Del: 31 Gennaio 2021 Di: Elena Gentina Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta: il segreto del Bosco Vecchio

La sensazione che provoca questo romanzo breve è quella che solo Dino Buzzati è in grado di suscitare con la propria narrazione; quella sensazione per cui sembra all’apparenza di rimanere nella realtà e contemporaneamente di essere trasportati in un mondo mitico, fuori dal tempo, un po’ come la percezione sfalsata tipica dei sogni. Un bosco come tanti ma allo stesso tempo sacro, incontaminato che sembra non rivelarsi mai appieno tra le righe. È la foresta l’ambientazione e soprattutto la vera protagonista del secondo romanzo di Buzzati, pubblicato nel 1935 a ventinove anni. Il segreto del Bosco Vecchio è stato reso un film da Ermanno Olmi nel 1993.

La copertina del libro edito Mondadori.

Quando Antonio Morro muore lascia in eredità la sua grandissima tenuta boschiva. Una parte più piccola della tenuta (il “Bosco Vecchio”) la assegna al nipote, il colonnello Sebastiano Procolo; l’altra parte, molto più grande, la destina al nipote di Sebastiano, Benvenuto, un ragazzo di dodici anni orfano che vive in un collegio. Morro non aveva mai “toccato” il Bosco Vecchio, non aveva mai fatto abbattere piante perché «là c’erano gli abeti più antichi della zona, e forse del mondo» e chiunque sapeva che quel Bosco aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri boschi. Il Bosco è infatti abitato da un popolo di “geni”, custodi di quegli alberi e che possono trasformarsi in forma di animale o di uomo.

Sebastiano Procolo interpretato da Paolo Villaggio, Il segreto del bosco vecchio, 1993.

Uomo rigido e meticoloso, Sebastiano Procolo non è però rispettoso come lo zio, anzi sarebbe intenzionato a mettere le mani su quel bosco così speciale per poterne sfruttare le sue ricchezze. Ciò scatena la preoccupazione del “genio” Bernardi che incontra il nuovo proprietario terriero per cercare di dissuaderlo da qualsiasi mala azione e in extremis scatenandogli contro il vento Matteo, un vento che in passato aveva causato solo danni e per questo era stato imprigionato dai geni dentro un pertugio bloccato da un macigno. Tuttavia, il colonnello decide di prevenire il Bernardi e riesce a liberare per primo il vento in modo tale da renderlo suo servitore. Matteo, una volta libero giura eterna riconoscenza al Procolo promettendogli di obbedire sempre ai suoi ordini, anche quello di sbarazzarsi di Benvenuto per farlo diventare così padrone di tutto il bosco.


Vagano sovente, per le vallate deserte, desideri funesti, di origine sconosciuta. Essi prosperano nella solitudine, infiltrandosi nel fondo del cuore: per esserne infestati basta solo talora aver contemplato a lungo le foreste nei giorni di tramontana, o aver visto nuvole a forma di cono, o esser passati per certi inesplicabili sentieri obliquanti verso nord-ovest. Così accadde al colonnello Procolo: nacque una sera in lui un’idea che andò ampliandosi a poco a poco: il desiderio che Benvenuto morisse.


Tematiche profonde e tangibilmente attuali come la solitudine, l’inesorabilità dello scorrere del tempo e la ricerca del senso della vita sono intrecciate da Buzzati alla sacralità della natura, immergendo il lettore in un’atmosfera rarefatta e surreale.

Gli elementi naturali e gli animali vengono personificati e si pongono all’entrata di questo mondo fantastico (proprio come la vecchia gazza guardiana che all’ingresso della tenuta boschiva annuncia chi sale verso la casa), che però una volta varcata la soglia non appare poi così distante dalla realtà ma al contrario tramite la sua magia, le sue assurdità e i suoi misteri ci fa aprire gli occhi su ciò che c’è di più vero nell’esistenza.

E tutto gira sempre intorno, o meglio, all’interno del Bosco Vecchio dove «affondano le loro radici l’infanzia dello scrittore e quella dell’umanità, dimensione incontaminata che simbolizza la vita come forza gioiosa e gratuita, disinteressata ed eterna, sopra le transitorie, ancorché obbliganti, fenomenologie dei poteri», scrive Claudio Toscani nell’Introduzione al romanzo.

Elena Gentina
Studentessa di lettere moderne. Amo la musica, la letteratura e il cinema. Vivo tra le nuvole ma cerco di capire quello che sta a terra.

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