Del: 19 Aprile 2021 Di: Federico Metri Commenti: 0

Gli anni ’70 si aprono con una guerra fredda in corso, paesi in piena crisi monetaria e le distanze sociali sempre più dilatate con abissi culturali che dividono le generazioni. L’Inghilterra è stata il paese simbolo del cambiamento e i suoi artisti, che spesso tendono a riflettere su cosa accade attorno a loro, non sono rimasti a guardare e per tutto il decennio hanno mostrato le contraddizioni e i problemi di un periodo spartiacque per l’uomo. I Pink Floyd e i Genesis con The dark side of the moon Selling England by the pound hanno cantato i problemi sociali ed economici e Stanley Kubrick, già uno dei registi più acclamati a livello mondiale, nel 1971 ha voluto mostrare con il film Arancia meccanica tutti le criticità che intravedeva in quel periodo e le successive conseguenze. 

Ambientato in un futuro prossimo, Alex è un ragazzo di periferia, eccentrico e appassionato di musica classica.

Insieme ai suoi amici si diverte la sera a bere latte modificato e dedicarsi alla violenza. La banda dei drughi si diverte a picchiare i senzatetto, scontrarsi con i gruppi neonazisti ed entrare nelle case degli estranei per stuprare le mogli davanti ai loro mariti. La mattina poi tornano a casa, stanchi, distrutti ed infelici di tornare in una realtà che sentono lontana. Alex si sente il capo del gruppo e ogni volta che uno dei suoi compagni tenta di prendere l’iniziativa non si pone problemi a ristabilire l’ordine e la sua posizione di leader. Una sera però gli altri drughi lo incastrano e riescono a farlo arrestare dalla polizia mentre si è intrufolato in casa di una vecchia signora con cui ha anche uno scontro fisico.

In un istante la vita di Alex cambia completamente. Si scopre che la donna con cui ha lottato è morta e viene condannato a quattordici anni di carcere. Si ritrova così da essere un ragazzo libero e violento ad essere rinchiuso a sottostare a regole che non ha mai voluto seguire. Il punto di svolta è quando accetta, in cambio della libertà, di essere la prima persona a testare la cura Ludovico, un esperimento studiato dal governo per trasformare le persone cattive in esseri impersonali e passivi per garantire la pace nel paese. Alex diventa così un’altra persona e il problema sarà tornare in una società che non è cambiata, affrontare il suo passato e gli errori che ha commesso in un finale profondamente reale. 

Arancia meccanica fa emergere perfettamente la spaccatura che stava diventantando sempre più ampia tra due generazioni che comunicavano sempre meno e la genialità di Kubrick è stata l’umiltà di far emergere entrambi i lati allo stesso modo, senza prendere una posizione che oggettivamente è impossibile da assumere. Da un lato la violenza vuota e immotivata di un giovane che lotta contro i suoi demoni interiori, dall’altro un organo politico che lo sfrutta per i propri interessi e nessuna delle due parti ha intenzione di comunicare con l’altra, così da diventare tutti burattini di un problema che risiede alla radice. 

Arancia meccanica è un film che colpisce, che riesce a disturbare e infastidire talmente è reale il futuro che descrive.

Alex si sente perso, non capito e l’unica cosa che riesce a fare è distruggere gli altri per non ascoltare il vuoto che ha dentro, lo stato invece che non ha voglia di avvicinarsi ad una realtà che non conosce e preferisce annullare chi è diverso per avere in pugno l’opinione pubblica. Una distopia futura che è tutt’altro che lontana rispetto a quello che il mondo ha visto e continua a vedere. Il mondo che ha descritto Kubrick è senza l’uso della parola, dove la violenza si combatte con la violenza, dove il libero arbitrio è ormai un lontano desiderio e solo l’arte, come le sinfonie di Beethoven e Rossini che accompagnano tutto il film, rimane l’ultima spinta vitale

Federico Metri
Assiduo lettore, appassionato di cinema e osservatore del mondo. Comunico attraverso una scrittura personale e senza filtri.

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