È attiva la raccolta firme per proporre un referendum che andrebbe a depenalizzare la coltivazione e la detenzione della Cannabis (con qualsiasi livello di THC e CBD) per utilizzo personale; inoltre, si firma per eliminare le sanzioni amministrative come la sospensione della patente di guida nel caso di possesso della sostanza sul veicolo.
I promotori dell’iniziativa sono moltissimi, ad esempio troviamo ai primi posti l’Associazione Luca Coscioni, che ha non solo raggiunto la soglia delle 500.000 firme per la proposta del referendum Eutanasia legale, ma l’ha anche superata toccando il numero di 750.000; oppure anche Meglio legale, una nuova campagna che si occupa di decriminalizzare l’uso delle sostanze stupefacenti.
Ad oggi, infatti, per la detenzione di droghe leggere ci riferiamo all’Art. 73, che prevede una sanzione penale che varia fra i 6 mesi e i 4 anni di reclusione in carcere, sempre che i requisiti determinino che l’utilizzo fosse solo a scopo personale. Per giungere al verdetto si va infatti a verificare il possesso di materiali da confezionamento della sostanza, come i bilancini ad esempio. Tuttavia, questa valutazione viene fatta dal singolo tribunale e quindi è piuttosto variabile.
Per quanto riguarda la coltivazione della Cannabis, essa è vietata in qualsiasi caso (anche fosse per uso personale) quando questa superi i livelli di THC consentiti, ovvero lo 0,2%.
Nel caso in cui ci si metta alla guida avendo la sostanza nel veicolo, la situazione si aggrava. Oltre alla sanzione penale per la detenzione di Cannabis, infatti, se il personale di polizia ferma un conducente che a suo parere risulta essere “alterato”, può disporre della sospensione della patente fino a ulteriori analisi. A questo punto, in caso di positività, si può giungere anche al divieto di riottenere la patente.
Lo scrittore e giornalista Roberto Saviano si era già proclamato a favore di iniziative sulla legalizzazione nel 2016, quando poi era stata promulgata la Legge 242 del 2 Dicembre 2016, dicendo che “legalizzare significa regolamentare”. Questa legge ha permesso l’inizio di coltivazione di canapa regolamentata, quindi impiegando dei semi certificati che contengano i livelli minimi di THC.
È chiaro che un referendum di questo tipo non sia un invito a utilizzare Cannabis, bensì un modo per togliere terreno a sostanze che vengono tutt’oggi gestite dalle mafie. Certamente questo non è l’unico prodotto gestito da questi gruppi organizzati, ma costituisce una parte dei loro guadagni, quindi spingere verso la legalizzazione ha buone prospettive di far diminuire i traffici illegali.
Infine, a causa degli effetti del proibizionismo utilizzare Cannabis non è, ad ora, sicuro. Quando il traffico è lasciato nelle mani di grandi organizzazioni che operano lontano dalle luci dello Stato, infatti, il prodotto che giunge al consumatore è di dubbia provenienza. Il successo della proposta di referendum potrà quindi portare anche a una qualità migliore e più controllata dei prodotti stessi.