Del: 17 Ottobre 2021 Di: Chiara Di Brigida Commenti: 0
Depardon e Steinberg in mostra alla Triennale

Oggi inauguriamo due mostre straordinarie, che, nella loro differenza, si inseriscono nel solco dell’attività che Triennale sta portando avanti da qualche anno in due modi principali: da un lato Triennale ha puntato molto su una serie di partership basate su finalità culturali, l’altro lato è legato a un profilo umanistico che Triennale ha scelto in questi ultimi anni, se ci pensate infatti abbiamo lavorato soprattutto sulla ricostruzione di alcune biografie complesse, cercando sempre di restituire il lato umano insieme alla documentazione storica, ai materiali, alle singole opere.

Così esordisce Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, alla conferenza di inaugurazione delle due nuove mostre che aprono al pubblico il 15 Ottobre: Raymond Depardon: La vita moderna e Saul Steinberg: Milano New York.

La prima è dedicata a Raymond Depardon, fotografo e cineasta francese che nel corso della sua carriera ha, tra l’altro, dedicato ampi servizi all’attualità e a tematiche politiche.

La mostra si apre con degli scatti paesaggistici: panorami, scorci di città, ma soprattutto strade sconfinate. Il concetto di “erranza” è il filo conduttore del percorso espositivo, che si snoda attraverso immagini di vie, di rotaie, di paesaggi che si astraggono volutamente da qualsiasi precisa localizzazione. Ed è proprio questa erranza ad aver permesso a Depardon di “vivere nel presente”, ossia di scegliere la quotidianità rispetto a momenti privilegiati o istanti decisivi, di scegliere lo spostamento senza la destinazione.

Non mancano, tuttavia, gli scatti dei soggetti. Ecco allora che troviamo le scene di vita di una cupa Glasgow: un uomo che lava i vetri, dei senzatetto che si scaldano davanti a un fuoco, i bambini che giocano per strada. Particolarissimo poi il modo con cui sceglie di ritrarre le persone che attraversano l’eclettica Manhattan: Depardon decide di camminare tutto il giorno con la macchina fotografica appesa al collo, riservandosi così la sorpresa di un’inquadratura volutamente non ricercata.

Per gentile concessione di Triennale Milano.

«Nella mia vita ho fatto una sola cosa: cercare delle prove di vita» afferma Depardon alla conferenza stampa. E le prove di vita più forti da lui raccolte le troviamo proprio alla fine del percorso, con le fotografie dei pazienti psichiatrici scattate all’interno degli ospedali italiani. «Avevo bisogno di fotografare questa paura che avevo di essere rinchiuso», prosegue, «così mi sono recato a Trieste». Lì Depardon conobbe Franco Basaglia ed entrò in contatto con i metodi della psichiatria alternativa, proponendosi lo scopo di far conoscere anche in Francia, attraverso le sue immagini, quest’esperienza straordinaria che riguardava l’Italia intera. «Sono davvero contento che con questa mostra – che forse è un’autobiografia – si sia messo ordine in queste prove di vita» conclude.

La seconda mostra riguarda invece uno dei più celebri illustratori del Novecento: Saul Steinberg.

Nato nel 1914 in Romania, si trasferì negli Anni Trenta in Italia, dove si laureò in architettura al Politecnico di Milano e iniziò la sua carriera da vignettista. Successivamente a causa delle leggi razziali emigrò negli USA; lì iniziò una lunga e fruttuosa collaborazione con la rivista The New Yorker. Le sue vignette e i suoi disegni ironici e fantasiosi furono inoltre pubblicati su molte altre prestigiose riviste e su vari album, e la sua fama lo accompagnò fino alla morte, avvenuta a New York nel 1999.

Per gentile concessione di Triennale Milano.

Il percorso espositivo conta circa 350 opere: disegni a matita, a penna, a pastello, opere con timbri e ad acquerello, maschere di cartone, sculture, stoffe e collage, a testimonianza dello straordinario eclettismo del disegnatore. Accanto alle opere, viene dedicato spazio anche al materiale documentale, in particolare con riferimento a una selezione accurata di riviste e libri originali con pubblicazioni dell’artista, tra cui le note copertine di The New Yorker.

L’arte di Steinberg appare come un caleidoscopio di idee, colori, evocazioni. E nonostante ciò non risulta mai caotica: non a caso, Art Spiegelman gli riconobbe proprio la dote di saper «prendere un’idea complessa e distillarla in una singola immagine». La mostra restituisce brillantemente la personalità sfaccettata e complessa del disegnatore, che trova proprio nell’eclettismo il suo punto di forza. Lo stesso Steinberg disse di sé: «Non appartengo propriamente né al mondo dell’arte, né ai fumetti, e nemmeno a quello delle riviste, perciò il mondo dell’arte non sa dove piazzarmi», e ancora «Parlo sei lingue e nessuna correttamente: la linea è la mia vera lingua».

Immagine in copertina di Andrea Rossetti, per gentile concessione di Triennale Milano.

Chiara Di Brigida
Studentessa di Giurisprudenza con la parlantina sciolta e la polemica facile. Attualmente sposata con la caffeina, adora i fiori, i libri di filosofia e gli U2. Periodicamente (di solito in sessione) sogna di mollare tutto e aprire un chiringuito a Cuba. In realtà vorrebbe fare la giornalista, quindi tiene duro e ritorna sui libri.

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