Il Decreto Semplificazioni vuole, come suggerisce il nome stesso, semplificare, snellire l’immensa mole di procedure burocratiche che caratterizzano il sistema italiano. Tra gli oggetti di questo processo di facilitazione rientra anche il Codice dei Contratti Pubblici, il quale, tra i vari ambiti, regola le procedure riguardanti gli appalti pubblici, ossia quelle tipologie di contratto per cui un soggetto terzo si fa carico della realizzazione di un servizio o di un’opera per conto dello Stato.
L’alleggerimento delle procedure per quanto riguarda gli appalti costituisce un terreno particolarmente insidioso, bisogna infatti trovare il giusto equilibrio tra velocità e trasparenza.
Già prima della crisi economica derivante dalla pandemia, l’Unione Europea attraverso tre direttive (2014/23/UE, 2014/23/UE e 2014/25/UE) aveva raccomandato dei criteri fondamentali da seguire nell’ambito degli appalti pubblici. Innanzitutto, si preme perché venga utilizzato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, poi si richiede una semplificazione delle procedure per appalti di minore entità favorendo la partecipazione delle piccole e medie imprese (che in Italia costituiscono più del 90% delle aziende), concedendo un’attenzione particolare al contrasto della corruzione e proponendo una digitalizzazione degli appalti (e-procurement). Sempre con i provvedimenti del 2014, inoltre, l’UE aveva stabilito delle soglie comunitarie, ossia dei valori economici oltre i quali le gare d’appalto diventano di interesse sovra-nazionale.
L’Italia ha fatto fatica ad allineare i procedimenti in maniera adeguata rispetto le richieste europee. Secondo il report riguardante le procedure per gli appalti pubblici degli Stati membri del 2019 condotto dalla Commissione Europea, infatti, l’Italia risulta tra i Paesi peggiori, peccando soprattutto nella presenza di gare non competitive (il 32% degli appalti ha solo un potenziale acquirente), nello scarso coinvolgimento delle PMI e nella rapidità e nella trasparenza delle assegnazioni.
Se si vuole fare un esempio di un caso eclatante, nel suo libro Riprendiamoci lo Stato. Come l’Italia può ripartire, il Dott. Tito Boeri, Presidente dell’INPS dal 2014 al 2019, racconta la sua esperienza all’Istituto per quanto riguarda l’assegnazione dell’archivio cartaceo a una ditta esterna avvenuta per anni senza il rispetto delle pratiche concorrenziali. In pratica, nonostante le lungaggini burocratiche che rallentano i procedimenti, non sarebbero garantite nemmeno la trasparenza e la corretta attribuzione degli appalti. Un sistema tutto da rivedere.
La crisi del 2020 e il Recovery Fund sembrerebbero però aver dato una spinta verso il cambiamento.
La necessità di dare rapida attuazione a quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha inevitabilmente condotto alla ricerca di una semplificazione delle procedure della quale si è discusso a lungo, proponendo diverse soluzioni, tra cui la sospensione del Codice stesso, che tuttavia non costituisce una soluzione a lungo termine dei problemi intrinsechi alle procedure. La stessa AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è intervenuta proponendo suggerimenti su come migliorare la concorrenza, importante specialmente in questo ambito che ricordiamo essere di grande rilevanza, costituendo l’11% del PIL italiano e il 20% della spesa pubblica, suggerimenti che sono stati in gran parte recepiti del PNRR proposto dal governo Draghi.
Si arriva così a qualche giorno fa, il 30 giugno 2021, giorno nel quale il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega per l’aggiornamento del Codice dei contratti pubblici.
Norme più semplici e chiare per assicurare efficienza e tempestività nell’affidamento, la gestione e l’esecuzione di contratti e concessioni; tempi certi per le procedure di gara, per la stipula dei contratti e la realizzazione degli appalti, comprese le opere pubbliche che dovranno essere sempre più orientate all’innovazione e alla sostenibilità; rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti.
Sono le principali novità riferite dalla comunicazione del Ministero delle infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, modifiche che sembrano in linea con quanto richiesto sia dalle direttive del 2014 sia dalle esigenze del PNRR. Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giannini, ha commentato l’approvazione: «Lo scopo è fare presto, fare bene, nel pieno rispetto delle norme in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro tutela dei lavoratori, di trasparenza e di legalità».
A questo punto il Governo dovrà adottare nei prossimi sei mesi i decreti legislativi necessari per disciplinare gli appalti, un compito sicuramente delicato se si ambisce a un cambiamento non solo mirato a semplificare meramente le procedure per andare incontro all’urgenza del momento, ma che garantisca un funzionamento efficiente e trasparente a lungo termine.