
Il 15 di ogni mese, 5 album per tutti i gusti: Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti.
Living in shadows and light, Fabiana Martone (Inner Circle Music)

Il terzo lavoro discografico da solista della napoletana Fabiana Martone, nota voce dei Nu Genea, è pubblicato dalla label newyorkese Inner Circle Music ed è un mini album di 7 brani dedicato alle produzione di fine anni Settanta di Joni Mitchell, momento in cui la cantautrice canadese si avvicina maggiormente al jazz. In Living in shadows and light la Martone sceglie alcuni dei brani più significativi del repertorio jazz della Mitchell, tra cui alcuni dei brani migliori di Shadows and Light (1980) come In France They Kiss On Main Street e Goodbye Pork Pie Hat.
“In modo fluido e naturale ho raccolto sensazioni e suggestioni attorno a queste canzoni fino a quando ho deciso di chiamare il mio album Living in shadows and light per sottolineare come ho vissuto negli ultimi mesi della mia vita, guidato dalle parole di Joni e dal suo inconfondibile suono” racconta. Ne risultano sette tracce estremamente curate, arrangiamenti in tutto attuali, impreziositi dalla soave ed esperta voce della Martone.
Sheltering Water (Extended Edition), Palazzi D’Oriente (La Tempesta) – recensione di Costanza Mazzucchelli

Palazzi D’Oriente è il nome del progetto solista di Luca Bolognesi, produttore, compositore e fondatore dei 72-HOUR POST FIGHT e di 2004Sgrang. Il nome è già noto soprattutto per Sabbie d’oro di Massimo Pericolo, canzone prodotta da Palazzi D’Oriente, realizzando una collaborazione tra tre esponenti musicali della provincia di Varese: Massimo Pericolo, tra Gallarate e Brebbia; Palazzi D’Oriente, da Maccagno; e Generic Animal da Castellanza. Ad aprile di quest’anno Palazzi D’Oriente ha pubblicato il suo primo disco, Sheltering Water, ripubblicato il 10 dicembre in una versione estesa, che ha incluso alcuni remix e il singolo con Massimo Pericolo, Morgengabe, unico pezzo cantato presente.
Il disco è un’esperienza immersiva di un’ora e dodici minuti, con la compresenza di pezzi di musica elettronica e di field recordings, questi ultimi registrati tutti nelle zone del Lago Maggiore. I suoni trasportano nel mondo della provincia, del freddo invernale, della nebbia che si forma sopra al lago e delle voci in lontananza. Il consiglio, per godere al meglio di questo album, è di evitare di metterlo distrattamente in shuffle, per seguire l’ordine pensato in origine e immergersi nel flusso di quest’acqua, con i brani che confluiscono l’uno nell’altro senza soluzione di continuità e in modo molto naturale.
Noi, loro, gli altri, Marracash (Island Records) – recensione di Chiara del Corno

Sono pochi gli artisti che possiamo dire con certezza essere in grado di superarsi ad ogni album. E sarebbe tanto più difficile dirlo di Marracash che ha alle spalle un successo di critica e di pubblico tale come Persona, album con cui ci aveva lasciato nel 2019. NOI, LORO, GLI ALTRI, uscito il 19 novembre, si dimostra degno coronamento di un percorso di crescita personale, oltre che artistica, del rapper milanese.
La formula vincente dell’album sta tutta in una sincerità intima e schietta di chi, a poco più di quarant’anni, dopo una sofferta rottura con la cantante Elodie e dopo una vita passata dalla strada alla fama, si ritrova a guardarsi allo specchio e a mettersi in versi a nudo nei suoi dubbi e nelle sue insicurezze di uomo di successo, oltre che di uomo in quanto tale, integrato in una società che fa fatica ad accettare in toto. Quello che Marracash riesce a restituire nell’album è un umanissimo taglio sulle relazioni personali, sulla sua storia, oltre che sulla sua emotività, con un vivo ancoraggio all’attualità di interpretazioni lucidissime della contemporaneità. È l’album di un uomo che artisticamente ha saputo tirare le somme con sé stesso, con le sue idee politiche e con il suo universo emotivo. Marra ha guardato in faccia il fondo scuro di scheletri dentro di sé e ha saputo restituire con una vividezza cruda, onesta e, perché no, vulnerabile quello che vi ha trovato, dando conto della difficoltà con cui è venuto a patti per accettarlo e con cui ha ritrovato (e creato) una voce per riuscire a esprimerlo.
Volare, Coez (Carosello Records) – recensione di Francesco Pio Calabretta

Si chiama Volare l’ultimo progetto del rapper e cantautore romano Coez (nome d’arte di “Silvano Albanese”). Arrivato a distanza di due anni da È sempre bello, l’album ha tutte le carte in regola per essere amato dal grande pubblico. Passato dalle rime puramente hip hop al più classico cantautorato, Coez punta con Volare a riavvicinarsi a quella parte di pubblico che lo aveva respinto dopo l’abbandono delle rime nel puro stile hip hop. Le canzoni, 13 in totale, spaziano dal rap, come in Sesso & droga, brano che vede la partecipazione di Guè e Gemitaiz, o OI Dirtycon Noyz Narcos, per arrivare al genere con cui Coez si è affermato negli ultimi anni come una delle penne più celebri del panorama italiano, il puro cantautorato, tra cui Come nelle canzoni che è già una vera hit o ancora Occhi rossi. È da evidenziare anche Fra le nuvole, scritta sulla base di Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano.
Nel complesso Volare è probabilmente un album meno vendibile dei precedenti, ma se è così è perché Coez ha scelto una via più libera di produrre, senza vincoli di genere e di stile. Un album che non manca certo di problemi, ma che evidenzia tutta la volontà del cantante di mettersi in gioco, mantenendo sì i classici temi (amore, nostalgia, passato) ma riavvicinandosi alla sua storia, sia nelle canzoni che nei featuring (tra cui Neffa con cui ha in comune il criticato passaggio al pop). Volare è un album non perfetto, ma sicuramente da ascoltare con attenzione e da cui si possono trarre spunti molto interessanti anche per quel pubblico che meno conosce la carriera del cantante romano.
30, Adele (Columbia Records) – recensione di Rebecca Pignatiello

Dopo sei anni di silenzio musicale, il 19 novembre 2021 è uscito 30, il nuovo album della cantautrice britannica. Un tour de force tra solitudine e momenti di introspezione, Adele racconta i suoi demoni, le sue paure, la sua vita privata. È come se stesse leggendo le pagine di un diario, dicono alcuni fan: i segreti più intimi, le preoccupazioni più comuni, un divorzio, l’essere una mamma single, una donna, il peso della solitudine, la ricerca del benessere interiore. Il tutto è racchiuso nei testi, semplici ma di effetto, e nella strepitosa voce della cantante di Tottenham.
Easy on me, l’attesissimo singolo uscito il 15 ottobre, ha ottenuto quasi venti milioni di ascolti in una sola giornata, diventando in poche ore il brano più ascoltato su Spotify. In My Little Love sentiamo la voce del figlio Angelo, 9 anni: a lui Adele deve tutto e gli promette che non smetterà mai di imparare, di migliorarsi, di cercare un nuovo inizio. In To be loved ci racconta le sue fragilità più intime, messe su carta e raccontate con la sua inconfondibile delicatezza. Adele usa la sua musica per guarire sé stessa, ma allo stesso tempo aiuta gli altri a fare lo stesso. La cantautrice si lascia alle spalle i suoi vent’anni, esce dalla sua comfort zone e ci regala un disco che ci trasporta nel suo mondo.
La critica concorda: 30 è il suo album migliore.