
Il remake e il cinema si muovono parallelamente e agiscono insieme fin dalla nascita della settima arte. È infatti di fine ‘800 il primo remake della storia, realizzato proprio da coloro che nella storia del cinema ne sono a capo: i fratelli Lumiére. Dal 1895 in poi sono innumerevoli le operazioni di rifacimento, tra ‘remake’ e ‘reboot’, soprattutto grazie al sempre più attivo lavoro di adattamento delle pièce teatrali, come per Amleto, Otello, Don Chisciotte e ai Peplum, kolossal in costume ambientati tra Grecia ed Antica Roma. Con la nascita del cinema a colori e del sonoro, numerose furono le pellicole che vennero riprodotte per garantirsi una presenza nel nuovo cinema, tra film muti sonorizzati e film riproposti a colori totalmente da zero.
Con il passare del tempo e l’evolversi del cinema, un numero sempre più consistente di remake è stato raggiunto.
Alcune opere sono state in grado di superare il loro predecessore, confermandosi per il grande pubblico come l’unica versione riconosciuta, mentre in altri casi non sono state in grado di reggere il confronto, sia per mancanza di un’inventiva che ne garantisse il successo, sia a volte per la volontà forzata di creare qualcosa che potesse piacere al pubblico, con risultati disastrosi. I remake però non sono, come molti credono, solamente la copia di un film realizzato in un periodo e con attori diversi, ma in molti casi la definizione di remake supera la concezione di imitazione, aprendo i suoi orizzonti verso la crescente possibilità di creare episodi nuovi, ma senza mai allontanarsi dall’opera originale, come nel caso del reboot.
Il reboot si differenzia dal remake nel fatto che, nonostante personaggi, storie e ambientazioni siano le stesse, rappresenta però il nuovo inizio di una serie cinematografica; estratti da altri universi (fumetti o videogiochi) che aprono visioni sempre nuove e una disponibilità creativa infinita da cui trarre ispirazione, o ancora i ‘live action’, remake “realistici” di film d’animazione.

Come già accennato, sono molte le caratteristiche che stabiliscono il successo o il fallimento di un remake.
In alcuni casi, essi diventano nella cultura pop unica fonte riconosciuta per una determinata storia. È per esempio il caso di Scarface, film del 1984 diretto da Brian De Palma che è, come ormai molti sanno, il remake di un opera molto più datata, precisamente del 1932 e tratta a sua volta da un libro di Armitage Trail, pubblicato due anni prima. E ancora, aumentando la mitizzazione di Tony Montana, è previsto un nuovo remake di Luca Guadagnino, al suo secondo rifacimento dopo quello di Suspiria del 2018, ispirato al cult di Dario Argento del 1977.
Come nel caso di Scarface, con il remake che supera o è allo stesso livello dell’originale, molti sono gli esempi lampanti: La fabbrica di cioccolato di Tim Burton del 2005 (Mel Stuart, 1971), The Departed di Scorsese del 2006, che non solo ha destituito l’opera originale (Internal Affairs) ma è riuscito addirittura a portare a casa quattro Oscar, tra cui quello per il miglior film; o ancora gli ultimi esempi di Dune e CODA, premiati anch’essi agli Oscar 2022, con l’ultimo remake del film francese La famiglia Belier (2014), che hanno riportato in auge la discussione sull’effettiva validità del genere.
Tra molti remake di successo però vanno anche ricordati esempi di riedizioni che hanno fallito sia nella qualità dell’opera che al botteghino, tra cui la versione di Oldboy di Spike Lee (2013), che nulla ha a che vedere con il cult del 2003 di Park Chan-Wook, o ancora la versione di Ghostbusters tutta al femminile distribuita nel 2016.
Sull’onda di CODA e delle valutazioni fatte, da una parte di pubblico che la valuta una brutta versione dell’originale e da un’altra che la considera nettamente superiore e più ‘vera’, ci si chiede se il remake sia solamente un’operazione pigra, risultato di un cinema che manca sempre più di idee e quindi orienta la produzione verso la copia, puntando sull’interesse di un pubblico curioso che conosce già la storia e ne vuole vedere una nuova versione.
Il remake però ha mostrato come sia in grado di dare vita ad alcuni tra i film più intelligenti e interessanti degli ultimi anni, che hanno saputo essere indipendenti dal materiale originale ma comunque capaci di collaborare con esso, mettendo in scena qualcosa che viene dal passato ma che vive nel presente. Tra filmacci usciti male e operazioni intriganti e appassionanti, come pubblico abbiamo però ancora la possibilità di scegliere cosa vedere, indirizzando di conseguenza le società nelle scelte, perché in fondo, che sia remake o no, un film è un’opera valida a prescindere dall’originalità della sua storia.