Del: 23 Febbraio 2021 Di: Redazione Commenti: 0
L'impatto della pandemia sull'immigrazione

È ormai quasi un anno che la pandemia di Covid-19 va avanti, e chiunque, chi più chi meno, ha cominciato a sentirne il peso. Vi è in particolare una categoria di persone su cui l’emergenza sanitaria ha avuto un impatto catastrofico: gli immigrati.

Diversi studi dimostrano come le condizioni degli immigrati siano nettamente peggiorate in tutto il mondo nel 2020: un sondaggio ha documentato che essi ritengono che l’impatto del virus sulla qualità della loro vita sia, su una scala da 0 a 10, mediamente di 7.5.

In particolare è stato mostrato un alto grado di scontento riguardante le condizioni lavorative di questa categoria di persone, operanti principalmente nel settore agricolo: durante l’emergenza Covid si è registrato in tale ambito un incremento dell’orario di lavoro, di ore non registrate e di licenziamenti. Si è assistito anche ad un peggioramento della retribuzione. Le restrizioni messe in campo nei vari Stati per contenere la diffusione del Covid, inoltre, hanno largamente limitato le opportunità di lavoro e di guadagno, facendo calare il reddito dei migranti. Un rapporto dell’ONU mostra come, senza un reddito sicuro, molti di loro saranno costretti a tornare nei propri Paesi.

Aumento del tasso di disoccupazione tra gli stranieri e i cittadini locali, dalla metà del 2019 alla metà del 2020. Fonte: OECD

Va poi ricordato che il mercato del lavoro italiano è «rigidamente scisso su base etnica, con le occupazioni più rischiose, di fatica, di bassa manovalanza, precarie e sottopagate massicciamente riservate agli stranieri». Diversi migranti ripiegano anche su lavori in nero, privi di qualsiasi tipo di tutela: ciò avviene soprattutto tra gli extracomunitari irregolari, aumentati esponenzialmente nel 2020, che a causa del loro status non possono arrivare ad ottenere un contratto di lavoro ufficiale.

L’alto numero di immigrati irregolari ha come altra necessaria conseguenza la grande quantità di immigrati esclusi dai Servizi sanitari nazionali o dai programmi di protezione sociale che faciliterebbero il loro accesso alla salute e ai servizi sociali. Molti infatti, frenati dalla paura del rimpatrio, non osano inserirsi in queste importanti iniziative. Ciò risulta un grave problema, soprattutto perché, a causa di una maggiore incidenza della povertà tra i migranti e delle condizioni di sovraffollamento delle strutture di accoglienza e dei loro posti di lavoro, gli immigrati presentano un rischio molto più alto di contrarre il Covid-19 rispetto al resto della popolazione: secondo degli studi almeno il doppio.

Persino la loro salute mentale si trova a rischio: più della metà dei migranti partecipanti al sondaggio ha sostenuto che il Covid-19 li abbia farti sprofondare nella depressione, nell’ansia, ma soprattutto nella solitudine, essendo chiusi, del tutto o in parte, i luoghi dove normalmente essi portano avanti attività di socializzazione e si integrano del tessuto socio-culturale del paese che li ha accolti.

Tra questi centri di ritrovo troviamo ai primi posti la scuola e i corsi di lingua. La loro chiusura e la didattica a distanza hanno posto gli immigrati e i loro figli in una posizione di svantaggio: infatti è più facile che essi non abbiano accesso ad un computer o ad una connessione internet, e il 40% di questi non parla la lingua del paese ospitante a casa. Una simile situazione può costituire un grave peggioramento dell’integrazione dei migranti nel Paese.

Accesso a computer e a connessione internet tra i ragazzi di 15 anni. Fonte: OECD

L’aggravamento delle condizioni di vita dei migranti durante la pandemia è stato purtroppo accompagnato anche da una significativa difficoltà per i governi nell’affrontare questo fenomeno.

Secondo Alessio D’Angelo, della University of Nottingham, la pandemia ha «messo in luce tutte le criticità e le insufficienze del sistema europeo in materia di migrazioni economiche e diritti». Drahoslav Štefánek, Rappresentante speciale per le migrazioni e i rifugiati del Consiglio d’Europa, sostiene siano due i grandi problemi che gli Stati si sono trovati ad affrontare in materia di immigrazione: da una parte il bilanciamento tra il sovraffollamento dei campi per migranti e la necessità di misure di distanziamento sociale, dall’altra il bilanciamento tra il rispetto dei diritti umani e la necessità di chiusura delle frontiere.

Si tratta di dilemmi che vedono scontrarsi la protezione dei diritti fondamentali con le misure di contenimento della pandemia: una lotta che va avanti da un anno. Si riuscirà a trovare un compromesso?

Articolo di Sofia Carra.

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