Del: 9 Ottobre 2021 Di: Laura Colombi Commenti: 0

L’immagine di copertina è stata scattata durante la manifestazione dei Comitati No Green Pass in largo Richini dell’8 ottobre.


Nelle ultime settimane chi polemizza con l’obbligo di Green pass in università ha parlato di pensiero unico e della mancanza di uno spazio di confronto. Per questo motivo ci è parso opportuno dare spazio alla questione, con particolare attenzione a ciò che sta accadendo in Statale. 

Ricapitoliamo brevemente i fatti iniziando dal principio: ormai della scorsa estate (5 agosto) un decreto del Consiglio dei Ministri ha stabilito l’obbligo di Green pass negli ambienti universitari, dunque anche per gli studenti. Le contestazioni non si sono materializzate subito, ma hanno preso avvio con un mese di ritardo e sono partite dalla penna dei docenti universitari. In particolare, ha attirato molta attenzione l’appello contro il Green Pass sottoscritto, tra i volti noti, anche dallo storico dell’università del Piemonte orientale Alessandro Barbero. Secondo il contenuto dell’appello, reso noto a inizio settembre, il Green pass limiterebbe la libertà personale e il fondamentale diritto allo studio, introducendo discriminazioni. Si fa riferimento alla «penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti» e si auspica infine l’avvio di un dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto, incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca. 

Secondo il sito di notizie lavoce.info, l’appello dei docenti universitari “No al Green pass” ha ricevuto molta attenzione dai media ma ha raccolto poche firme (solo il 6,6 per mille dei docenti). Il rettore della Statale Elio Franzini ha dichiarato in un’intervista a Repubblica che «da noi (in Statale, ndr) i No Vax sono pochissimi e non sono un problema, solo un fastidio». All’agenzia Adnkronos sempre Franzini ha detto che «c’è libertà di esprimere le proprie idee, ma c’è anche il dovere da parte dei docenti di rispettare le regole che sono stabilite per la salute pubblica e per poter tornare in presenza a fare le lezioni».

Effettivamente in Statale l’appello è stato firmato solo da sei docenti, tra i quali il professore di Antropologia filosofica e Filosofia Morale Andrea Zhok.

Zhok era presente al dibattito tenutosi ieri, l’8 ottobre, organizzato dal gruppo “Studenti contro il Green pass Milano“, divisione milanese del gruppo Studenti contro il Green pass, che opera su scala nazionale. Al dibattito erano presenti circa un centinaio le persone, studenti e lavoratori, milanesi e non, radunatisi fuori dalla sede principale della Statale in via Festa del Perdono (nello specifico in largo Richini) per discutere a proposito dell’obbligo di possedere il Green pass per accedere agli spazi universitari. Ospite d’onore, oltre al professor Zhok, è stato Ugo Mattei, professore di diritto all’università di Torino.

In primo luogo, è stato definito in che termini intendere l’imposizione di questo strumento come una discriminazione: Zhok afferma che il Green pass «crea differenze ingiustificate tra due classi di cittadini» e denuncia le spiegazioni omissive che sono state fornite dal governo a sostegno delle misure messe in atto egli ultimi mesi. Per Mattei invece l’intera gestione della pandemia è stata problematica fin dall’inizio e continua a presentare delle forti incongruenze: la proclamazione di uno stato d’emergenza non previsto dalla Costituzione, l’assenza di un piano emergenziale ben definito, il tentativo di prolungare l’allarme Covid abbassando i livelli minimi di occupazione delle terapie intensive necessari per entrare nella fase pre-emergenziale sarebbero tutti campanelli d’allarme della cattiva fede dello Stato. 

Entrambi i professori mettono in chiaro che nessuno intende negare la gravità e l’effettiva portata della diffusione del virus e insistono sull’importanza fondamentale di tener ben differenziati il movimento No Green pass e le posizioni no vax.

La polemica sollevata dagli studenti universitari, a Milano come in altre città d’Italia, riguarda specificamente il Green pass, uno strumento che, secondo il professor Zhok, offre la possibilità allo stato di controllare una popolazione su cui agisce «la manipolante forza della paura». Zhok inoltre invita a considerare gli eventi di oggi inserendoli in una prospettiva storica complessiva, che parte dal fascismo per passare attraverso il neoliberalismo e l’11 settembre, ben attenti a notare come sempre il consenso, l’emergenza e la paura abbiano costituito occasioni di condizionamento e controllo del popolo. «Chi dorme in democrazia si sveglia in dittatura», ammonisce Mattei. Infine, entrambi i professori insistono sull’importanza fondamentale di mantenere attivo un pensiero critico che sappia opporsi all’ideologia dominante e sconfiggere la paura di misurarsi con i processi sociali e politici in atto. 

