Le luci della ribalta della scena letteraria mondiale sono tutte puntate sul neo-vincitore del premio Nobel per la Letteratura 2021, Abdulrazak Gurnah, scrittore tanzaniano tra i più eminenti rappresentanti della letteratura africana post-coloniale.
Il premio Nobel fu istituito nel 1901 secondo disposizione testamentaria di Alfred Nobel.
Il padre della dinamite decise di consacrare la sua immensa eredità all’assegnazione di cinque riconoscimenti nell’ambito della letteratura, della pace, della chimica, della fisica e della medicina e solo nel 1969 il premio fu esteso anche in campo economico. Ogni anno diverse commissioni svedesi (o norvegesi per il Nobel della Pace) sono chiamate a insignire «coloro che, durante l’anno precedente, più abbiano contribuito al benessere dell’umanità». Nobel aveva accumulato, infatti, un ingente patrimonio dopo anni di imprenditoria nel campo degli esplosivi e nel commercio delle armi, tanto che il premio in denaro viene ancora oggi finanziato attingendo dagli interessi sul capitale della sua eredità.
L’annuncio della vittoria per il premio Nobel per la Letteratura 2021 è arrivato pressoché a sorpresa per lo stesso Abdulrazak Gurnah, il quale racconta in un’intervista che ricevette la fatidica chiamata mentre stava sorseggiando del tè e incredulo credette che si trattasse di uno scherzo. La sua nomina a vincitore ha anche disatteso ampiamente ogni previsione per questa edizione 2021. Per ragioni di privacy, la lista completa dei candidati può essere resa nota solo cinquant’anni dopo l’assegnazione del premio stesso, ma di sicuro i nomi più chiacchierati come papabili vincitori erano Haruki Murakami (Kafka sulla spiaggia, 2002; Norwegian Wood, 1987), Amos Oz (Una storia di amore e di Tenebra, 2002) e Margareth Atwood (Il racconto dell’ancella,1985; L’assassino cieco, 2000).
Quest’anno la giuria ha scelto di dare un valore pregnante e attuale al premio, convergendo l’attenzione della platea mondiale di lettori sulle tematiche di migrazione e sulla crisi attuale a essa connessa, premiando Abdulrazak Gurnah «per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti».
Lo scrittore infatti, da ex rifugiato politico, riflette nei suoi romanzi tutta l’autenticità della sua storia, che regala alla sua produzione letteraria uno slancio e una forza tutti autobiografici, ruotando attorno al tema cruciale dell’identità in relazione alla memoria personale e culturale.
Abdulrazak Gurnah nasce infatti nel 1948 in Tanzania sull’isola di Zanzibar. Per via delle violenze scatenate dalla rivoluzione del 1964, che avrebbe poi deposto il sultano Jamshīd bin ʿAbdullāh, lo scrittore, in quanto membro del gruppo etnico arabo perseguitato, fugge dai conflitti per trovare asilo in Inghilterra, nel Kent. Nel 1980 ottiene una cattedra di insegnamento alla Bayero University Kano in Nigeria, per poi conseguire un dottorato di ricerca nel 1982 nell’Università del Kent, Canterbury, dove successivamente viene nominato professore di Post-Colonial Literature e direttore di Dipartimento fino al suo recente pensionamento.
La sua produzione letteraria consta di dieci romanzi, oltre che di una costellazione di short stories e saggi e, se lo swahili è la sua lingua di origine, l’inglese è ben presto diventato la sua lingua letteraria. «I dedicate this Nobel Prize to Africa and Africans and to all my readers» scrive su Twitter e difatti si può dire che suoi romanzi si inscrivono nel solco della sua vivida esperienza sì personale, ma anche così simile a quella di migliaia di migranti negli ultimi anni. Slittando su un piano più storico, tanto i suoi interessi da studioso, quanto gli intrecci dei suoi romanzi obbligano, inoltre, a rapportarsi con un passato coloniale e con le conseguenze stesse della decolonizzazione con cui globalmente si è sempre stati restii a fare i conti.
Tra i titoli di maggiore successo figurano Paradise (1994), Desertion (2005) e By the Sea (2001), tradotti e pubblicati in Italia da Garzanti, sebbene di recente la casa editrice ne abbia perso i diritti. Difatti, l’autore non compare più nel catalogo di produzione e, pertanto, chi volesse cimentarsi in italiano con questo brillante interprete letterario fresco di Nobel dovrà aspettare ancora qualche tempo o procurarsi copie già in circolazione.