Del: 27 Aprile 2022 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 1
The Sofa Chronicles, le serie TV del momento

Ogni due mesi, il giorno 27, 5 serie TV per tutti i gusti: The Sofa Chronicles è la rubrica dove recensiamo le novità più popolari del momento, consigliandovi quali valga la pena guardare comodamente sul divano e quali no.


Bridgerton, Stagione 2, Netflix (Chris Van Dusen) – recensione di Matilde Elisa Sala

Una nuova stagione si apre per l’alta società londinese della Regency Era. L’obiettivo? Sempre lo stesso: trovare una compagna, tra le giovani debuttanti dell’anno, con la quale sposarsi e portare avanti il nome di famiglia. Dopo il trionfo di Daphne Bridgerton, diamante della stagione passata, tocca ora al libertino fratello Anthony trovare una moglie. La sua scelta ricade inizialmente su Edwina Sharma, diamante di questa stagione, nominata direttamente dalla Regina Charlotte. Ma i suoi occhi, e il suo cuore, dovranno fare i conti con l’attrazione che sente per Kate, la sorella di Edwina, con la quale instaurerà un rapporto di sfida e battibecchi, che sfocerà poi in una forte passione. Scandita dall’intrigante narrazione della ‘misteriosa’ Lady Whistledown, la gossip girl dell’800 inglese, la seconda stagione di Bridgerton, prodotta da Shondaland, è un connubio di vitalità, regole, trasgressione e amore. Una commedia romantica piacevole da guardare, con una trama molto leggera e scorrevole, che intriga fino alla fine gli spettatori. Insomma, un ottimo prodotto Netflix, meritevole del primo posto ottenuto in classifica fin dalla data del rilascio. Il proseguo della storia della famiglia Bridgerton, tratta dai romanzi di Julia Quinn, è fortemente atteso: chi saranno i prossimi protagonisti? Lo scopriremo molto presto. La serie è già stata rinnovata per la terza e la quarta stagione, dato il suo enorme successo.


One of Us is Lying, Stagione 1, Peacock TV, Netflix (Erica Saleh) – recensione di Giulia Scolari e Beatrice Ghiringhelli Cavallo

Ispirata al primo volume dell’omonima trilogia di libri scritta da Karen McManus, questa serie inizia con cinque ragazzi in detenzione. I protagonisti seguono stereotipi classici: la studentessa modello (Bronwyn), il tenebroso cattivo ragazzo del liceo (Nate), la promessa del baseball (Cooper), la reginetta del ballo (Addy), e l’(auto)emarginato che su un’app scrive i segreti dei compagni di scuola (Simon). Simon muore a causa di una reazione allergica e i quattro rimanenti diventano i sospettati principali: decidono quindi di cercare il vero colpevole per scagionarsi. Nel corso della serie si scoprono i piccoli – grandi segreti di ognuno, mentre le differenze si appianano e i ragazzi da sconosciuti diventano una squadra. È un prodotto di per sé senza pretese: nonostante certe scelte stilistiche di cattivo gusto, come i filtri stile Retrica per i flashback, tiene incollati a Netflix per scoprire come andrà a finire; nonostante non ci siano personaggi particolarmente originali, è facile affezionarsi ad alcuni e godere della rappresentazione molto inclusiva di altri. Soprattutto su quest’ultima si è puntato molto e per favorirla sono state modificate diverse scene rispetto al libro. Non mentiamo: il caso è un giallo con un finale che non lascia troppo a bocca aperta, sicuramente lo show non aggiunge nulla al genere, ma è sempre piacevole osservare come il giovane amore si insinua sempre nei drammi più brutti. È dunque una serie ottima per chi ama il mistero e i drammi tra liceali: un prodotto Netflix che non vuole negare di essere trash, ma sa essere intrigante… Attenti a guardarlo mentre fate altro, potreste perdervi il furto di un cellulare o un personaggio nascosto che spia: ogni dettaglio è utile per scoprire chi sta dietro allo scandalo più grande della Bayview High.  


