Del: 6 Marzo 2021 Di: Costanza Mazzucchelli Commenti: 0
Intervista a Laika MCMLIV, "attacchina" romana

Laika MCMLIV è una Street Artist (o “attacchina”, come lei stessa si definisce) romana che ormai da quasi due anni sta facendo molto parlare di sé e delle sue opere, a partire dal poster raffigurante Daniele De Rossi, passando per quello che ritrae Patrick Zaki e Giulio Regeni, fino all’ultimo progetto in cui denuncia la situazione dei migranti lungo la rotta balcanica. L’artista ha scelto di mantenere l’anonimato e non svelare la propria identità, celata dietro a una maschera bianca e un distorsore della voce: ciò consente a Laika di esprimersi più liberamente e, al contempo, porta lo spettatore a essere estremamente stimolato e incuriosito.

Abbiamo avuto la possibilità di porle qualche domanda per conoscerla più da vicino.


Chi è e come è nata Laika MCMLIV?

Ho iniziato la mia attività di attacchina con lo pseudonimo di Laika MCMLIV nella primavera del 2019. Il progetto da cui è scaturita l’idea è stato poi l’embrione di No Eyez On Me. Ho fatto vedere ad alcuni amici un po’ di idee e, per gioco, ho cominciato. Le prime cose uscite sui muri sono state stickers, poi, nel giro di poco, sono passata ai poster: prima Greta Thumberg con la faccia di Craxi, poi Daniele De Rossi, il primo lavoro che mi ha portato un po’ sotto i riflettori, quindi Bomba Anarchica e No Eyez On Me. Pian piano il progetto ha cominciato a prendere sempre più forma e sono riuscita a trattare sempre più tematiche, oscillando in continuazione tra il serio e il faceto.

Il mio nome è un omaggio alla cagnolina Laika, il primo essere vivente nello spazio, nata nel 1954. Per me vuol dire “puntare allo spazio”, non porsi limiti e, al contempo, osservare le cose in lontananza, dallo spazio appunto, distinguendone le forme con maggior chiarezza e precisione. Penso che sia necessario astrarci da noi stessi per poter avere una visione più oggettiva e disincantata del mondo circostante.

 DDR - IN HOC SIGNO VINCES - Omaggio a Daniele De Rossi (opera di Laika MCMLIV)
DDR – IN HOC SIGNO VINCES – Omaggio a Daniele De Rossi

Per lei cosa significa fare arte? Quale legame intercorre tra arte e politica, arte e società?

Per me fare arte significa provare a far dialogare una parte del mio spirito con il mondo esterno: in questo credo ci sia molto di politico perché si tratta di mettere in relazione il singolo con la comunità. Se prendiamo l’etimologia greca della parola “politica”, vediamo che era il termine in uso per designare tutto ciò che apparteneva alla dimensione della vita comune. Dato per assunto questo, penso che ogni espressione artistica abbia connaturato in sé un significato politico e sociale, a volte manifesto, a volte più nascosto. Tutto ciò è ancora più vero per l’arte urbana, laddove la strada diventa un museo a cielo aperto, la galleria d’arte più democratica del mondo.

La strada è lì, a disposizione di tutti. Bisogna averne rispetto ed essere consapevoli del fatto che qualunque opera finisca in strada non è più dell’artista, ma di tutti. La street art è viva perché le strade e chi le abita sono in continuo mutamento.

Come sceglie i personaggi e le storie che reputa degne di essere raccontate? Inoltre, il luogo in cui apporre l’opera e il supporto su cui realizzarla come sono legati al soggetto rappresentato?

La scelta dei soggetti è quasi sempre istintiva. Magari leggo, ascolto o vedo qualcosa che mi colpisce e decido di iniziare a disegnare. Tante volte apro e chiudo progetti senza arrivare a compimento del lavoro perché perdo interesse; molte altre mi immergo completamente finché non ho tirato fuori qualcosa. Ci sono idee che rimangono in sospeso per mesi e che poi riprendo all’improvviso, mentre altre le inizio e finisco in una giornata. Il filo che unisce le storie che ho raccontato è che mi smuovano un’emozione: positiva o negativa, ma comunque sempre forte.

Il luogo è assolutamente fondamentale: ogni opera ha la sua giusta cornice ed è imprescindibile per me ricercarla. È parte integrante dell’opera. Per fare un esempio: il poster con Patrick Zaki e Giulio Regeni non avrebbe avuto lo stesso senso se non l’avessi attaccato davanti all’ambasciata d’Egitto.

L'abbraccio - Patrick Zaki e Giulio Regeni (opera di Laika MCMLIV)
L’abbraccio – Patrick Zaki e Giulio Regeni

I quattro poster di Life Is Not A Game, realizzati per denunciare le condizioni dei migranti lungo la rotta balcanica e affissi in Bosnia Erzegovina, sono un’ulteriore conferma della sua attenzione e sensibilità per storie rilevanti, ma talvolta poco raccontate poco dai media tradizionali: quando ha deciso di realizzare le opere e come ha portato avanti il progetto? Che reazioni ha suscitato?

