Del: 23 Gennaio 2021 Di: Carlotta Ruocco Commenti: 0

Il 23 gennaio 1932 uscì il primo numero de La Settimana Enigmistica, il primo periodico enigmistico italiano, pubblicato da quel giorno senza sosta. Giorgio Sisini (1901-1972), editore e ingegnere dalle nobili origini sarde, fu il suo inventore e fondatore.

La Settimana Enigmistica è una tra le riviste italiane di più antica memoria, le cui prime uscite costavano 50 centesimi di lira ed avevano una tiratura di circa seimila copie.

Sin dal primo, i numeri del giornale sono progressivi e si accumulano ogni settimana, proprio come quelli dei giochi al suo interno, raccolti in un ricchissimo inventario.

Esteticamente e nei contenuti, La Settimana Enigmistica è rimasta così com’era, se non fosse per qualche accorgimento grafico, come i quadratini neri del cruciverba in prima pagina che, nelle prime edizioni, formavano i volti degli attori, oggi in foto in bianco e nero. Qualche altra eccezione è dovuta ad alcune rubriche scomparse – è il caso de “Il tenero Giacomo” – ed al restyling del 1995, con il quale si è deciso di introdurre, seppur con parsimonia, una punta di colore tra le pagine. Da quella data, inoltre, al periodico si è affiancato Il Mese Enigmistico, che contiene, oltre ai giochi più classici, anche alcune esclusive e personaggi non più editi dal settimanale. 

Sisini, nell’ideare quello che sarebbe poi diventato uno dei periodici più imitati di sempre, si è ispirato alla rivista austriaca Das Rätsel, sulla cui copertina era disegnata l’attrice messicana Lupe Vélez. Dal giornale austriaco Sisini riprese anche l’idea di alternare il sesso dei personaggi in prima pagina, associando ai numeri pari i maschi e a quelli dispari le femmine.

1932, il primo numero

Nate dall’estro di un giornalista inglese emigrato in America, Arthur Wynne, le parole crociate apparirono per la prima volta su un giornale nel 1913 ed ottennero subito un successo incredibile, tanto che due giovani editori dell’epoca – Richard Simon e Lincoln Schuster – decisero, nel 1924, di pubblicare un libro di parole crociate, il Crosswords Puzzle Book, che pose le radici per la nascita di una delle case editrici più influenti al mondo, la Simon&Schuster. Seguì a ruota il New York Times, che iniziò a inserire i cruciverba tra le sue pagine, finché, nel ’25, non approdarono anche in Italia, su La Domenica del Corriere. Qui, a quel tempo, il tasso di analfabetismo era molto elevato, ma solo pochi anni dopo, nel ’51, la percentuale era già scesa drasticamente, dimostrando come le parole crociate avevano contribuito in maniera sostanziale alla cultura del Paese.

Il fondatore Giorgio Sisini

La Settimana Enigmistica si associano tanti nomi di rilievo, alcuni memorabili, ma la firma sicuramente più degna di nota è quella di Piero (Pietro) Bartezzaghi, scomparso nel ‘89 e fratello dell’attuale condirettore Alessandro, autore dell’ultimo cruciverba del giornale, il più complicato. A soli 13 anni, Bartezzaghi decise di inviare un cruciverba da lui inventato a La Domenica del Corriere, che lo pubblicò dando inizio, dopo poco tempo, ad una collaborazione mai più interrotta e che ha trovato un grande seguito anche nel figlio Stefano. Quest’ultimo, nel suo libro L’orizzonte verticale. Invenzione del cruciverba svela che solo due volte, nell’arco della sua intera esistenza, La Settimana Enigmistica ha ritardato le proprie uscite: nel ‘43, a causa delle “selvagge incursioni nemiche del 13 e 16 agosto”, e nel ’45, in seguito agli “storici avvenimenti delle ultime settimane”, su cui la redazione ha deliberatamente scelto di non soffermarsi.

Come indifferente davanti al tempo che scorre, La Settimana Enigmistica sembra resistere alla storia, alla politica e ai cambiamenti della società, restando immutata nella sua più pura essenza di “dilettevole passatempo”, come recita lo slogan del decimo numero.

Senza mai sbilanciarsi né in un verso né in un altro e sfuggendo con orgoglio agli svariati e vani tentativi di imitazione, La Settimana Enigmistica è rimasta leale nel tempo alle forme ed alle gerarchie, così come alla matita che dà vita al cruciverba, protagonista indiscusso del periodico.

Della redazione del giornale e dei suoi disegnatori, però, si sa ancora poco e niente, solo che ha sede a Palazzo Vittoria, al numero 10 di piazza Cinque Giornate a Milano. La politica del giornale, infatti, è da sempre improntata alla riservatezza e all’esclusione del mondo esterno, quasi a voler tutelare un bene prezioso, fino ad ora rimasto intonso e sopravvissuto alla furia degli eventi. Che sia forse questo il segreto della sopravvivenza? 

Anche delle vendite, il più grande mistero, non si conosce granché. Si sa che aumentano d’estate – a chi, pensando alla spiaggia e all’ombrellone, non vengono in mente i quadratini bianchi e neri? – ma non c’è registrazione ufficiale della tiratura, come accade di norma per i giornali. Tuttavia, si è stimato con un certo grado di accuratezza che le vendite si attestino tra le 600 e le 800 mila a settimana, un numero molto elevato. Inoltre, pare che La Settimana Enigmistica sia l’unico giornale che la Sodip, il principale distributore indipendente, consegni ad ogni edicola italiana.

Nonostante l’intonsa fedeltà al giornale cartaceoLa Settimana Enigmistica ha saputo pure riconoscere l’importanza dell’avvento di Internet, adattandosi con la creazione di un sito e lo sviluppo di un’App. Tuttavia, né il primo né la seconda riscuotono tanto successo come la carta stampata, a cui il pubblico si è affezionato e, in questo caso, non intende rinunciare.

Carlotta Ruocco
Sono nata a Lecco nel 1995 e - circa da quando ne ho facoltà - scrivo. Ho iniziato con gli scarabocchi sul muro della cameretta, poi ho deciso che avrei voluto farne un mestiere. Ci sto lavorando. Nell’elenco delle mie cose preferite al mondo ci sono le colazioni all’aperto, i discorsi pieni e le copertine di Internazionale.

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