È il 1874 quando a Parigi, nello studio del fotografo Felix Nadar, un gruppo di pittori ufficialmente presentatosi come Societé Anonyme espone opere che, rompendo i legami con la tradizione e suscitando non poche polemiche, aprirono un nuovo capitolo per la storia dell’arte.
Il nuovo movimento, all’interno del quale vi erano Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir e altri, passa alla storia come Impressionismo, dalla definizione che il critico d’arte Louis Leroy diede sulla base del celebre quadro di Monet Impression, Soleil levant. Ad apparire sulle tele non erano più i tradizionali paesaggi rappresentati secondo le norme accademiche, bensì le impressioni immediate che questi spettacoli naturali suscitavano nell’artista.
Un abbandono delle forme tradizionali si ebbe anche nella musica, dove, per comunicare le impressioni suscitate dalla natura, l’ascoltatore venne trasportato in atmosfere oniriche ed evanescenti. Se nella pittura si sperimentò un nuovo utilizzo del colore per riprodurre luci e movimenti, nella musica si pose l’attenzione sul timbro del suono che diveniva vago e sfumato.
In Claude Debussy (1862-1918), compositore e pianista francese, considerato uno dei massimi esponenti del simbolismo musicale, i fondamenti della nuova corrente emergono chiaramente.
La raccolta Estampes (in italiano Stampe), composta nel 1903, comprende tre brani dal forte carattere descrittivo che offrono all’ascoltatore un viaggio fra tre paesaggi molto diversi, ma tutti e tre descritti con abilità sorprendenti. Lo stesso Debussy annunciò così il titolo: «Quando uno non può pagarsi un viaggio, bisogna immaginarlo con la fantasia».
Il nostro viaggio parte dall’Oriente, con le meravigliose pagode rievocate dai delicati accordi del primo brano, appunto Pagodes, dove l’atmosfera suggestiva è ottenuta con un ampio uso dei pedali e con la presenza costante degli accordi alla mano sinistra. Proseguiamo poi arrivando in Spagna con La soirée dans Grenade: qui, un breve motivo iniziale viene in seguito sostituito da un secondo motivo più marcato, come fossero accenni fugaci a melodie udite in lontananza in una calda notte a Granada.
Probabilmente in Francia, l’ascoltatore si potrebbe immaginare l’ultima atmosfera, suggerita da Jardins sous la pluie. La tonalità minore del brano si sviluppa in motivi che ricordano cantilene infantili e l’iniziale scroscio della pioggia dei suoni precisi e regolari si sviluppa fino a divenire il violento acquazzone degli accordi in fortissimo.
Bibliografia: libretto inserito nel CD allegato al n. 266 della rivista Amadeus.
Immagine di copertina: Impression, Soleil levant di Claude Monet (1872).