Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio nel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate le scorse puntate.
Riguardo al considerevole aumento dei costi delle bollette si discuteva già da mesi, ma con l’arrivo del 2022 la questione è definitiva. I prezzi sono cresciuti in maniera esponenziale. Ma è davvero così grave? La risposta, purtroppo, è sì.
Il prezzo di luce e gas sta raggiungendo livelli esorbitanti, se si considera rispetto all’anno precedente. Alla fine del 2020, l’energia elettrica per il 2021 era quotata 51 euro per megawattora e il gas 0,16 euro per metrocubo. Poco prima dell’arrivo del 2022, invece, l’energia era quotata 170 euro per megawattora e il gas 0,64 euro per metrocubo. Ciò significa, più semplicemente, che le società che si occupano di fornire e distribuire energia e gas all’ingrosso pagano un prezzo quasi quattro volte più elevato rispetto ad un anno fa.
Ma da cosa dipende l’impennata di prezzo del 2022? È fondamentale sottolineare che la causa non può essere attribuita ad un solo fattore.
In primis, le condizioni climatiche del pianeta, in continuo e rapido declino ormai da anni, sono un elemento che ha fortemente influenzato la crescita dei prezzi. Il problema del riscaldamento globale non è più procrastinabile, e la maggior parte dei Paesi, grazie soprattutto agli accordi internazionali presi negli scorsi anni, si sta impegnando a compiere una vera e propria transizione energetica.
Con il fine di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2, i Paesi stanno investendo le proprie forze nella costruzione di impianti per produrre energia rinnovabile, ossia energia che non nuoce all’ambiente. L’obiettivo impostosi è quello di portare l’innalzamento della temperatura terrestre a 1,5 gradi entro i prossimi dieci anni.
Per quanto questi sforzi stiano portando i primi risultati positivi, trasformare l’intera impiantistica per la produzione energetica non è affatto semplice ed immediato. I costi sono elevati, le tempistiche considerevoli e la forza lavoro richiesta ingente. Il cambiamento subìto dalla produzione energetica ha creato certo non pochi disordini all’interno di un sistema comodamente abituato allo sfruttamento di fonti fossili, quali il carbone o il petrolio.
Per quanto la ricerca di maggiore sostenibilità da parte delle nazioni sia una dimostrazione che stiano finalmente prendendo una strada sempre più volta al green, la spinta all’energia rinnovabile ha indirettamente causato un effetto negativo. Si tratta dell’aumento dei prezzi delle materie prime, e la conseguente crescita dei costi per le aziende che distribuiscono energia.
In particolare in Europa, la richiesta più elevata è stata di un bene specifico, il gas. Nel tentativo di ridimensionare l’uso di fonti fossili, il ricorso al gas per la produzione di energia elettrica è perciò aumentato vertiginosamente.
Con la crescita della domanda, il prezzo è schizzato alle stelle, fino a raggiungere il +400% nel mese scorso.
Oltre alla ricerca e agli sforzi per le energie eco-sostenibili, non bisogna dimenticare gli altri importanti fattori che hanno fatto sì che l’offerta di gas ed energia elettrica fosse insufficiente rispetto alle richieste.
Una delle tante cause, come si può facilmente immaginare, è stata la pandemia. Il blocco e la riapertura improvvisi delle aziende durante i lock-down ha causato lo stop e il successivo impenno di richieste dei beni fondamentai al funzionamento delle fabbriche: l’elettricità, il riscaldamento dell’acqua, il gas. Sono stati i tempi particolarmente rapidi di chiusura e ripresa delle aziende, dettati dai decreti nazionali ed europei, a causare grosso squilibrio nel mercato energetico.
Altro scombussolamento da considerare è quello generato dalle politiche estere russe. La Russia, infatti, è stata per decenni il maggior esportatore di energia e gas naturale a favore dell’Europa. Recentemente però, Putin ha optato per un cambiamento di rotta, riducendo l’esportazione delle risorse verso l’Europa a favore dei Paesi asiatici.
Inoltre, le tensioni createsi tra Ucraina e Russia negli ultimi mesi stanno ulteriormente rafforzando l’incertezza dei mercati. Circa 100.000 soldati russi sono stati mandati a vigliare il confine ucraino, con l’esplicita intenzione di mettere alle strette l’Ucraina e con essa l’intera Unione Europea. L’obiettivo di Putin è costringere la NATO a ridiscutere i suoi confini e alcune delle alleanze strette in passato.
L’ultimo aspetto che ha pesantemente influenzato la crescita esponenziale dei costi di gas ed energia è legato alla natura. Il lungo inverno dello scorso anno e la diminuzione dei venti al Nord e sul mar Baltico hanno penalizzato i Paesi che più di altri avevano già investito su fonti rinnovabili come l’energia solare o eolica, mentre le forti correnti fredde hanno contribuito alla crescita della domanda di gas naturale per il riscaldamento delle abitazioni dei paesi settentrionali.
La situazione in Italia non si discosta poi tanto da quella europea. L’Italia sfrutta il gas naturale per la produzione del 40% di energia elettrica necessaria al fabbisogno nazionale.
Con la crescita della domanda e i problemi riscontrati, l’aumento delle bollette è stato inevitabile. Non si paga solo la plusvalenza della materia prima, ma anche degli oneri di sistema, del trasporto e della gestione del contatore, cioè di tutti quegli elementi strutturali che costituiscono il sistema energetico. Sono stati questi fattori, quindi, a contribuire al feroce rincaro dei prezzi che figura sulla bolletta: +41,8% per il gas e +55% per la luce.
La preoccupazione principale a livello nazionale è che l’aumento dei costi di luce e gas possa rallentare la ripresa economica post-pandemica in maniera incontrovertibile. Le aziende con elevato fabbisogno di energia, infatti, rischiano di dover limitare la produzione o, peggio, di chiudere.
Graziano Marcovecchio, presidente di Assovetro, ha spiegato cosa potrebbe significare la continua crescita dei prezzi per i mastri vetrai dell’associazione: «Le alte temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, creano danni irreversibili e ci rendono particolarmente esposti a quanto sta accadendo».
Dal canto suo, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi, commenta così: «I costi energetici rischiano di essere la Lehman Brothers del manifatturiero e questo non possiamo permettercelo, bisogna agire subito a livello europeo».
A ogni modo, grazie all’intervento dei governi europei, verranno presto applicate delle misure che permettano di calmierare l’importo a carico del consumatore. In particolare, il Governo ha azzerato gli oneri generali, che appesantirebbero ancor di più le bollette, e ha ridotto l’IVA sul gas per 35 milioni di clienti privati e microimprese. In totale, verranno investiti 3,8 miliardi di euro, che non peseranno sulle tasche dei fruitori di luce e gas.