Del: 11 Ottobre 2021 Di: Federico Metri Commenti: 0

Edoardo Albinati nel 2016 ha scritto un libro di quasi 1300 pagine intitolato La scuola cattolicaambientato negli anni Settanta e che descrive attentamente il clima culturale-sociale in cui è avvenuto il Massacro del Circeo, uno dei fatti di cronaca nera che più ha sconvolto e destabilizzato l’Italia. Stefano Mordini, regista di Provincia meccanica Il testimone invisibile, cinque anni dopo l’uscita del romanzo decide di trasformarlo in un film con lo stesso nome, che è stato presentato fuori concorso al Festival di Venezia e dal 7 ottobre nelle sale cinematografiche italiane.

Il film è stato subito investito di attenzioni e polemiche, non solo perché rievoca ciò che è successo in quei terribili giorni del ’75, ma perché la Commissione di censura ha deciso di vietarlo ai minorenni per la violenza mostrata e soprattutto perché «è presente una sostanziale equiparazione tra vittime e carnefici». Dichiarazioni veramente inspiegabili e che fanno dubitare se il film sia stato visto e compreso o se il provvedimento sia arrivato direttamente dall’Alto, perché Mordini non si azzarda mai ad equiparare nessuno.

Il regista racconta semplicemente con crudezza, razionalità e sincerità un contesto (oggi più attuale che mai) ipocrita, retrogrado, dove l’innocenza è solamente una maschera per nascondere una spietata crudeltà.

È il 1975, l’alta borghesia romana si veste curata, con eleganti camicie dal colletto lungo, maglioni colorati abbinati ai pantaloni e che manda i propri figli in scuole private, cattoliche e molto costose, dove i ragazzi crescono con i ragazzi, le ragazze con le ragazze, dove le parole fascismo e comunismo non vengono nominate, ma emergono solo le frustate ai figli disobbedienti e la reale impossibilità di essere diversi dai prototipi imposti gerarchicamente dalla società. In questo ambiente crescono i ragazzi di un prestigioso istituto cattolico romano, un luogo elitario e religioso dove ogni stimolo viene represso per lasciare spazio alla fede e un comportamento rigoroso.

Un’educazione sociale e un contesto familiare che però per molti ragazzi si rivelano essere situazioni di disagio e che li portano ad essere violenti con i propri compagni ed espiare tutto quello che tengono dentro verso l’esterno senza nessun controllo. Nella scuola nascono così atti di bullismo e di classismo verso i più deboli, violenza verso chi è diverso, paura e timore per chi è omosessuale e non può essere sé stesso, tutti comportamenti e dinamiche nate in famiglia, dove molti genitori o non ci sono, o picchiano i propri figli pensando sia la soluzione migliore o affidano interamente l’educazione al cattolicesimo, che però da solo non garantisce ciò di cui un giovane ha bisogno. 

Ed è così che quei ragazzi iniziano a vedere argomenti come il sesso e la violenza come qualcosa a cui mirare, qualcosa di proibito ma che diventa inevitabilmente un desiderio sempre più crescente e ricercato, fino a che per loro diventa legittimo importunare le ragazze, trattarle come un oggetto, come qualcosa da possedere. È così che tre ragazzi decidono di rapire due ragazze, Donatella e Rosaria, e sentirsi liberi di portarle in una delle loro ville, iniziando a violentarle, a stuprarle, a trattarle come ammassi di carne costruite per soddisfare schifose fantasie, fino ad oltrepassare ogni limite umano distruggendo per sempre la vita di due ragazze innocenti.

La scuola cattolica è un film che non si limita a mostrare la tragedia del Circeo, ma descrive minuziosamente per tutta la prima parte il substrato sociale e culturale per analizzare in modo critico le dinamiche di quell’ambiente, senza però mai giustificare i carnefici dietro alle colpe di un contesto discutibile.

Mordini mostra chiaramente come gli strumenti per diventare uomini giusti siano presenti e utilizzabili, mostra molti ragazzi nati e immersi in quella realtà che sono diventati uomini grazie all’amore di un genitore, grazie agli stimoli giusti dati da un amore o da una distrazione salvifica. Mordini, in scia allo scrittore Albinati, denuncia una specifica educazione maschile tossica, che azzera e annulla ogni stimolo, che toglie ogni sfogo esterno in nome di un’innocenza divina che però non appartiene all’uomo e che può finire per trasformarlo in una bestia ipocrita, sadica, fascista con la mazza in una mano e nell’altra un rosario per pulirsi la coscienza. 

La scuola cattolica è un film capace di diventare un’esperienza destabilizzante. La visione provoca disturbo e dolore perché Mordini, grazie alla testimonianza di una delle sopravvissute, usa le stesse frasi e avvenimenti di quel massacro ed è quindi vero che non è un film per tutti, ma se c’è qualcuno che deve vedere questo film è un liceale, tutti i ragazzi che in questo momento sono dentro queste dinamiche e devono vedere cosa può accadere, qual è la deriva in cui si può sfociare ed è un vero peccato che questo non possa accadere, sperando vivamente in un dietrofront su questa decisione.

È ancora più necessario vedere questo film dopo le recenti dichiarazioni di Izzo, uno dei colpevoli ancora in carcere dopo aver ucciso altre due donne dopo essere stato rilasciato nel 2004, che dice letteralmente «la storia è noiosa, fu solo una porcheria». Questo è il segnale che nulla è cambiato e ciò che descrive La scuola cattolica è un problema che va oltre il tempo ed è la prova di come questi film siano necessari e hanno la loro importanza come testimonianza di un declino umano, di una macchia indelebile nella storia dell’uomo.

Federico Metri
Assiduo lettore, appassionato di cinema e osservatore del mondo. Comunico attraverso una scrittura personale e senza filtri.

Commenta