Sulla base delle disposizioni contenute nel decreto rettorale del 7 gennaio, studentesse e studenti della Statale hanno trascorso questo mese di sessione sostenendo, in linea di massima, esami orali online ed esami scritti in presenza. Questo sistema è stato recentemente prorogato per l’intero mese di febbraio, mantenendo la possibilità di chiedere liberamente una deroga per lo svolgimento degli orali. Per quanto riguarda gli scritti, invece, rispetto alle deroghe già precedentemente in vigore (riguardanti studenti positivi al Covid-19 o in quarantena, con fragilità o residenti all’estero), si registra la possibilità di presentare un’autocertificazione al professore titolare dell’esame, al fine di ottenere una deroga, anche in caso di convivenza con soggetti estremamente fragili.
Al momento della loro introduzione a inizio gennaio, queste misure hanno suscitato diverse reazioni all’interno del corpo studentesco, che si è sostanzialmente diviso tra chi ha accolto con sollievo la possibilità di trascorrere il mese di gennaio in casa, evitando l’esposizione al contagio, e chi avrebbe invece preferito che gli esami online, a due anni ormai dall’inizio dell’emergenza sanitaria, continuassero a costituire l’eccezione piuttosto che la regola.
Al di là delle disposizioni introdotte dal Rettore, il tema relativo alla didattica digitale e al ruolo che questa potrebbe continuare a rivestire anche una volta terminata la pandemia è sicuramente meritevole di attenzione.
Si registrano a riguardo posizioni contrastanti: da un lato la situazione pandemica ha fatto emergere alcune esigenze cui la DAD è stata in grado di rispondere in modo efficace; dall’altro vi è chi manifesta il timore che essa possa allontanare studentesse e studenti dal luogo fisico dell’Università, facendo venir meno la dimensione essenziale del confronto tra le diverse componenti della comunità accademica e la possibilità di intessere rapporti.
Abbiamo dunque deciso di lasciare la parola alle liste di rappresentanza studentesca e agli stessi studenti (cui abbiamo proposto la compilazione di un questionario), al fine di comprendere le esigenze e le difficoltà maggiormente avvertite da coloro che frequentano il nostro Ateneo; esigenze e difficoltà su cui si fondano, tra l’altro, le diverse opinioni relative al ruolo che la DAD può e potrà giocare, anche in futuro.
La prima questione su cui abbiamo chiesto a studenti e rappresentanti di pronunciarsi è quella relativa alle disposizioni introdotte con il decreto rettorale del 7 gennaio. Rispetto al mantenimento, per tutto il secondo semestre, della didattica in modalità blended, la risposta che abbiamo ricevuto dai 130 intervistati è stata pressoché unanime: l’89,2% di essi si è dichiarato favorevole a questa misura. Simili anche le motivazioni addotte: molti citano l’aumento dei contagi registrato in questo periodo e dunque il fatto che la didattica mista permette a chiunque non si senta al sicuro (perché costretto a prendere i mezzi per recarsi in Università, ad esempio) di seguire comunque le lezioni. Si sottolinea inoltre come questa modalità sia maggiormente inclusiva, rendendo più agevole la frequenza a persone con particolari esigenze (come chi lavora o soffre di particolari patologie). Tuttavia, alcuni tra gli intervistati fanno riferimento ad una qualità inferiore delle lezioni erogate a distanza rispetto a quelle che si svolgono in aula, auspicando al più presto un completo ritorno alla normalità.
Anche per quanto riguarda lo svolgimento degli esami orali è stato registrato un certo consenso, con il 75,8% degli intervistati che si è dichiarato favorevole, citando ancora una volta l’emergenza sanitaria e in alcuni casi esprimendo la speranza che questa misura potesse essere prorogata per tutto il mese di febbraio, come poi è avvenuto. Molti hanno però lamentato lo scarso preavviso con cui a gennaio sono state adottate queste disposizioni, mettendo in difficoltà coloro che, risiedendo in un’altra Regione, avevano già pianificato un viaggio per sostenere gli esami in presenza.
