Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.
Tre cene (l’ultima invero è un pranzo), Francesco Guccini (Scrittori Giunti) – recensione di Beatrice Balbinot
Che sapore ha il mondo semplice dei manovali e dei paesi? In una cascata di virgole all’apparenza disordinate, seguendo un dettato dalla cadenza quasi musicale, emerge il lato umano che la storia spesso accantona.
La mancanza di una trama lineare lascia spazio a un curioso susseguirsi di immagini evocative, in cui piccoli squarci di vita quotidiana, complessa in tutta la sua icastica banalità, illustrano luoghi e persone di altri tempi, parlando di mestieri dalla nobiltà ruvida. Sembra di sentire il sapore dei fiaschi di vino condivisi, il rumore delle feste di paese, il sudore sulla pelle degli uomini. Resta nella mente del lettore moderno l’immagine di uno stanco tagliaboschi che, sperso da qualche parte negli anni passati, intona una canzone seduto al tavolo di un’osteria.
Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Gianrico Carofiglio (Feltrinelli) – recensione di Laura Cecchetto
Con brevi riflessioni e suggerimenti per una nuova pratica di convivenza civile, è una piccola ‘guida’, densa di citazioni dall’Oriente e dall’Occidente, per comprendere le dinamiche politiche e sociali della società odierna attraverso la riscoperta e l’applicazione della gentilezza. È questa una virtù combattiva che, abbinata al coraggio, permette al buon comunicatore di approcciarsi con autoironia al conflitto, politico e non solo, in un’ottica diversa, più aperta e meno aggressiva. Senza prevaricare necessariamente sull’altro, si sfrutta il conflitto come confronto utile e non fine a se stesso, andando al di là dei pregiudizi e delle manipolazioni. «Gentilezza insieme a coraggio significa prendersi la responsabilità delle proprie azioni e del proprio essere nel mondo, accettare la responsabilità di essere umani».
La lampada del diavolo, Patrick McGrath (La nave di Teseo) – recensione di Matilde Elisa Sala
Nella Londra del 1975, l’anziano poeta Francis McNulty sente ormai giungere la fine della sua vita. Le ultime giornate sono scandite dall’apparizione di un ghul, una sorta di fantasma dalle sembianze del generale Francisco Franco, anch’egli prossimo alla morte. Con la comparsa di questo spirito, si sviluppa un flusso di ricordi e sensi di colpa legati al periodo della Guerra Civile spagnola, nella quale il poeta stesso aveva combattuto a fianco delle Brigate Internazionali. Gli eventi raggiungeranno un punto di svolta quando Francis sarà costretto a viaggiare verso Madrid e qui tutti i segreti, i veri ghul della mente del poeta, verranno svelati. Tra le pagine di questo romanzo, Patrick McGrath ci accompagna nelle memorie e nelle fragilità del protagonista con parole misurate e delicate, creando un racconto introspettivo e straordinariamente misterioso.
Il secolo della solitudine, Noreena Hertz (Il Saggiatore) – recensione di Rebecca Pignatiello
Secondo Noreena Hertz questo è il secolo della solitudine. L’economista e saggista inglese racconta in quattrocento pagine la condizione distintiva del ventunesimo secolo: la solitudine danneggia quotidianamente la nostra salute, le nostre ricchezze, la nostra felicità e sta persino minacciando la nostra democrazia. Hertz non si sofferma tanto sul dolore emotivo provocato dalla solitudine, quanto sulla frammentazione della comunità. Il mondo in cui viviamo, sempre più automatizzato e con sempre meno interazioni umane porta l’individuo a sentirsi isolato e a volgere lo sguardo altrove, spesso cercando la guida di leader populisti.
Ai disconnessi come Rusty, macchinista sulla quarantina del Tennessee orientale, Donald Trump promette una «tribù» accogliente alimentando la rabbia contro il diverso. Anche prima che la pandemia di Covid-19 ci introducesse a termini come «distanziamento sociale» o «lockdown», il tessuto sociale si stava lentamente disfacendo, minando le relazioni personali.
Architettura ostile, tecnologia disumanizzante, la migrazione di massa verso le città e decenni di politiche neoliberiste che hanno posto l’interesse personale al di sopra del bene collettivo ci hanno resi infelici, ostili e soli. Ma l’uomo, per natura, non è fatto per stare solo. Con il suo libro Herzt ci apre gli occhi e ci ricorda l’importanza della comunità.
Momenti trascurabili. Vol. 3, Francesco Piccolo (Einaudi) – recensione di Simone Muciaccia
Momenti trascurabili è il terzo volumetto, dopo Momenti di trascurabile felicità(2010) e Momenti di trascurabile infelicità(2015), in cui Francesco Piccolo raccoglie tutti i pensieri e le immagini quotidiani che altrimenti sarebbero destinati a finire nel dimenticatoio, nell’oblio della banalità. Manca una logica narrativa attraverso cui questi pensieri sono riuniti, rendendo così possibile una fruizione molto frammentaria e leggera ma allo stesso tempo esaustiva. L’esperienza della lettura di Momenti trascurabilisi profila quasi come una meditazione in cui, attraverso lo sguardo attento del vincitore del Premio Strega 2014, il lettore è obbligato a fare i conti e a valutare oggettivamente tutto ciò che normalmente reputiamo trascurabile.
Per concludere con le parole di Piccolo: «Basta un solo giorno per vivere a lungo. Basta farci attenzione, capirlo, un giorno, da quando si aprono gli occhi a quando si richiudono la sera. La vita non finisce più se si sa comprendere ogni singolo momento di un giorno solo».