Del: 4 Febbraio 2022 Di: Erica Turturro Commenti: 0
Insolite Ignote. Mata Hari

Mata Hari, all’anagrafe Margaretha Geertruida Zelle, nasce a Leeuwarden, Paesi Bassi, nel 1876, ma la sua carnagione olivastra, i capelli scuri e gli occhi neri la allontanano dai tipici tratti dei suoi connazionali olandesi.

Neanche ventenne, Margaretha scova tra gli annunci matrimoniali – speciali inserti lasciati sui giornali da uomini in cerca di moglie – quello del capitano Rudolph MacLeod. Il matrimonio la porterà lontano dal paese natio, in Indonesia, dove è di servizio MacLeod.

Si tratta di un periodo tumultuoso per la giovane. Gli abusi del marito e la morte di uno dei due figli in tenera età (forse avvelenato da una domestica per vendetta) si sommano alle difficoltà di doversi adattare a uno stile di vita molto diverso da quello europeo.

Eppure è proprio in Indonesia che Margaretha sperimenta per la prima volta il fascino delle danze orientali, un evento che si rivelerà fondamentale e che segnerà profondamente la sua vita.

Rientrati in Europa, Margaretha e MacLeod si separano e la donna decide di tentare la fortuna a Parigi, capitale della Belle Époque, dove inizierà la sua carriera di «danzatrice venuta dall’Oriente». In pochi anni il suo nome si diffonde tra i salotti più esclusivi dell’aristocrazia parigina. Inoltre, alle esibizioni private si alternano anche performance presso i teatri più illustri della Ville Lumière. Ormai non è più Margaretha o lady MacLeod, ora il suo nome è Mata Hari, la «danzatrice unica e sublime» che «riesce a dare il senso più profondo e struggente dell’anima indiana», come riportano i giornali dell’epoca.

Gli anni parigini sono gli anni d’oro. Mata Hari non è più la giovane remissiva intrappolata in un matrimonio infelice, ma piuttosto una donna di mondo, più matura e consapevole del proprio corpo e del proprio fascino da femme fatale. La sua brillante carriera la porta a viaggiare e a esibirsi nei teatri di Francia, Spagna, Italia e Germania.

Il fatidico 28 giugno 1914 si trova a Berlino, intenta a preparare uno spettacolo che non vedrà mai la luce. A un anno dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, riesce a rientrare in patria solo grazie all’aiuto di uno dei suoi amanti.

Ogni donna è figlia del suo tempo. Il problema di Mata Hari è sempre stato quello di dover fidare sul supporto economico e successivamente anche sulla protezione offerti dai suoi facoltosi accompagnatori. Sex symbol del XX secolo, una delle artiste più belle e brillanti del suo tempo, Mata Hari non è mai riuscita a essere anche una donna pienamente indipendente.

In Olanda viene avvicinata dal console tedesco e ingaggiata come spia per la Germania. Ma non sarà mai un’agente davvero efficiente per i tedeschi, troppo preoccupata dal voler rientrare in Francia, dove la aspettava l’uomo di cui si era innamorata veramente, il giovane capitano russo Vadim Maslov. Una volta a Parigi entra in contatto con Georges Ladoux del Deuxième Bureau, il controspionaggio francese. L’uomo le concede il visto che le permetterà di ricongiungersi con Maslov, ma non prima di averla assoldata come spia per gli anglo-francesi.

Mata Hari porta avanti un doppio gioco pericoloso per mesi finché nel febbraio 1917 non viene arrestata dalla polizia francese con l’accusa di essere una spia per i tedeschi. Rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare, privata di tutti i suoi beni e di un buon avvocato, viene processata e condannata alla pena capitale con otto capi d’imputazione.

La verità è che il processo si basa su accuse vaghe e prove inesistenti. La vera colpa di Mata Hari è stata il suo stile di vita ‘immorale’, le sue folli spese in vestiti e gioielli e i suoi amanti altolocati.

La Germania non aveva più interesse ad averla come spia, mentre a Ladoux serviva un contentino da fornire alla popolazione francese dopo il disastro di Verdun e della Somme. Quale occasione più ghiotta che approfittarsi di una pedina scomoda sullo scacchiere del conflitto.

Il giorno della sua fucilazione Mata Hari porta un abito elegante e un cappello. Si rifiuta di voltare le spalle, decisa a non chiude gli occhi neanche di fronte al plotone d’esecuzione. In molti trovano la sua morte la sua esibizione migliore, e non senza una buona dose di cinismo. Sicura ed elegante fino alla fine, Mata Hari non poteva che andarsene così, lasciando sulla bocca del sergente a comando del plotone le parole: «Per Dio! Questa donna sa come morire».

Erica Turturro
Classe 98, alle prese con la magistrale di lingue. Abitudinaria ma curiosa, un po’ nerd, sognatrice di notte e razionale di giorno, colleziono ricordi.

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