Sono state estremamente movimentate le ultime settimane in Europa. Da quando il presidente russo Vladimir Putin ha mobilitato oltre 100.000 truppe al confine con l’Ucraina, la sua controparte Statunitense, Joe Biden, sta provando in tutti i modi a contenere la minaccia militare per vie diplomatiche.
Nonostante il numero significativo di incontri (diretti e non) tra i due, il numero di truppe ammassato al confine tra Russia e Ucraina è aumentato e la retorica del presidente Russo si presenta ogni giorno più ostile, manifestando una propensione al confronto militare piuttosto che quello diplomatico.
È per questo motivo che il governo statunitense ha deciso di preparare l’Ucraina ed il resto d’Europa ad un’invasione che appare sempre più probabile. Per raggiungere tale obiettivo, Joe Biden ha approvato l’invio di 3000 soldati americani in Germania, Polonia e Romania ed ha svolto (principalmente tramite il segretario di stato Antony Blinken) numerosi incontri con vari leader Europei, con l’obiettivo di ottenere quanto più supporto diplomatico e militare possibile per l’Ucraina.
Se da un lato la risposta del blocco Europeo è stata immediata e coesa, guidata soprattutto dal presidente francese Macron, dall’altro il principale attore politico ed economico del continente è al centro di un ciclone mediatico a causa della sua assoluta mancanza di leadership in un momento di grande crisi per la NATO e l’Unione Europea. La Germania, infatti, sta dimostrando una grande riluttanza nell’intervenire nella questione e ciò potrebbe essere dovuto a quelli che sono i propri interessi.
Tra questi, il più importante è Nord Stream 2.
Il gasdotto, la cui costruzione è iniziata nel settembre del 2018 per terminare nello stesso mese del 2021, dovrebbe procurare ulteriori risorse energetiche per l’Unione Europea, collegando direttamente Germania e Russia. Il progetto è controverso per due principali motivi: aumenta la dipendenza sviluppata negli ultimi anni da parte dell’Unione Europea per il gas naturale russo (il 38% del gas naturale utilizzato dall’Unione Europea nel 2021 proveniva dalla Russia e gli anni precedenti hanno mostrato percentuali simili) e permette alla Russia di avere maggiore controllo sulle proprie risorse di gas.
Al momento, infatti, la Russia è costretta a concludere accordi con l’Ucraina per permettere al proprio gas naturale di transitare attraverso gasdotti situati sul territorio ucraino. Tutto ciò sarebbe evitato grazie a Nord Stream 2, il quale collega Russia e Germania tramite il mar Baltico, permettendo alla Russia di mantenere completa discrezione sulle quantità di gas naturale dirette verso l’Unione Europea, senza dover concludere accordi con terze parti.
A questo bisogna aggiungere che Nord Stream 2 è completamente controllato da Gazprom, una delle maggiori aziende energetiche al mondo a sua volta controllata dal governo russo. La preoccupazione di molti, soprattutto degli Stati Uniti, è che Vladimir Putin possa utilizzare le proprie risorse di gas naturale come strumento per estraniare l’Unione Europea da possibili conflitti diplomatici, neutralizzando il principale alleato americano nel contenere la minaccia russa.
Tutto ciò è stato osservato quando, mentre centinaia di migliaia di truppe venivano mobilitate al confine con l’Ucraina, la Russia ha effettivamente ridotto (e aveva già iniziato a farlo di fatto nei mesi precedenti) la quantità di gas naturale diretto all’Unione Europea. In questo contesto, Nord Stream 2 assume un ruolo ancora più importante, in quanto permetterebbe all’Unione Europea di ottenere ulteriori risorse energetiche, ma allo stesso tempo il costo sarebbe un maggiore controllo da parte della Russia sulla quantità di gas che l’Unione riceve.
Al momento il gasdotto non è ancora in funzione, e la posizione del governo tedesco a riguardo è piuttosto ambigua.
La Germania assume un ruolo chiave in quanto recipiente del gas naturale ricevuto tramite Nord Stream 2, ma il nuovo governo, guidato da Olaf Scholz, sembra piuttosto indeciso sul da farsi. Il 31 gennaio il vicepresidente della commissione europea Valdis Dombrovskis ha dichiarato che Nord Stream 2 è al momento non attivo in quanto è in corso un controllo sulla compatibilità del progetto con la politica energetica europea, mentre a novembre l’autorità tedesca di regolamentazione per il settore dell’energia, un organo apolitico, aveva già bloccato l’attivazione del gasdotto in quanto era necessario per il suo operatore avere un’entità legale regolarmente registrata in Germania.
