Del: 15 Ottobre 2021 Di: Laura Colombi Commenti: 0

Il 15 di ogni mese, 5 album per tutti i gusti: Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti.


Suerte, Banadisa (La Tempesta)

Il paesaggio che si trasforma in simbolo: nella copertina di Suerte, album d’esordio di Banadisa pubblicato lo scorso 8 ottobre, troviamo piante, animali, pianeti, elementi naturali ed artificiali che interagiscono creando una serie di rimandi simbolici che ritroveremo nel disco. Suerte è un progetto originale in cui la cumbia elettronica (la versione elettronica della musica popolare colombiana, sulle note della quale è ballata una danza di coppia nata in relazione alla conquista spagnola del XVI sec.) incontra le rive del fiume Po, dando vita a una sperimentazione sonora che fonde i ritmi e le atmosfere del Sud America, rievocate dallo stesso titolo dell’album, con la matrice cantautorale italiana. Parte della famiglia “Istituto italiano di Cumbia” nata sotto la guida di Davide Toffolo (frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti), Banadisa è il progetto artistico di Diego Franchini, polesano classe 1990, viaggiatore e sperimentatore. Le tracce di Suerte sono insieme leggere e profonde, un perfetto mix di sensazioni e riflessioni sul mondo e sull’esistenza, in cui le parole sono scelte con cura tra quelle più semplici, così come negli arrangiamenti si punta a una musicalità lineare ma allo stesso tempo moderna. Da ascoltare assolutamente il singolo d’esordio 2121 in cui si trova un’originale descrizione del fenomeno urbano, da quei tramonti fantastici a cui si può assistere dalle scale dei grattacieli, al “traffico costante, le scie di luce delle autovetture”, ai “sorrisi delle prostitute lungo il viale”.  


V, Mannarino (Polydor) Recensione di Chiara del Corno

Dal Congo all’Amazzonia, dall’Africa alle Americhe, il nuovo album di Mannarino V è un viaggio poliedrico che dà vita artistica all’indigenità ancestrale, animista e matriarcale, trasportandola nella concretezza di un disco che si radica saldamente nella nostra contemporaneità. Non aspettatevi nulla di convenzionale: è un disco politico, controcorrente e contro mercato e parliamo, in particolare, di canzoni dal minutaggio elevato e di lunghe intro e parti strumentali. Alla contesa tra neoliberismo e tribalità nelle foreste dell’Amazzonia e ai moti rivoluzionari in Cile e in Colombia, questo straordinario cantautore romano affianca e innalza un gioioso inno alla natura, intesa come madre di vita. Quelli che vengono celebrati festosamente sono le nostre radici come fonte di ricchezza e il ritmo, la danza e il corpo come culla di rapporti di comunità, vitalità e armonia con l’ambiente. Ogni traccia dell’album pulsa di libertà e raffinatissima cura formale, in un disco all’insegna di una bellezza primordiale che non ha nulla di nostalgico, ma che rimbomba e danza vivida e viva qui e ora in tutta la sua concretezza al ritmo di “Africa… Africa…”. 


Flop, Salmo (Machete Empire / Columbia) – Recensione di Rebecca Pignatiello

È uscito lo scorso 1 ottobre l’ultimo lavoro dell’artista sardo, definito dallo stesso come il suo peggior album. Si chiama Flop, ma di flop non ha proprio nulla: l’album è diventato in poche ore il disco più ascoltato al mondo su Spotify (tra quelli usciti l’1/10). Fallimento, superamento dei propri limiti, fama, ricerca della perfezione, ma anche l’importanza della salute mentale: sono questi i temi principali che si possono scovare nelle 17 tracce che compongono l’album. Scritto e composto durante il periodo di quarantena, l’album contiene dei featuring di spicco: Marracash, Noyz Narcos, Guè Pequeno e l’astro nascente Shari. Il singolo Kumitè, che racconta di un amore travagliato e sofferente, ha fatto registrare quasi quattro milioni di streams. Vivo, quindicesima traccia dell’album, è un monologo interpretato in maniera magistrale da Josafat Vagni: da brividi. Negli scorsi giorni, l’artista ha annunciato le nuove date del suo tour post pandemia: in risalto la data del 6 luglio 2022 allo stadio San Siro di Milano. Non vediamo l’ora di sentire Flop dal vivo. 


Friends That Break Your Heart, James Blake (Republic / Polydor) – Recensione di Costanza Mazzucchelli

L’8 ottobre, a due anni di distanza dal suo quarto album Assume form, il poliedrico musicista inglese James Blake ha pubblicato Friends That Break Your Heart. Nelle 12 tracce che compongono il disco, Blake tratta in modi diversi il tema esplicitato nel titolo, le delusioni da parte degli amici e l’interruzione di rapporti di amicizia; intorno a questo nucleo centrale, con una grande apertura sui propri sentimenti, Blake parla anche di amori finiti e persone ormai lontane. Pur avvalendosi di diverse collaborazioni, tra cui figura un remix di Funeral realizzato con slowthai successivamente aggiunto come Bonus Track, Blake mantiene ben riconoscibile il proprio stile – in particolare nelle basi, di cui Blake stesso è produttore – e il proprio timbro, in un alternarsi tra tracce più lente e riflessive e tracce più energiche e ritmate. Con questo album, Blake fa tenere strette le cuffiette per quasi un’ora, in un vertice di suoni ed emozioni durante un’esperienza avvolgente e coinvolgente.


Non esiste amore a Napoli, Tropico (Universal) – Recensione di Francesco Pio Calabretta

È uscito il 24 settembre Non esiste amore a Napoli, il primo progetto solista di Davide Petrella, ribattezzato Tropico. Tutto l’album, in cui i temi ricorrenti sono la vita e l’amore, è ricco di collaborazioni molto importanti, dalla hit principale con Calcutta che dà il titolo all’album, ad Elisa, Coez e Franco126, con cui si creano vibrazioni emozionanti tra artisti che sanno toccare le corde giuste. Ogni canzone è a modo suo particolare, in un album che fa ballare, ridere, emozionare con storie tutte ambientate nella Napoli dell’artista. Napoli che non viene quasi mai citata esplicitamente, ma che attraverso le parole e l’atmosfera trasporta l’ascoltatore nei quartieri partenopei in cui l’artista è nato e cresciuto e che da buon napoletano riesce a descrivere dolcemente bene; il tutto con un sound pop che però si sposta verso tanti altri generi. Non resta che ascoltare le musiche di Non esiste amore a Napoli e viverne le emozioni che Tropico trasmette in modo eccezionale in un album che funziona e che deve essere ascoltato.

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

Commenta