Più critici gli studenti per quanto riguarda lo svolgimento degli scritti, che sono stati mantenuti in presenza, salvo possibilità di deroga in alcuni limitati casi: solo il 62,3% si è detto d’accordo con la modalità introdotta dal Rettore, in parte a causa della situazione pandemica (che avrebbe secondo molti giustificato, anche in questo caso, il ricorso alla modalità a distanza), in parte perché le deroghe previste sono state considerate insufficienti, non prendendo ad esempio in considerazione la categoria dei caregiver.
Proprio per questo motivo, la lista di rappresentanza studentesca Unilab aveva descritto queste disposizioni come «carenti e incomplete», esprimendo anche perplessità circa il fatto che comunicazioni tanto importanti siano giunte in ritardo, “a ridosso della ripresa della didattica o della sessione, con conseguente caos e disagi soprattutto per gli studenti fuorisede”.
Sinistra Universitaria – UDU Statale è dello stesso parere, affermando che le «disposizioni sulla didattica continuano ad arrivare eccessivamente in ritardo e senza tenere minimamente in considerazione le necessità studentesche». Si sottolineano anche mancanze, da parte dell’Ateneo e del Governo, per quanto concerne la garanzia di un rientro in presenza sicuro: «La mancanza di impegno da parte dell’Università per garantire spazi sufficienti, unita al disinteresse da parte delle istituzioni statali nel fornire fondi per l’aumento di spazi e fornitura di materiale di protezione individuale (e.g. mascherine FFP2), va a ricadere tutta sulle spalle della popolazione studentesca».
L’obiettivo, dunque, dovrebbe essere un rientro in presenza al 100%, ma garantendo a tutte e tutti di frequentare le lezioni e dare esami, senza discriminazioni e tenendo in considerazione le categorie svantaggiate.
Anche Unisì – Uniti a Sinistra aveva parlato di una risposta dell’Ateneo «tardiva e insufficiente»: una petizione organizzata dalla lista, che ha raccolto oltre 9000 firme, aveva come obiettivo la previsione della modalità mista, a discrezione dello studente o della studentessa, per lo svolgimento degli esami. «Nonostante questo, l’apertura dell’Ateneo è stata solo parziale, mantenendo gli esami scritti solamente in presenza e facendo salvi i soli casi di studenti internazionali, positivi o quarantenati, con evidenti difficoltà in questo periodo storico per fuori sede e caregiver».
Lista Aperta – Obiettivo studenti ha ricordato invece che «la situazione degli esami si è complicata in breve tempo a causa di una ragione sanitaria e di una ragione giuridica: da un lato la recrudescenza della pandemia, e dall’altra la decisione del garante della privacy di vietare gli strumenti di proctoring per sostenere le prove. A queste condizioni, le misure adottate per gli esami scritti erano obbligate. Per quanto riguarda gli orali, invece, riteniamo che precludere la possibilità a tutti gli studenti di sostenere gli esami orali in presenza sia un deciso passo indietro. Crediamo che si possa estendere la deroga dalla presenza alle categorie più fragili, senza per questo togliere la possibilità a tutti di confrontarsi con i propri colleghi e professori».
Anche la lista Studenti Indipendenti si è mostrata critica verso le disposizioni rettorali, evidenziando l’importanza di «dare valore alla presenza e cercare di garantire il regolare svolgimento delle attività, perché un’altra chiusura sarebbe devastante dal punto di vista psicologico»; d’altro canto, hanno precisato, è «assolutamente necessario tenere conto dei bisogni di tutte e tutti e quindi le modalità online devono sempre essere garantite».
In quanto a bisogni ed esigenze del corpo studentesco, la pandemia ne ha innegabilmente generati di nuovi ed inediti, ma ha anche contribuito a portarne alla ribalta alcuni altri, ormai di vecchia data, che fino ad ora non avevano trovato alcun tipo di soluzione e, forse, nemmeno un riconoscimento. Basti pensare alle difficoltà, non certo irrisorie, dei già citati studenti lavoratori e studenti fuori sede, che hanno ottenuto notevoli vantaggi dall’erogazione delle lezioni e dallo svolgimento degli esami tramite piattaforme online, soprattutto in termini di tempo e costi.
Un campione di 29 studenti lavoratori ha scelto di partecipare al nostro sondaggio: significativamente, l’82,8% di loro ritiene vantaggiosi gli esami online ed il 55% preferisce ascoltare le lezioni a distanza.
