Per scrivere 521 pagine senza utilizzare (quasi) punti fermi bisogna essere scrittrici veramente brave. Bernardine Evaristo, però, non sembra solo una scrittrice: unisce scrittura, architettura e pittura, si serve di più arti per ottenere un risultato che lascia il lettore senza parole.
Il 2020 è stato l’anno della pandemia, che ci ha costretti a casa e ci ha impedito di uscire, trascorrere del tempo in pub, bar, discoteche, ci ha tolto molte libertà, ma ci ha permesso, anche se obbligati, di fermarci, dandoci la possibilità di riflettere su argomenti che magari non avremmo mai avuto modo nemmeno di pensare o approfondire in tempi normali. Durante il 2020 sono emerse molte tematiche sui social media e sui media in generale riguardanti la questione di genere e finalmente si è iniziato a parlare in maniera più approfondita ed esplicita di identità, sessualità e discriminazioni.
Ragazza, donna, altro, come dice il titolo, non racconta solo storie di donne, ma innanzitutto di esseri umani.
Durante e dopo la lettura di ogni personaggio che il lettore incontra nel libro, la sensazione che si prova è quella di arricchimento, da un lato, e sconvolgimento e disorientamento, dall’altro. Siamo stati abituati a vivere in una società in cui per comodità, tradizione e superficialità ci è stato insegnato che tutto dovesse essere etichettato in maniera precisa: maschio o femmina, adulto o ragazzo, vecchia o giovane, gay o etero. Il mondo è molto più grande di tutte le etichette a cui siamo stati abituati e Bernardine Evaristo non solo ce lo ricorda, ma sottolinea come sia importante occuparsi di questi argomenti anche se crediamo non ci riguardino personalmente, perché, in realtà, permeano la nostra cultura e la nostra società a 360 gradi.
La lettura di questo libro non potrà che aiutare ad approfondire le tematiche di identità di genere, razzismo e sessualità di cui fortunatamente si sente parlare e di cui si discute sempre più, soprattutto sui social, che sono sempre più utilizzati a qualsiasi età in modo particolare in questo periodo di pandemia. Per creare un mondo realmente inclusivo il primo passo da compiere è conoscere l’altro, che non è mai solo “altro”, ma è anche il suo contesto sociale, il suo background culturale e tutto ciò che lo circonda.
Ci sono molti più modi di essere di quanti siamo convinti siano presenti nel mondo, ci sono molte più modalità di affrontare l’amore, la sessualità e l’identità di quanto immaginiamo e c’è molto più dolore, in tutte le sue forme, molto spesso annidato e nascosto ai nostri occhi. Scoprire nuove storie di identità, sessualità, amori e vite dà l’opportunità di guardare il mondo intorno a noi con occhi nuovi: magari straniti inizialmente, poi più consapevoli e, infine, realmente inclusivi. Ampliare le nostre prospettive ci consente di apprezzare le sfumature, non solo degli altri ma anche di noi stessi ed è questa un’altra riflessione a cui Ragazza, donna, altro ci pone di fronte: non più il rosa e il blu, non più il bianco o il nero, ma tanti colori e le sfumature di ognuno di loro.
La Londra descritta da Bernardine Evaristo è la Londra attuale che sta vivendo la Brexit, ma è anche la Londra che racchiude storie provenienti da diverse parti del mondo, con colori che vanno dal bianco al nero e le cui tonalità cromatiche sono molto più profonde e particolari di quanto potrebbero sembrare a un primo sguardo. L’autrice ritrae ogni personaggio del libro come se avesse in mano un pennello e a ogni pennellata, a ogni frase, dialogo o descrizione emerge a poco a poco una figura a tutto tondo che esce dal quadro e sembra quasi prendere vita. La bravura di questa scrittrice sta proprio nel creare con le proprie parole persone reali, che non hanno bisogno di far parte di una trama o di un romanzo perché esse stesse sono storie di per sé.
Ognuna di loro è collegata in qualche modo a un’altra e solo alla fine il lettore si accorge che, allontanandosi un momento e prendendo un respiro profondo, la conclusione del libro coincide con la visione di un quadro più grande, del quale fanno parte tutte le persone incontrate dalla prima pagina e molte di più. Ognuna di loro non è ferma, ma ha preso vita e continuerà a vivere nella mente dei lettori a lungo.
Ragazza, donna, altro insegna senza imporre una visione giusta o sbagliata, dimostra che per vivere ci sono molteplici strade che possono essere percorse, ognuna alla propria velocità e in qualsiasi direzione.
Non è un libro semplice: è crudo, doloroso e forte. In una parola è un libro potente. L’autrice racconta le storie di esseri umani senza giudicarli, nella loro umanità più vera e genuina. Una figlia strappata alla madre a soli quattordici anni, una coppia vittima di razzismo che cerca un posto in cui vivere ma viene rifiutata ovunque, stupri tenuti segreti come colpe, violenze da parte del proprio partner o della propria partner, violenze fisiche ma soprattutto psicologiche. Rapporti familiari complessi, la difficoltà di essere una madre progressista di fronte a una figlia che lo è ancora di più. L’amore tra anziani, tradimenti in famiglia, scoprirsi attratti anche dal proprio stesso sesso, crescere in una Londra che richiede lavoro, impegno e massima resa per poter guadagnare e produrre.
Tutto questo viene vissuto dalle protagoniste e dai protagonisti del libro, raccontato più volte ma da punti di vista differenti: pur essendo le stesse storie, viste con occhi diversi, sembrano le storie di altri, tanto che il lettore non può fare a meno di immaginare quanti punti di vista possano esistere attorno a un’unica persona, un unico gesto, un’unica vita. L’autrice dipinge questo libro come fosse un quadro costruendo storie dall’architettura perfetta.
Riesce a raccontare tutte queste vite senza fermarsi, usando pochissima punteggiatura, quasi volesse rendere l’idea di continuità della vita, delle identità e delle storie dei personaggi, che fluiscono in continuazione non solo nella propria vita ma anche nei rapporti con gli altri. La scelta di non usare molti segni d’interpunzione e soprattutto di non mettere punti fermi se non in rari casi, rende le storie raccontate dinamiche e soprattutto suggerisce l’idea che non servono punti, barriere, limiti o etichette: siamo persone che fluiscono e continuano a farlo, esseri umani che mutano col mutare degli eventi, che influenzano gli altri e sono a loro volta influenzati, pur mantenendo ognuno la propria unicità.
La forma di scrittura scelta dall’autrice riflette perfettamente il contenuto e il messaggio del libro, che non ha un unico finale, ma tanti finali aperti: pone punti di domanda senza suggerire le risposte.
Ragazza, donna, altro è amore, forza, dolore e vita in quante più possibili sfumature li si possa raccontare in 521 pagine, ma quello che non manca mai in nessun ritratto, in nessuna pennellata, in nessuna relazione umana è la speranza. Leggere Bernardine Evaristo porta a credere che possa esistere davvero un mondo migliore e più umano di quello in cui stiamo vivendo oggi e che tutto il dolore, tutta la fatica e tutte le violenze subite possano essere riscattati in inclusione, accettazione e conoscenza di tutto ciò che è altro da noi. Proprio per questo, l’ultima pagina di questo libro più che un epilogo vi sembrerà l’inizio di una nuova vita.