La manifestazione, pacifica e svoltasi senza arrecare disagi, si è conclusa intorno alle 18:45, dopo circa due ore e un quarto di dibattito, con le dichiarazioni di alcuni studenti, che hanno riassunto le considerazioni dei due docenti invitati, aggiungendovi le loro idee personali. Noi di Vulcano abbiamo più volte provato a contattare, anche dal vivo, alcuni esponenti del movimento “Studenti contro il Green pass”, ma nessuno ha dato la propria disponibilità a rilasciare una dichiarazione che portasse il nome di chi la affermava.

Di certo, è molto difficile riuscire a parlare con gli studenti che compongono i gruppi contrari al Green pass in Statale.

Infatti, anche se i corridoi di Festa del Perdono si sono riempiti, nelle ultime settimane, di manifesti e cartelloni del movimento “Studenti contro il Green pass”, molti degli studenti attivi in questo movimento preferiscono non dare il proprio nome e cognome, probabilmente nel timore di essere identificati come parte del movimento da parte dell’Università. Esistono svariati gruppi su WhatsApp e Telegram (di fatto quelli dei vari corsi di studio) dove gli scettici e i contrari finiscono per ritrovarsi e scambiarsi opinioni; anche in questo contesto, le proposte di interviste da parte di Vulcano sono cadute nel vuoto. La pagina Instagram “Studenti contro il Green Pass_MI” ha poco meno di 1000 follower e pubblicizza le iniziative del movimento.

In particolare, ogni lunedì alle 17 gli studenti del gruppo si riuniscono in Festa del Perdono. Anche in questo caso, i redattori di Vulcano che hanno chiesto le opinioni dei partecipanti per poterle riportare in questo articolo hanno ricevuto il rifiuto di fornite il proprio cognome, rendendo di fatto impossibile attribuire le frasi a questo o a quello studente. Nella maggior parte dei partecipanti emerge comunque contrarietà al Green pass e non al vaccino. Ad esempio Luca, studente di Giurisprudenza, ha detto alla nostra redattrice che lo intervistava: «Non mi sono fatto domande più di tanto perché ho fatto subito il vaccino. Non trovo che l’obbligo di Green pass sia una scelta inclusiva per chi decide di non fare il vaccino. Ora può essere sostenibile perche c’è la didattica online, ma se decidessero di toglierla? I problemi si ripercuoteranno sugli studenti? Alcuni dei miei amici che non si sono vaccinati si sono già iscritti a una università telematica».

Nel complesso, la stragrande maggioranza degli studenti della Statale intervistati nelle ultime due settimane si è detta favorevole all’obbligo del Green pass.

Martina, studentessa di Editoria, culture della comunicazione e della moda, ci ha detto: «Io sono d’accordo, per la sicurezza di tutti. Capisco le criticità ma penso anche che sia necessaria una tutela, soprattutto per le università, che sono state fortemente penalizzate dalle chiusure. Sono una studentessa fuorisede e potrei stare a casa, ma in università la qualità dello studio è migliore: posso seguire le lezioni in presenza o anche a distanza avendo accesso a tutti i dispositivi e le connessioni che mi servono». Davide, studente di Scienze biologiche, è ancora più netto: «È doveroso che nei luoghi affollati, soprattutto quelli chiusi, siano presenti unicamente individui “sicuri”: secondo me il Green Pass dovrebbe essere fornito solo a coloro che si sono vaccinati, in modo tale che chi si reca ad eventi sociali abbia la garanzia che la probabilità di contagiarsi sia trascurabile. In questo modo si vive più tranquilli, sapendo di non mettere a rischio la propria salute e quella degli altri».

Nonostante la diffusione maggioritaria di queste opinioni, in Statale esiste un movimento No Green pass piuttosto strutturato, anche se non è possibile identificare personalmente gli attivisti che lo animano (a parte i professori che, pur non essendo organici ai movimenti studenteschi, partecipano apertamente alle iniziative). Per quanto riguarda gli studenti, del resto, dal sito del movimento nazionale “Studenti contro il Green pass” non è possibile risalire ad alcun nominativo. Forse, in definitiva, sappiamo cosa fanno, ma di certo non sappiamo chi sono.

Hanno collaborato all’articolo Cristina delli Carri e Daniele di Bella.

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.
Beatrice Balbinot
Mi chiamo Beatrice, ma preferisco Bea. Amo scrivere, dire la mia, avere ragione e mangiare tanti macarons.

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