Mentre l’ex cancelliera Angela Merkel si è sempre espressa con toni estremamente favorevoli sul progetto (e lo stesso faceva Olaf Scholz fino a pochi mesi fa, quando era Viceministro e Ministro delle finanze), l’attuale cancelliere in questi mesi al potere si è sempre espresso con toni ambigui, influenzato dalla presenza dei verdi nel suo governo.
Questi sono da sempre estremamente contrari alla realizzazione del progetto e conseguentemente al suo funzionamento, come reso noto dalle dichiarazioni della leader del partito ed attuale Ministra degli affari esteri del governo tedesco, Annalena Baerbock, la quale ha recentemente dichiarato che nel caso di invasione da parte della Russia ai danni dell’Ucraina, la Germania è pronta ad applicare sanzioni che riguarderebbero anche Nord Stream 2.
Il cancelliere non ha supportato questa dichiarazione, ma ha preferito dichiarare esclusivamente che in caso di invasione la Germania è pronta ad agire di conseguenza, adottando serie contromisure ma senza specificare se il gasdotto possa effettivamente essere una di queste.
La risposta a questa domanda è comunque probabilmente negativa, in quanto lo stesso Scholz ha recentemente dichiarato che Nord Stream 2 è un progetto privato che non ha nulla a che fare con l’Ucraina.
Olaf Scholz è al momento pressato su più fronti, partendo dal suo stesso governo e includendo gli Stati Uniti e la commissione europea. Ursula Von Der Leyen ha infatti dichiarato venerdì 4 febbraio che le sanzioni preparate dalla commissione europea in caso di azione militare russa includerebbero anche Nord Stream 2, mentre Joe Biden, favorevole a queste sanzioni, sta provando a concludere accordi con altri paesi produttori di gas naturale, principalmente situati in Asia ed Africa, al fine di aumentare la quantità di gas che questi paesi indirizzano verso l’Unione Europea.
Tutto ciò avviene nel contesto di una reazione praticamente nulla da parte della Germania, che si è categoricamente rifiutata di inviare armi all’Ucraina, decidendo di inviare a quest’ultima solo cinquemila elmetti protettivi, un ospedale da campo ed una proposta di curare i soldati feriti nel conflitto in Germania.
Angela Merkel ha giustificato nei suoi ultimi mesi da cancelliera il proprio supporto per il progetto dicendo che la Russia necessita i pagamenti europei per il proprio gas più di quanto la Germania e l’Europa necessitino il gas naturale russo, aggiungendo che il gasdotto avrebbe potuto offrire alla Germania uno strumento tramite cui controllare la Russia, piuttosto che essere controllati da quest’ultima.
Questa tesi è stata smentita dagli eventi delle scorse settimane e la conseguente assoluta immobilità diplomatica di Olaf Scholz ed il suo governo.
Lunedì 7 febbraio il cancelliere ha incontrato Joe Biden, il quale ha dichiarato che l’azione dei due paesi in caso di invasione da parte della Russia sarà unita, aggiungendo che le sanzioni dirette alla Russia includeranno il gasdotto Nord Stream 2. Olaf Scholz non ha, per il momento, confermato quest’ultima dichiarazione: egli sta provando a rispondere alle critiche provenienti sia dall’opinione pubblica che da attori politici e diplomatici coinvolti nella crisi, programmando nuovi incontri con Putin ed il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj per la prossima settimana.
Questo potrebbe essere un segno che, nonostante i mancati interventi nelle ultime settimane, la Germania potrebbe tornare a guidare il blocco europeo in quelle successive, dopo settimane di riluttanza diplomatica che stanno avendo un impatto decisamente negativo sulla crisi. Includere Nord Stream 2 in eventuali sanzioni dirette contro la Russia potrebbe essere un’azione importante, potenzialmente destabilizzante per la Russia che, se quanto Angela Merkel ha detto è vero, limiterà le proprie richieste pur di salvaguardare i propri interessi economici.
Articolo di Fabrizio La Rocca.