A fronte di questo, abbiamo pensato di chiedere a studenti e liste un’opinione in merito alla possibilità di mantenere la modalità a distanza anche una volta terminata la fase di emergenza sanitaria, sia per quanto riguarda l’erogazione delle lezioni sia per lo svolgimento degli esami.
In merito al mantenimento della DAD, ben l’86,9% degli intervistati si pronuncia in favore, solo il 13,1% contrario. I più ritengono che l’opzione migliore sarebbe quella di garantire sempre le lezioni in modalità mista, combinando quindi la presenza con l’erogazione online. Tuttavia, c’è anche chi evidenzia come l’apprendimento in presenza risulti largamente più proficuo. Altro tema di “dibattito” riguarda le registrazioni: mentre alcuni ritengono importante la disponibilità delle stesse (a tempo determinato o indeterminato) anche allo scopo di migliorare la qualità dello studio, altri affermano che sarebbe sufficiente garantire la diretta streaming delle lezioni.
Decisamente più netta la divisione tra i 130 partecipanti in riferimento agli esami: il 55,4% di loro si è pronunciato per il mantenimento delle modalità online, soprattutto in caso di necessità particolari (studenti lavoratori e fuori sede, ma anche con fragilità o problemi di salute), in caso di sciopero dei mezzi e per gli esami orali, al fine di evitare le lunghe attese in università; non manca poi chi ritiene che la scelta tra l’una o l’altra modalità dovrebbe essere a discrezione dello studente.
D’altro canto, ben il 44,6% si dichiara contrario, anche in ragione della difficoltà di garantire correttezza nello svolgimento degli esami da casa. Significativamente, soltanto il 35,4% degli intervistati ha dichiarato di non ritenere che lo svolgimento a distanza vada a scapito di una valutazione maggiormente trasparente; ed una percentuale comunque considerevole di intervistati (il 31,5%) ha affermato di aver assistito ad una valutazione non corretta di un esame perchè svoltosi online.
Non si tratta però dell’unico aspetto negativo che è stato sottolineato: tra le risposte più frequenti, infatti, vi sono quelle relative ai problemi tecnici e di connessione, alla difficoltà per alcuni studenti di svolgere gli esami da casa qualora non si abbiano a disposizione degli spazi adeguati, nonché all’impossibilità di confrontarsi dal vivo con i propri compagni di corso e con i docenti.
Per quanto riguarda l’erogazione delle lezioni online, le opinioni sono discordanti: se i vantaggi apportati dalle nuove modalità sono evidenti e riguardano una parte molto significativa del corpo studentesco, tuttavia non possiamo ignorare il fatto che ben il 60% degli intervistati ha affermato di trovare le lezioni in presenza più profittevoli sul piano della didattica e dell’apprendimento.
Inoltre, il 30% ammette di aver dovuto fare i conti con un calo del proprio rendimento accademico: un chiaro segnale di come la situazione pandemica e le prolungate chiusure abbiano impattato sul benessere e sul percorso formativo degli studenti.
Tra chi si mostra favorevole e chi più ostile nei confronti della DAD, è stato infine rilevato un “divario generazionale”. Da una parte, gli studenti iscritti ai primi anni di corso – che quindi hanno intrapreso e vissuto tutto il loro percorso universitario durante la pandemia –, dall’altra le persone iscritte tra il terzo e il sesto anno, che ricordano anche l’Università pre-Covid. Il 70% degli intervistati tra il primo e il secondo anno ritiene più vantaggioso lo svolgimento degli esami online, contro il 60% degli studenti dal terzo anno in poi. Poco più del 50% tra gli studenti dei primi due anni preferisce la didattica in presenza, mentre “solo” il 32% degli studenti dal terzo anno in poi ha dichiarato di preferire la didattica online.
Facendo un bilancio tra vantaggi e aspetti negativi della DAD, anche i rappresentanti degli studenti ritengono necessario trovare un equilibrio tra ricorso agli strumenti digitali e dimensione della presenza. «Per noi l’Università è senza ombra di dubbio in presenza», ha dichiarato Unisì, «da un punto di vista didattico, ma anche di creazione di relazioni umane. Tuttavia, in un mondo in cui la transizione digitale è all’ordine del giorno è giusto che il diritto allo studio sia garantito anche a coloro che possono permettersi di seguire solamente con strumenti digitali». Ci si auspica dunque l’introduzione di una didattica digitale integrata, che possa agevolare la frequenza di studentesse e studenti fuori sede, pendolari, con disabilità, caregiver e non solo.
