
Come reagiremmo tutti, uomini o donne, potenti o gente comune, se un giorno qualche membro della comunità scientifica ci avvisasse dell’arrivo di una cometa larga circa nove chilometri, pronta a schiantarsi sulla Terra? Il regista Adam McKay prova a raccontarcelo, o per lo meno cerca di ipotizzare le diverse reazioni, nel suo nuovo film Don’t Look Up, distribuito dalla piattaforma streaming Netflix dallo scorso 24 dicembre.
La pellicola mette in scena proprio questa storia: dopo la scoperta di un’enorme cometa diretta verso la Terra, lo scienziato statunitense Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) e la dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), dopo aver avvisato la comunità scientifica, cercano in tutti i modi di attirare l’attenzione dei potenti degli Stati Uniti sulla grande catastrofe in arrivo, diventando in realtà oggetto di scherno da parte dei mass media e dello stesso governo americano, che affrontano con estrema superficialità questo problema.
Sebbene la vicenda raccontata ci sembri quasi paradossale, in realtà ciò che viene messo in scena non dovrebbe sorprenderci più di tanto: numerose critiche, rivolte anche al mondo contemporaneo, sono state volutamente rappresentate da McKay attraverso l’utilizzo di una smaccata comicità estremamente satirica, talvolta anche cinica.
Il bersaglio principale del regista è, senza ombra di dubbio, la società capitalista, incarnata dal personaggio del multimilionario Peter Isherwell (Mark Rylance). Laddove la comunità scientifica preme per far sì che vengano lanciati dei razzi per deviare la traiettoria della cometa e salvare l’umanità, Isherwell di comune accordo con la Presidentessa degli Stati Uniti (Meryl Streep), insiste affinché la cometa arrivi sulla Terra, perché composta da minerali molto preziosi.
Insomma, anche di fronte a un disastro di dimensioni mondiali l’obiettivo dei potenti è sempre uno: arricchirsi il più possibile senza la minima cura delle conseguenze, fingendo di lavorare per il bene del mondo, quando l’intento è assolutamente egoistico ed economico. Alcuni hanno ipotizzato che McKay abbia voluto riferirsi, in modo abbastanza esplicito, ad alcuni magnati di spicco a noi contemporanei come Elon Musk, Jeff Bezos o Bill Gates.
Oltre a un chiaro riferimento all’odierna questione ambientale, ancora troppo sottovalutata, la riflessione forse più interessante che questo film suscita riguarda anche l’attuale situazione pandemica.
In un mondo dove gli scienziati cercano di diffondere nozioni corrette per fare del bene, i mass media spettacolarizzano le informazioni a tratti ridicolizzandole, i magnati del pianeta trovano un modo per diventare sempre più ricchi e la gente comune, facendosi influenzare, decide di non credere a chi ha le competenze, inventandosi le più svariate teorie cospirazioniste e negando anche l’evidenza. Emblematico è lo slogan lanciato dal governo americano che dà anche il titolo allo stesso film, “Non guardate su”: la cometa è lì, davanti ai loro occhi, e ancora c’è chi non crede agli esperti.
Nonostante gli spunti di riflessione proposti da McKay siano molteplici e l’intento del regista sia sicuramente positivo, il film ha suscitato numerose controversie. Alcuni hanno trovato la pellicola rivestita di una patina molto americaneggiante, unita a un moralismo assai marcato. Il regista, inoltre, oltre a criticare in modo molto aspro il capitalismo, come già notato, sferra un attacco non indifferente alle amministrazioni presidenziali americane, non autonome nelle decisioni, ma al contrario sempre in accordo con i multimiliardari. Per di più, la Presidentessa Orlean, sembra rappresentare un connubio tra l’ex presidente americano Donald Trump e un’aggiunta di elementi femminili forse ispirati da Hillary Clinton. Un riferimento così esplicito a una situazione ancora attuale non è stato molto apprezzato da tutti.
Altri ancora, più attenti ai dettagli cinematografici, hanno notato una regia discutibile nei confronti di un cast stellare, unita, in alcuni casi, a una struttura sterile dei personaggi: ad esempio il giovane Yule (Timothée Chalamet), comparso nella seconda metà del film, è stato purtroppo poco approfondito e fatto passare in secondo piano. Anche per quanto riguarda i protagonisti alcuni spettatori hanno notato quanto allo scienziato interpretato da DiCaprio sia stata dedicata poca attenzione nello sviluppo, ma parecchio spazio nella trama, a spese della giovane dottoranda interpretata da Jennifer Lawrence, personaggio sicuramente molto più interessante.
Insomma, non tutti sono convinti che questo film abbia lasciato il segno e che tra qualche anno ce ne ricorderemo ancora. Tuttavia, rimane significativo il messaggio che cerca di lanciare: finché c’è tempo a disposizione, bisognerebbe ascoltare gli scienziati e le persone competenti, evitando di comportarsi da tuttologi, non facendosi corrompere o influenzare dai potenti o dai ricchi, ma cercando invece di prendere le giuste decisioni per il bene comune. Per questo, non dovrebbe stupire la scelta di utilizzare la satira in maniera così forte: più che essere oggetto di sdegno, questa critica così aspra e cinica del comportamento umano, quasi fastidiosa e scomoda da accettare, serve a far riflettere, soprattutto in relazione alla nostra attualità.
In copertina (da sinistra): Rob Morgan, Meryl Streep, Jennifer Lawrence, Jonah Hill, Leonardo DiCaprio, Cate Blanchett, Tyler Perry.