eshel è un professore e ricercatore che studia gli effetti dell’agricoltura sul clima. Lo studioso sostiene che tra le cause primarie della deforestazione tropicale, l’allevamento di bestiame è quello più evidente. I bovini producono metano, un potentissimo gas serra che è in minor quantità nell’atmosfera ma ha conseguenze peggiori: ogni molecola di metano equivale a 23 molecole di anidride carbonica e quasi tutto il metano presente nell’aria proviene dagli allevamenti (circa il 10/12% delle emissioni totali degli Usa proviene dai bovini). 

Nonostante l’emergenza Covid19 abbia messo in secondo piano il problema ambientale, molte nazioni sono già avanti.

La Germania nei weekend usa il 30% dell’energia solare ed eolica. La Danimarca ricava il 100% del suo fabbisogno elettrico dal vento e dal sole. La Svezia è la prima nazione al mondo a non usare più combustibili fossili. Il cambiamento da parte delle nazioni più ricche è possibile anche in tempi immediati, e questo non può che giovare all’economia. Le nuove ricerche mostrano che nel 2050 l’energia pulita e rinnovabile potrebbe fornire il 100% del fabbisogno energetico del mondo, creando milioni di posti di lavoro. 

È sicuramente una situazione difficile ma non impossibile da affrontare; le soluzioni ci sono. Manca la volontà politica e per ottenerla serve maggiore consapevolezza.

Siamo gli unici a poter cambiare il destino del nostro pianeta e quello dell’umanità intera. Le industrie e i governi di tutto il mondo devono attuare azioni politiche immediate ed efficienti su larga scala, se non agiamo insieme, periremo, adesso è il nostro momento di agire.


Fonti:

https://www.unicef.ch/it/lunicef/attualita/blog/2020-01-27/die-grossten-naturkatastrophen-und-konflikte-der-letzten-10-jahre

https://www.greenbiz.it/green-management/economia-a-finanza/management/13110-cambiamenti-climatici-jim-inhofe-usa-negazionista

greenpeace.org

valori.it/clima-da-google-ai-koch-ecco-chi-sponsorizza-i-negazionisti/


Da guardare:

Before the flood Punto di non ritorno (2016)

An Inconvenient Truth – Una scomoda verità (2006)

Elisa Letizia
Sono Elisa, studio lingue, appassionata d'arte, musica e cinema. Nel tempo libero scrivo del presente e lavoro per costruire il mio futuro.

Commenta