Mi è capitato di vedere alcuni reportage dal campo di Lipa e ho voluto approfondire. Quindi ho iniziato a disegnare. La prima opera che ho realizzato è quella dell’uomo di spalle con le cicatrici che formano le lettere EU. Non avevo ancora deciso di andare in Bosnia, sapevo solo di voler dire qualcosa sul tema. È stata la ricerca della cornice adatta a spingermi ad andare. Mentre disegnavo pensavo a dove attaccare i poster e non c’era nessun luogo a Roma, dove vivo, che fosse adeguato. Così ho deciso di andare lì, anche per capire se ciò che avevo creato corrispondesse alla verità, se raccontasse in modo sincero la situazione. Sono partita un po’ all’avventura, anche in modo incosciente a pensarci bene, ma sono stata fortunata. Ho avuto la possibilità di parlare con tante persone che hanno viaggiato sulla rotta balcanica fino in Bosnia, di conoscere le loro storie e condividere le mie idee e i miei lavori con loro. Non so se questo piccolo gesto possa essere utile in qualche modo alla causa di chi si trova bloccato alle porte dell’Europa. So però che è importante parlarne e mostrare ciò che accade a due passi da casa nostra e spero, in qualche modo, di aver contribuito a questo processo.

 #1 Life Is Not A "Game": Stop Violence - #Refugeeswelcome (opera di Laika MCMLIV)
#1 Life Is Not A “Game”: Stop Violence – #Refugeeswelcome

La Street Art è un’arte che a primo impatto appare di facile comprensione, ma che successivamente fa scaturire numerose riflessioni complesse: quali sono i pro e quali i contro – se ci sono – di questo tipo di arte?

Non credo possano esserci dei contro a questo tipo di arte, almeno non me ne vengono in mente. La sua forza è che, stando per strada, deve essere, almeno a mio modo di vedere, tagliente, irriverente, immediata. Deve colpire qualcuno che passa di lì per caso e non sa cosa troverà, non si aspetta di vedere qualcosa su un muro. Se riesci a far fermare una persona davanti a una tua istallazione hai fatto centro: da lì discendono tutte le riflessioni più o meno complesse e articolate, ma sono dell’idea che il primo impatto sia quello che fa la differenza.

Molte sue opere (ad esempio, No Eyez On Me Project) si basano sull’ironia e l’ossimoro, in un modo che a me ha ricordato l’umorismo di Pirandello: questa sua scelta è volta a sfidare continuamente l’osservatore e a fargli mettere in discussione le proprie certezze?

È esattamente così. In No Eyez On Me questo concetto è proprio alla base del progetto: dire la verità attraverso il suo contrario, scrivere in faccia, rendere palesi le bugie. Di base cerco quasi sempre di inserire nei miei lavori un punto di vista ironico, spesso attraverso l’uso di ossimori. Poi è chiaro che ci sono dei temi che si prestano di più e altri di meno.

 No Eyez On Me Project (opera di Laika MCMLIV)
No Eyez On Me Project

Sono numerosi i soggetti romani da lei rappresentati, come in Bomba Anarchica o La Roma Che Mi Manca: qual è il legame con la sua città? Quale, invece, il rapporto con l’amministrazione cittadina e la sindaca Raggi, ritratta in tenuta antisommossa e fascia tricolore in Virginia Raggi – Make Roma Great Again?

Roma è casa mia, un po’ una seconda pelle: posso andare ovunque ma alla fine ritorno sempre. A parer mio è una miniera d’oro per qualsiasi genere di artista. Credo che le arti abbiano terreno fertile in luoghi carichi di contraddizioni e Roma lo è. Una città quasi immutabile, elefantiaca nei suoi movimenti, che sa di sopravvivere a tutto e, proprio per questo, è in rovina. È una sorta di animale preistorico stanco e affascinante. Non puoi che trarre ispirazione da un luogo così e, di conseguenza, dagli abitanti che la rendono viva.

Per quel che riguarda l’amministrazione, ho rappresentato Virginia Raggi sia in No Eyez On Me, in cui la definivo una “turista”, che nell’altra opera citata, realizzata in occasione dello sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, e non penso di essere stata particolarmente tenera.

L’unico rapporto diretto che ho avuto con l’amministrazione è stato in occasione della realizzazione del murale per Soumaila Sacko, che è stato patrocinato ed autorizzato dal Municipio VIII e, con loro, è andato tutto molto bene.

Virginia Raggi - Make Roma Great Again (opera di Laika MCMLIV)
Make Roma Great Again – Virginia Raggi

Se avesse l’opportunità di lavorare con un artista del presente o del passato, chi sceglierebbe? Per realizzare cosa? È una domanda molto difficile. Ammiro tanti artisti, del presente e del passato, ma non mi permetterei mai nemmeno di pensare di poter collaborare alla pari con loro. Faccio un nome solo: mi piacerebbe “andare a lezione” da Mimmo Rotella.

Immagine di copertina: Laika MCMLIV.

Costanza Mazzucchelli
Classe 2000, studentessa di Lettere. Guardo il mondo attraverso i miei occhiali spessi, ascolto e leggo, poi scrivo di ciò che ho imparato.

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