Élite, Stagione 5, Netflix (Carlos Montero, Darío Madrona) – recensione di Matilde Elisa Sala

Tracciare il filo logico della trama di questa nuova stagione di Élite è pressoché impossibile. La storia che ci viene presentata è sempre la stessa: nuovi misteri avvolgono gli studenti e le studentesse di Las Encinas, per la maggior parte giovani ragazzi provenienti da famiglie molto ricche ai quali tutto è concesso, scanditi da numerosissime storie d’amore adolescenziale, rappresentate in scene anche molto esplicite. Nuovi studenti accompagnano i personaggi già noti agli spettatori fin dalle prime stagioni, le dinamiche vecchie e nuove si intrecciano, creando una narrazione fin troppo confusionaria, senza senso e inconsistente. Si potrebbe osare dire che la serie TV spagnola, pur mantenendo sempre il suo successo e la sua notorietà, stia cadendo sempre più nel trash. Per quanto anni fa, al suo debutto, fosse proprio questo l’elemento più accattivante della serie, a lungo andare fa rimanere sempre più perplessi. Per di più, ogni volta, nel finale di stagione assistiamo al trionfo dell’ingiustizia, dove chi ha più possibilità di altri riesce a scamparla senza nessuna ripercussione, complice il silenzio degli altri compagni. Tra le serie più viste dell’ultimo periodo, nonostante sia stata accompagnata da pochi complimenti e molte critiche (i fan lamentano ad esempio la mancanza dei personaggi storici), Élite è stata rinnovata per la sesta stagione, annunciando l’ingresso nel cast di nuovi attori. La domanda sorge però spontanea: è davvero necessario continuare questa storia?


Inventing Anna, Stagione 1, Netflix (Shonda Rhimes) – recensione di Giulia Scolari

Una ricca ereditiera con un accento decisamente fuori dal comune si fa sempre più spazio all’interno della high society di New York accompagnata dalle persone più importanti, vestendo gli abiti più costosi e lasciando le mance più alte. Questa potrebbe essere l’ennesima storia di intrighi tra ricchi cui siamo tutti familiari grazie a innumerevoli serie ben più iconiche; invece, quella di Anna Delvey – Sorokin (impersonata da Julia Garner nella serie) è tutt’altro. Ci vuole poco tempo prima che il castello di carta costruito dalla protagonista crolli e riveli soltanto una giovane ambiziosa che non possiede altro che i suoi sogni di ragazzina, eppure le persone continuano a fidarsi e volerla aiutare. Così al suo fianco si schierano, volenti o nolenti, la giornalista Vivian (Anna Chlumsky) e l’avvocato Todd (Adrian Moayed), che cominciano a buttare giù il muro di menzogne che Anna continua a difendere intervistando tutti coloro che le sono stati vicino. La miniserie targata Shondaland crea una narrativa interessante intorno a quello che è stato un fatto di cronaca presto dimenticato e indubbiamente è un prodotto visivamente impeccabile, ma la lunghezza immotivata delle puntate e l’attenzione su dettagli noiosi e irrilevanti ottiene l’effetto contrario a quello sperato. Se la storia in sé è ancora caratterizzata dall’incertezza, le informazioni corrette a riguardo sono però limitate e non richiedono nove ore di trasposizione. La recitazione è buona, degna di nota soprattutto Garner (Anna) che ha saputo interpretare con la giusta dose di trash alcune battute rendendole già meme (su Tiktok spopolano «I do not have time for this, I do not have time for you!” e “You are soo basic!») e somiglia in modo impressionante alla vera criminale. Offre sicuramente spunti interessanti sulla società moderna: la vicenda di Anna viene spesso presentata come una ribellione al sistema capitalistico dal suo interno, anche il modo in cui la protagonista è in grado di manipolare la sua immagine attraverso i social e le tecnologie è interessante e porta lo spettatore a farsi domande. Una serie tv consigliata per chi ha voglia di fare l’avvocato del diavolo comodamente dal divano.


Love Life, Stagione 1, HBO Max, Netflix (Sam Boyd) – recensione di Beatrice Ghiringhelli Cavallo

Love Life è una serie statunitense uscita nel 2020 disponibile su Netflix Italia dal 31 marzo di quest’anno. La serie è antologica e vede la prima stagione dedicata alla vita sentimentale di Darby, interpretata da Anna Kendrick, e la seconda a quella di Marcus (William Jackson Harper). Qui parleremo della prima stagione, in cui seguiamo Darby da quando è una giovane guida turistica di un museo newyorkese, fino alla sua crescita e affermazione personale e professionale. Ciò che si configura come una commedia romantica un po’ piatta nei primi episodi prende deliziosamente forma in qualcosa di più profondo, per dare sempre meno spazio alle relazioni amorose infelici di Darby, e sempre di più al rapporto con le donne della sua vita, la madre e la migliore amica Sara, in una successione di episodi e dialoghi sinceri. La vita sentimentale è quindi solo un mezzo per parlare, in realtà, di Darby come donna e come personaggio complesso, che spesso fa errori, ma che non si lascia mai abbattere. Love Life non è niente di straordinario o mai visto finora, ma è molto, molto piacevole.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.
Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

Commenta