Del: 18 Novembre 2021 Di: Carlo Codini Commenti: 0
Elezioni in Cile, l’ombra di Pinochet spaventa l’Occidente

In Cile, dopo che nel giugno scorso l’elezione dell’Assemblea costituente chiamata a cancellare la costituzione di Pinochet aveva fatto pensare che ogni traccia della stagione della vecchia dittatura stesse per essere cancellata, ora, alla vigilia delle elezioni presidenziali previste per domenica 21 novembre, gli antichi fantasmi sembrano di nuovo manifestarsi.

Stando ai sondaggi, a fronteggiarsi con possibilità di vittoria domenica, e poi nell’eventuale ballottaggio del 19 dicembre, saranno Gabriel Boric, il candidato di sinistra, e Jose Antonio Kast, leader della destra più dura e reazionaria rappresentata dal Partito Repubblicano. Kast fino a pochi mesi fa non era considerato un possibile vincitore e i giornali indicavano come candidato leader della destra il moderato Sebastian Sichel, che però è poi precipitato nei sondaggi. Il più recente sondaggio, realizzato dall’agenzia Pulso Ciudadano tra il 25 e il 29 ottobre, non solo dà Kast nettamente davanti a Sichel, ma addirittura lo mette al primo posto nelle preferenze dell’elettorato col 22,2%, rispetto al 16,3% della precedente rilevazione, superando così anche Boric, sceso dal 21,3% al 17,4%.

Evoluzione che sorprende, soprattutto dopo le grandi proteste di piazza del 2019 contro il rincaro del costo del biglietto della metropolitana e la corruzione del governo conservatore di Sebastiàn Piñera, durante le quali era morto anche il famoso personaggio “El Mimo”. Dopo tali proteste e dopo l’elezione dell’Assemblea costituente al fine di sostituire la costituzione di Pinochet con una nuova più attenta ai diritti sociali, sembrava decisamente prevalere una spinta in senso riformista e democratico. Ora, però, dopo pochi mesi da quell’elezione – che oltretutto aveva visto una netta vittoria delle forze di sinistra –, sembra riemergere la destra estrema.

E la domanda che si fanno gli osservatori di tutto il mondo è che cosa sia cambiato, cosa abbia portato un’ampia porzione dell’elettorato a orientarsi verso la linea di governo del Partito Repubblicano, quando di quest’ultimo nelle fila dell’Assemblea costituente non era stato eletto nemmeno un membro. Facciamo qualche passo indietro.

Jose Antonio Kast è un avvocato e politico. Ex membro della Camera dei deputati e del partito Unione Democratica Indipendente fino al 2016, nel 2017 si candidò come indipendente alle elezioni, contrapponendosi a Piñera e ottenendo al primo turno un modesto 8%. Dopo aver sostenuto Piñera al ballottaggio contro il candidato di sinistra, agevolandone la vittoria, Kast si mise però all’opposizione con i suoi.

Questo ci parla delle sue ambizioni e conferma il suo profilo di uomo della destra estrema, antagonista di un moderato come Piñera. Un profilo corroborato dalle sue prese di posizione giovanili a favore di Pinochet e, più di recente, a favore di Bolsonaro e per misure di clemenza verso i militari che si sono macchiati di gravi crimini durante la dittatura. Kast nel 2019 ha fondato un suo partito, il Partito Repubblicano Cileno, dopo che nel 2018 era diventato leader del movimento conservatore.

Un simile personaggio sembrava fuori gioco la primavera scorsa, col prevalere nell’opinione pubblica di orientamenti riformisti e democratici. L’inasprirsi della crisi in Paesi come il Venezuela, però, ha notevolmente accresciuto il fenomeno migratorio irregolare da nord, creando notevole scontento, e di quel tipo che in molte parti del mondo favorisce le forze di destra.

Inoltre, le numerose proteste, talvolta violente, degli ultimi anni, se per le loro motivazioni e il loro parziale successo hanno galvanizzato l’elettorato di sinistra, hanno anche allarmato molti elettori conservatori o comunque moderati, portandoli a prendere posizione a favore di un governo dichiaratamente garante dell’“ordine” come quello promesso da Kast. Anche la netta sconfitta del centrodestra in occasione dell’elezione dell’Assemblea costituente potrebbe aver contribuito a impaurire e mobilitare importanti segmenti dell’elettorato di centrodestra.

In un tale contesto, il “moderato” Piñera, sconfitto nel voto di primavera e indebolito dagli scandali, ha lasciato spazio non al “moderato” Sichel, come fino a pochi mesi fa prevedevano i più, ma al duro Kast, che addirittura potrebbe vincere.

Anche perché un altro tema caldo in un Paese che sta attraversando una grave crisi economica come il Cile sono le tasse. E se la sinistra guidata da Boric punta a molte riforme sociali sostenute da un incremento delle imposte, Kast ha dichiarato di volerle ridurre, e questo è gradito a molti elettori centristi. Nella campagna elettorale dell’estrema destra ci sono anche scelte dichiaratamente conservatrici e tradizionaliste che stanno dando riscontri positivi nei sondaggi, come l’opposizione al matrimonio omosessuale, appoggiato invece dall’uscente Piñera, e la difesa del rodeo, minacciato dagli animalisti.

Se si aggiunge che il profilo dell’avversario Boric, con la sua coalizione che include anche il Partito Comunista, è decisamente di sinistra, ecco che lo scenario è pronto per uno scontro altamente polarizzato che potrebbe portare alla vittoria Kast. Quest’ultimo, cercando di accreditarsi come un democratico-moderato, ha negato di essere di estrema destra presentandosi come “uomo di buon senso”.

E forse, se anche vincesse, non sarebbe un ritorno dei tempi di Pinochet, perché troppi elementi nello scenario cileno e internazionale sono – per fortuna – diversi. Però resta il dramma di un Paese che dopo la dittatura sembrava faticosamente avviato verso la democrazia e invece si ritrova, come tanti altri paesi sudamericani, esposto al rischio di cadere nelle mani di una destra ultraliberista e autoritaria.

In copertina: a sinistra, José Antonio Kast e a destra Gabriel Boric.

Carlo Codini
Nato nel 2000, sono uno studente di lettere. Appassionato anche di storia e filosofia, non mi nego mai letture e approfondimenti in tali ambiti, convinto che la varietà sia ricchezza, sempre.

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