Del: 6 Marzo 2022 Di: Rebecca Nicastri Commenti: 0
Piet Mondrian alla ricerca dell'"essenza"

Dal 24 novembre al 27 marzo 2022, il Mudec di Milano ospita la mostra “Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione”. Promossa dal Comune di MilanoCultura e con il patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi a Milano, la mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione del Kunstmuseum Den Haag, detentore della più importante collezione di opere di Mondrian al mondo.

Il Kunstmuseum ha prestato sessanta opere, scelte tra quelle di Mondrian, degli artisti della Scuola dell’Aja e dei designer De Stijl. Una sezione della mostra è infatti dedicata a “De Stijl” (o “Neoplasticismo”), movimento sorto nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg e attivo ancora alle soglie degli anni Trenta, che innovò arte, architettura e design.

Ma partiamo con ordine. Iniziando il percorso proposto dalla mostra emerge subito chiaro come il filo conduttore su cui si esplica il confronto tra le opere del primo periodo “figurativo” a quelle del periodo “astratto” sia quello del paesaggio. Una chiave di lettura visuale e dunque immediata dell’evoluzione stilistica dell’artista, utile peraltro alla comprensione delle stesse opere interamente astratte del suo ultimo periodo.

A dominare le prime stanze sono infatti gli ampi paesaggi olandesi.

Quei paesaggi appena fuori Amsterdam che Piet Mondrian (Amersfoort, Olanda 1872 – New York 1944) aveva iniziato a disegnare dopo il diploma, quando non era impegnato in lavori su commissione o a dare lezioni di disegno per mantenersi. Interessante notare come alcuni di questi primi paesaggi già svelino un Mondrian che gioca con un ritmo di forme e colori, ancora molti anni prima delle sue opere astratte.

Piet Mondrian, Mare dopo il tramonto,1909, Olio su cartoncino,
Kunstmuseum Den Haag

Sarà l’inizio del nuovo secolo ad accogliere un progressivo abbandono da parte del pittore della rappresentazione fedele alla natura. Il suo bisogno di innovazione presto lo costringerà a voltare le spalle ai paesaggi naturalistici per potersi avvicinare sempre più all’“essenza” dell’immagine; una ricerca, questa, che portò l’artista a ridurre il mondo che lo circondava alla purezza di un ritmo di piani, colori e linee.

Nell’ottobre 1917 Mondrian pubblica sulla rivista “De Stijl” il primo articolo in cui definisce la sua visione del mondo e dell’arte, chiarendo gli ideali della tendenza da lui fondata, il neoplasticismo. Lo scopo della vita e della nuova pittura, scrive, è abolire il tragico. Una trentina di anni prima un altro artista olandese, Van Gogh, aveva portato il tragico nel cuore dell’arte moderna. Ora, quasi come un contrappasso, Mondrian aspira a un’arte libera dal dolore.

Per far questo crea un linguaggio basato unicamente sulla geometria e sulle linee rette, che si stacca dalla natura e dall’io e coglie le strutture dell’essere.

All’arte, che ci procura la contemplazione, si attribuisce una funzione catartica e mediatrice, via di salvezza per eliminare dalla vita il tragico quotidiano. Al contrario, la tecnica non presenta nulla di mistico. Questa si pone come attività rigorosamente costruttiva e selettiva e implicata lo spoglio sistematico di ogni residuo impressionista o cubista.

Ma tornando al percorso offerto dalle stanze milanesi, lo spettatore che prosegue tra le sale allestite, viene presto incuriosito da una vivace musica jazz. Ecco che una suggestiva installazione sonora racconta la relazione tra le opere neoplastiche di Piet Mondrian e la musica. D’altra parte lo stesso Mondrian afferma: «Che cosa il Neoplasticismo intenda con ‘ritmo libero’, che è contrapposto al ritmo naturale, lo si capisce un po’ ascoltando il ‘jazz americano’ a cui si avvicina considerevolmente…».

Così i quadri di Mondrian da un lato e le jazz band dell’epoca dall’altro, entrambi fortemente organizzati, lasciavano spazio anche alla rottura e all’improvvisazione. Inoltre, come i quadri neoplastici non facevano riferimento al mondo naturale, così la musica jazz era solo ritmo in libertà, senza alcuna allusione a una trama. In poche parole, Mondrian aveva trovato nel jazz l’equivalente musicale del neoplasticismo. La ricerca è focalizzata sul ritmo dell’immagine e su una declinazione temporale affidata a modalità figurative per superfici cromatiche che richiamano la tecnica del collage.

Domina una delle stanze della mostra l’opera Composizione II.

Oltre all’annullamento della gerarchizzazione tra figura e sfondo, si nota l’esaltazione dei rossi, dei blu e dei gialli, come definizioni stesse di forma. Si tratta infatti di un colore-oggetto, che non è subordinato alle regole della forma né è un attributo di questa o un suo supporto, ma esso stesso è forma. La linea qui non ha più la funzione di delimitare la figura geometrica, la quale ora si configura sotto forma di compartimenti spaziali aperti.

Piet Mondrian, Composizione II, 1929, Olio su tela, The National
Museum in Belgrade

Obiettivo della ricerca mondrianea è dunque l’eliminazione dello squilibrio esistente fra l’individuo e l’universale, alla base del quale starebbe una falsa percezione della realtà. Ecco che egli propone un universo visuale tramite cui guardare al mondo con schemi puramente plastici e razionalmente dimostrabili. Egli stesso, in una sua pubblicazione del 1920, dal titolo Il Neoplasticismo, afferma: «l’equilibrio costante è ottenuto attraverso il rapporto d’opposizione ed espresso dalla linea retta (limite del mezzo plastico) nella sua opposizione fondamentale (rettangolare)»-

Quella di Mondrian può essere definita una geometria al servizio di un’astrazione volontaria dal mondo temporale dei fenomeni, per la quale occorre tener conto di una piattaforma filosofica di tipo metafisico (che va dal neoplatonismo alle filosofie estremorientali). Interessante ricordare, per esempio, l’influsso che ebbe su Mondrian il dottor M.H. J. Schoenmaekers col suo misticismo positivo, sistema che ritiene di poter penetrare la natura per mezzo di visioni plastiche e che attraverso esse sia possibile scoprire la verità.

«La verità è: ridurre la relatività dei fatti naturali all’assoluto, così da riscoprire l’assoluto nei fatti naturali».

Immagine di copertina: Piet Mondrian, Mulino Oostzijdse con cielo blu, giallo e viola, c. 1907-1908, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag

Rebecca Nicastri
Classe 2000. Studio lettere, sono innamorata del mondo e vorrei sapere tutto di lui. Per me le giornate sono sempre troppo corte.

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