Del: 12 Febbraio 2022 Di: Beatrice Balbinot Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta: Nemico, amico, amante...

Piccoli frammenti di vita, soprattutto declinati al femminile, si dispiegano nelle pagine di Nemico, amico, amante… Il punto di vista che riprende questo fiume di confessioni d’inchiostro è composito e complesso, non sempre facile da individuare, non fallendo mai nel garantire un’immersione completa e rassicurante nelle storie dei protagonisti. La passione improvvisa che non ti aspetti, tradimenti che trovano la loro spiegazione anni più tardi, l’attrito fatto di sensi di colpa e volontà di non deludere che si instaura con la propria famiglia: sono tasselli che compongono la quotidianità di tutti e che vengono rappresentati da Alice Murno con magistrale icasticità e chiarezza.

L’amore spadroneggia tra i temi trattati, ma ridurre i racconti di Nemico, amico, amante… a semplici rappresentazioni dell’evoluzione della passione tra due persone sarebbe una colpevole banalizzazione. L’introspezione costruita attorno ai personaggi permette all’autrice di analizzare chirurgicamente moti interiori altrimenti inesplorati, portando sulla pagina tutti i tormenti del sentimento più bello dello spettro delle emozioni umane. Fin dal titolo la contraddizione dell’amore è svelata e messa a nudo. Ogni persona è amica, nemica e amante: la ricerca di un equilibrio che non travolga tra queste tre facce dei propri sentimenti è la missione segreta che tutti i personaggi del libro portano avanti.

La lotta intestina tra ciò che dovrebbe essere fatto e ciò che si vorrebbe è uno dei temi trasversali alla narrazione di tutti e 9 i racconti. Così Meriel resta ingabbiata per decenni in un matrimonio che non è nulla di più serio di un’amicizia, mentre Jonas soffre fino al suicidio per la mancata realizzazione in ambito lavorativo; Grant rifiuta le attenzioni di un’altra donna guardando impotente la moglie Fiona appassire per l’Alzheimer proprio mentre, poche pagine indietro, la rabbia anticlericale di Lewis cercava di essere soffocata dietro la veste pacata dell’insegnante. Un rigido reticolato di norme sociali, per lo più autoimposte, imbriglia le azioni dei personaggi fino a dirottarli nel sotterfugio, nel tradimento, nella malattia e persino nella morte.

Il lettore è spinto a porsi la fatidica domanda: sarebbe andata così se fossero stati liberi di fare ciò che volevano fin dall’inizio?

Nemico, amico, amante… suscita grande interesse anche per la tecnica narrativa utilizzata da Munro. La critica descrisse la sua scrittura come «difficile». Salti temporali, cambi di prospettiva, un massiccio uso del discorso indiretto libero creano uno strano effetto di vedo-non-vedo nelle trame dei racconti, dando l’impressione che ci sia sempre un «non detto» pronto a svelarsi all’improvviso.

In realtà Munro non manca mai di concedere al suo lettore le coordinate minime per orientarsi all’interno della narrazione, costruendo tuttalpiù una piacevole sensazione di mistero e sorpresa. Ancora una volta il titolo somatizza le caratteristiche della narrazione, con quei tre punti di sospensione posti lì a significare che c’è sempre dell’altro sotto la superficie delle parole.

Un altro dei temi cari a Munro che spesso rientra nei 9 racconti di Nemico, amico, amante… è il rapporto che i personaggi instaurano con la loro memoria. La memoria è uno dei mezzi più potenti attraverso cui si edifica l’identità personale, una lente che ci permette di visualizzare il nostro passato, costruendolo e manipolandolo all’occorrenza.

Questo è ciò che succede in uno dei racconti più acclamati di questa raccolta, Quello che si ricorda. La memoria della protagonista Meriel le restituisce una piccola insenatura a cui aggrapparsi nella parete liscia e grigia della sua quotidianità, un motivo che la spinge a sopportare la noia di un matrimonio comodo ma non felice. Nel corso degli anni Murno descrive la metamorfosi di quel ricordo, una notte di passione extraconiugale, che passa da rassicurante angolo di mente in cui rifugiarsi quando il cuore è affaticato a fulgida dimostrazione di essere stata solo una delle tante.

Lo svuotamento del significato di quella passione improvvisa e liberatoria non è altro che il sintomo di una vita che evolve e cambia nel corso dei decenni.

La memoria asseconda questo cambiamento proponendo un ricordo diverso e adattato alle necessità di Meriel. Paradossalmente è proprio il ricordo del corpo di Asher che si muove sul suo a tenere Meriel nel matrimonio con Pierre. Senza quell’angolo di passato entro il quale rifugiarsi Meriel probabilmente avrebbe ceduto alla noia, sarebbe stata vinta dalla sua insoddisfazione, perché è in fondo un compito troppo arduo essere infelici e fedeli per una vita intera.

Solo dopo la morte di Pierre la memoria di Meriel le sottopone la vera natura di quel ricordo, un particolare dimenticato per anni e riaffiorato dal passato come un fantasma. Al momento dei saluti, prima che Meriel facesse ritorno a casa, Asher le aveva negato l’ultimo bacio e le aveva sussurrato un secco «no, non lo faccio mai». Dunque questa era la vera natura di quella notte di passione: il divertimento di qualche ora, nulla di più di un passatempo collaudato da anni di esperienze passate.

Non che Meriel abbia mai sfiorato l’idea di lasciare Pierre per Asher, ma il ruolo che il ricordo di quella notta ha avuto nella sua vita rispecchia un coinvolgimento emotivo che va ben oltre il semplice piacere fisico ricercato. Quando il marito di Meriel viene a mancare, il ricordo è libero di ricostituirsi nella sua vera successione degli eventi, permettendo ai particolari di riaffiorare. Il ruolo del ricordo è cambiato, non serve più a trattenere Meriel nella gabbia autoimposta del suo matrimonio, e così la memoria torna a funzionare compiutamente.

I moti della memoria sono il fulcro di questo e di altri racconti nella raccolta di Munro, illustrando i taciti compromessi che molti stringono con il proprio passato e che raramente vengono ammessi.

Beatrice Balbinot
Mi chiamo Beatrice, ma preferisco Bea. Amo scrivere, dire la mia, avere ragione e mangiare tanti macarons.

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