Del: 7 Luglio 2021 Di: Letizia Bonetti Commenti: 0

Quando arriva alla fermata Missori della metro gialla e sbuca sul piano stradale lo studente diretto in Via Festa del Perdono può ammirare la Via Larga con i suoi palazzi e la linea del tram. Se volge lo sguardo verso l’alto noterà un edificio alto e dalla forma insolita che prende il nome di Torre Velasca.

Odiato da alcuni e amato da altri, il grattacielo di 106 metri è oggi uno dei simboli della città di Milano e parte integrante del suo skyline. 

La storia della Torre Velasca inizia nel 1950, quando lo studio BBPR (composto dagli architetti Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers) riceve l’incarico di progettare un complesso polifunzionale a poche centinaia di metri dal Duomo. L’area individuata è quella attorno alla Piazza Velasca, distrutta dal bombardamento degli Alleati del ’43; l’obiettivo è quello di riqualificare la zona, in linea col progetto di rinascita che interessa Milano in quegli anni cosiddetti della ricostruzione. La realizzazione dell’edificio è possibile grazie ad una concessione che il Comune di Milano rilascia alla società Ricostruzione Comparti Edilizi S.p.A. per costruire una torre di altezza eccezionale in cambio della trasformazione di una parte delle aree in suolo pubblico. 

La Torre Velasca, come teorizzato da Ernesto Nathan Rogers, cerca di offrire una visione non troppo dogmatica della modernità, capace di dialogare con il contesto storico e urbano piuttosto che contrapporsi ad esso. Il grattacielo rappresenta così un omaggio a Milano e al suo carattere gotico e brutalista, ma anche una rivisitazione moderna della torre del Filarete al Castello Sforzesco. Fin dalle prime bozze del progetto gli architetti delineano una torre a forma di fungo, con la parte superiore più larga di quella inferiore.

Le abitazioni (dal 19° al 25° piano) necessitano di una profondità maggiore del corpo di fabbrica rispetto agli uffici (dal 2° al 10° piano) e agli studi professionali con abitazione annessa (dall’11° al 17° piano). Ognuno dei 72 appartamenti prevede una loggia, quasi mai allineata col piano superiore e inferiore: ciò determina un’articolazione plastica di chiaroscuri che conferisce ai prospetti del corpo superiore un dinamismo maggiore rispetto al fusto.

Nelle fasi di ricerca iniziali si immagina una torre rivestita da un curtain wall vetrato, sostenuta da una struttura in acciaio. A questa idea si preferisce però una soluzione in cemento armato, che consente di ridurre i costi di un quarto. La struttura presenta i noti possenti costoloni rastremati che percorrono le facciate e si allargano al diciottesimo piano, mentre il telaio strutturale è coperto da pannelli prefabbricati in cemento e graniglia di marmo rosato disposti in maniera irregolare. 

Così come ai tempi della sua realizzazione, la Torre Velasca è ancora oggi al centro del dibattito tra critici: un assoluto capolavoro secondo Philippe Daverio, il figlio brutto a cui volere bene comunque per Sgarbi e per nulla un’opera controversa bensì qualcosa di cui essere orgogliosi e fieri secondo il parere di Stefano Boeri. Nonostante siano in molti ad affermare la bruttezza dell’edificio esso rimane, assieme al grattacielo Pirelli di Gio Ponti, uno dei simboli della ricostruzione di Milano

Il 21 giugno 2021 si è tenuto un concerto dal terrazzo dell’ultimo piano della Torre, in occasione della prima restaurazione dell’edificio. Una riqualificazione che non poteva che essere fatta dopo la pandemia, in un momento in cui è forte la voglia di ripartire. L’evento è stato promosso da Hines, investitore e sviluppatore della Torre Velasca, e protagonista è stata l’orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala. L’edificio è ora avvolto da un esoscheletro di ponteggi ricoperto da un telo che, con l’effetto di un trompe l’oeil, riproduce le sue caratteristiche forme. 

Letizia Bonetti
Sono Letizia e studio giurisprudenza a Milano, anche se dall'accento bergamasco non si direbbe. Nel tempo libero mi piace nuotare, mangiare gelati e scrivere per Vulcano Statale.

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