Conosciuto anche come “first Monday in May” e “fashion’s biggest night out”, il 2 maggio 2022 si è tenuto al Metropolitan Museum of Art di New York, con la collaborazione della rivista Vogue, il celeberrimo Met Gala, evento benefico volto a raccogliere fondi proprio per il finanziamento del museo e a inaugurare In America: An Anthology of Fashion, l’allestimento in mostra dal 5 maggio nelle sale dell’American Wing del Metropolitan.
Ogni anno, questo si rivela essere il momento più atteso per tutti gli appassionati di fashion e alta moda. All’evento vengono invitate solo le celebrità più illustri del momento, vestite dai migliori stilisti e, chiunque osservi dall’esterno, in questa serata non può far altro che fingere di essere un giudice esperto e severo, un po’ come Miranda Priestly de Il Diavolo veste Prada, mentre sogna di indossare ogni abito in passerella.
Il tema di quest’anno è la celebrazione della moda americana, diretta continuazione di quello proposto a settembre 2021.
Se però l’anno scorso, tra proteste e qualche controversia, gli Stati Uniti erano stati omaggiati in tutte le loro sfaccettature, quest’anno l’organizzazione ha deciso di far riferimento a un periodo storico ben preciso: la Gilded Age, l’età dell’oro americana, che indicativamente copre un arco di tempo che va dal 1870 al 1900. Il riflesso di quest’epoca ha portato alla creazione del Gilded Glamour: oro, sfarzo, pizzo, tulle, velluto e volant sono le parole d’ordine.
Se molti hanno scelto di lasciare spazio alla propria creatività e i propri gusti personali, non rispettando minimamente il tema proposto, altri invece si sono davvero impegnati per attenersi il più possibile al dress code: basti pensare alla rapper Cardi B (in Atelier Versace), emblema dello sfarzo, o all’attrice Sarah Jessica Parker (in Christopher John Rogers) e alla modella Kaia Gerber (in Alexander McQueen). Particolarmente ricercato il look di Billie Eilish (in Gucci), ispiratasi direttamente all’opera d’arte Madame Paul Poirson (1885) di John Singer Sargent.
Altrettanto eleganti, gli abiti delle due modelle Kendall Jenner (in Prada), con il suo ampio strascico, e Hailey Bieber (in Yves Saint Laurent), semplice ma glamour. Anche alcuni uomini si sono distinti: basti pensare all’aspetto principesco di Shawn Mendes (in Tommy Hilfiger).
Protagonista indiscussa della serata, nonché madrina, è stata Blake Lively (in Atelier Versace), che ha voluto omaggiare direttamente la città di New York, proponendo anche un suggestivo “cambio” d’abito in passerella, con richiami all’Empire State Building, all’ossidazione della Statua della Libertà e alle costellazioni rappresentate sul soffitto di Grand Central Station.
Il colpo di scena è giunto però alla fine con l’ingresso in passerella di Kim Kardashian, apparsa proprio con l’abito di Jean Louis che Marilyn Monroe indossò quando cantò “Happy Birthday” al Presidente John F. Kennedy, dovendo perdere ben sette chili per poterci entrare, scelta che non è stata molto apprezzata da altri colleghi del settore.
Tra critiche e lodi, il Met Gala è pur sempre uno degli eventi mondani più attesi, in grado di regalare un po’ di leggerezza e di far sognare ad occhi aperti.
Significativa è la sua capacità di suscitare grande attenzione e curiosità per il mondo della moda, nonostante molti dimentichino che creare abiti sia una vera e propria forma d’arte, tra le più antiche ma più moderne che ci siano. Frutto di menti fantasiose, sempre in continua evoluzione per stare al passo con i tempi e le nuove tendenze. Spesso si sottovaluta il potere di un vestito e quanto sia importante trovare ciò in cui ci si sente più rappresentati. Ma dopotutto, come ricorda Virginia Woolf, «sono gli abiti a portare noi, e non noi a portare gli abiti».