La didattica digitale integrata è menzionata anche da UniLab, la quale ricorda di aver portato alla Conferenza degli Studenti una mozione in cui si chiedeva, tra l’altro, la predisposizione di un tavolo di confronto sulla didattica post-pandemica, al fine di individuare gli aspetti positivi da mantenere, implementare e mettere al servizio di studentesse e studenti nella fase successiva a quella emergenziale.
Lista Aperta sottolinea l’urgenza di un rientro in presenza, dato che «l’esperienza di formazione universitaria si realizza solo entro una trama di rapporti»; a questo scopo auspica che parte dei fondi del PNRR possano essere investiti dall’Ateneo allo scopo di «ripensare ed ampliare i propri spazi». Infine, pur sostenendo l’efficacia comunicativa dei nuovi sistemi di DAD (tant’è che, affermano, è stato richiesto un tavolo di discussione con la Prorettrice alla didattica allo scopo di «rinnovare le metodologie di insegnamento»), l’erogazione online rischia di creare un divario tra chi può e chi non può permettersi «un’esperienza universitaria in presenza»: la loro richiesta è dunque quella di «più diritto allo studio, più borse, più residenze e più spazi in università».
Studenti Indipendenti si pronuncia a propria volta in favore delle modalità online (soprattutto per quelle categorie di studenti «i cui bisogni sono sempre stati alquanto ignorati dall’Ateneo!); evidenzia inoltre l’importanza delle lezioni registrate, il cui mantenimento è richiesto da gran parte del corpo studentesco e che «possono essere un ottimo strumento di parità e contribuire alla formazione di un Ateneo più accessibile a tutte e tutti».
Sinistra Universitaria ritiene che la pandemia abbia reso evidente l’importanza dell’online per agevolare diverse persone nel loro percorso universitario. Tuttavia, si sottolineano anche le criticità portate alla luce da questo strumento, come lo svilimento dell’esperienza universitaria e dell’apprendimento critico, in favore di una didattica volta esclusivamente al saper fare, nonché l’incapacità delle istituzioni di garantire a tutti e tutte la possibilità di frequentare lezioni e sostenere esami senza discriminazioni. «Da sempre sosteniamo che se i lavoratori e le lavoratrici non riescono a coniugare lavoro e studio, se i fuorisede non possono permettersi di venire a studiare a Milano, se i pendolari hanno enormi difficoltà a recarsi in città per frequentare le lezioni, la soluzione non è lasciarli a casa ma fare in modo che abbiano la possibilità di vivere appieno l’esperienza universitaria. In questo senso, mantenere l’online rischia di essere un palliativo, una misura insufficiente a risolvere le problematicità mostrate da questo periodo!.
Sebbene nessuna lista abbia mancato di sottolineare l’imprescindibilità del contatto in presenza con gli studenti e della dimensione umana dell’attività associazionistica, che sui social è venuta a mancare, la maggioranza dei rappresentanti ha dichiarato di attestare un avvicinamento degli studenti alle realtà politiche dell’Università e alla figura del rappresentante negli ultimi mesi. Avvicinamento che, a quanto pare, ha portato ad alcune importanti vittorie, come l’aumento delle aree per lo studio e dei loro orari di apertura.
Come associazione studentesca, noi di Vulcano non vogliamo smettere di pensare all’Università come un luogo aperto e dinamico.
Un luogo in grado di accogliere e sfruttare correttamente gli strumenti forniti dalle nuove tecnologie e allo stesso tempo di promuovere la presenza, la partecipazione e la vita comunitaria. A nostro avviso esse sono parte essenziale e irrinunciabile del percorso formativo. Un percorso che non può fare a meno del confronto con il compagno in aula a fine lezione o con l’amico dell’associazione, o dei tanti eventi e conferenze che si tengono in Ateneo e che ci permettono di allargare il nostro sguardo sul mondo.