Del: 9 Febbraio 2021 Di: Laura Cecchetto Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta: Il ritratto di Dorian Gray

Può un quadro condizionare la vita di un uomo, fino a renderlo schiavo di sé stesso? Dorian, giovane e aitante ragazzo inglese, viene convinto dal famoso pittore Basilio Hallward a farsi ritrarre da lui. Il pittore, infatuato della bellezza di Dorian, realizza un quadro superbo, che a causa della sua bellezza diventa un’ossessione per il ragazzo, il quale si rammarica di non poter cristallizzare il suo aspetto così fresco e giovane, destinato alla decadenza della vecchiaia, desiderando che sia il quadro a deperire al posto suo. Perché ciò avvenga, sarebbe disposto a qualsiasi cosa.

Affascinato da Lord Enrico Wotton, cinico e dissoluto aristocratico, Dorian entra in società, diventando viziato e superficiale, insensibile se non alla propria causa, lascivo, abbandonando quell’aura di purezza e fragilità che lo avevano reso speciale agli occhi di Basilio. Questo moderno Narciso si accorge ben presto che la sua speranza è diventata realtà: il quadro che ha davanti si sta corrompendo, a causa della sua vita dissipata e del suo animo corrotto, mentre il Dorian in carne e ossa mantiene intatta la sua falsa purezza. Il quadro diventa dunque lo specchio della sua anima nera, celato in un angolo remoto della casa, lontano dagli sguardi di tutti: il fiore della giovinezza non sarebbe appassito, avrebbe intaccato solo la tela.

La sua vita gravita attorno al piacevole e al bello, al lusso sfrenato, ossessionato dalla vecchiaia e dedito dunque a godersi tutto ciò che la vita può offrire in termini di agi, svaghi, ignorando la propria coscienza – il quadro.                                        

Più passa il tempo, più Dorian prova piacere nel soffermarsi segretamente davanti a quella copia perversa di sé stesso, gioendo nel conservare la propria integrità fisica (ma non morale). Avido di vita, il rimorso fa capolino solo in brevi sprazzi di debolezza, subito scacciato via come un fantasma. Dopo aver rivelato a Basilio il suo terrificante segreto, uccide in un impeto d’ira colui che aveva realizzato quel fatale dipinto, considerato causa di tutti i suoi guai, e proseguendo la propria vita come se nulla fosse accaduto, soffocando i propri sensi per non venire sopraffatto.

Tuttavia, lentamente, il rimorso inizia a insinuarsi, più o meno consapevolmente, nelle crepe dell’animo di Dorian, causandogli un senso di angoscia perenne e portandolo a riflettere sugli orrori commessi nella propria vita, interrogandosi su un possibile spiraglio di redenzione che non esiste, perché il passato non si può cambiare. Decide di distruggere il quadro per liberarsi dai sensi di colpa e da quella presenza che da sempre lo osservava, ma trafiggendo il quadro, trafigge anche sé stesso. Spezzato il sortilegio, il quadro torna a raffigurare la sfolgorante bellezza giovanile di Dorian, lasciando a terra il cadavere ripugnante di un uomo.

Il culto dell’edonismo e della bellezza che pervade l’opera di Wilde è tanto antico quanto attuale.

Quanti si fermano solo all’esteriorità delle cose, mirano a qualunque costo a una forma perfetta imposta dai canoni sociali per sentirsi al posto giusto, nascondendo ciò che si è davvero o sacrificandosi in nome di una bellezza tanto effimera quanto pericolosa? Racchiudere il male in uno specchio non può che peggiorare questa ricerca della bellezza sbagliata, oltre che dannosa. Non esiste bellezza senza fatica, dolore e qualche lacrima. Ma è proprio questo che rende così speciale la bellezza, la strada che è stata percorsa per raggiungerla, unita alla capacità di apprezzare appieno ciò che si trova davanti ai nostri occhi.

Laura Cecchetto
Scopro il mondo e me stessa con il naso dentro a un libro, rifletto su ciò che mi circonda e prendo appunti. Narro ciò che leggo, e di conseguenza ciò che provo, per relazionarmi con ciò che mi sta attorno, possibilmente con una tazza di tè sulla scrivania.

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