Del: 3 Maggio 2022 Di: Erica Turturro Commenti: 0
STORIA E FOLKLORE NE “IL PIFFERAIO DI HAMELIN”

Il pifferaio di Hamelin, anche noto come Il pifferaio magico, è una leggenda che fa parte della tradizione folkloristica tedesca che tutt’ora stuzzica la curiosità di molti turisti, interessati a visitare il luogo reale in cui sono ambientati i fatti, ovvero la città di Hameln, in Bassa Sassonia. La versione più nota della storia è senza dubbio quella dei fratelli Grimm, sebbene sia passata anche per la penna di Goethe e Robert Browning.

Secondo la trascrizione dei Grimm, tutto iniziò quando il Bürgermeister di Hamelin promise una grossa somma di denaro a un uomo che, con il solo ausilio di un piffero, si era offerto di liberare la città dai ratti. Il pifferaio incantò gli animali con la sua musica e li condusse fino al fiume, dove poi li fece annegare. Gli abitanti del villaggio però si rifiutarono di mantenere la promessa di pagamento, scatenando l’ira del pifferaio, che si vendicò incantando e portando via con sé un centinaio di bambini, che ad Hamelin non faranno mai più ritorno. A differenza di molte altre fiabe, alla base della trama del pifferaio magico ci sono degli eventi realmente accaduti di cui abbiamo varie testimonianze, una delle più note è una vetrata della chiesa della città, più volte menzionata in vari documenti fino al XVII secolo, che poi si presume sia andata distrutta. L’immagine raffigurata vedeva il pifferaio magico accompagnato da una schiera di bambini vestiti di bianco.

La storia del pifferaio ricostruita nel XVI secolo da Augustin von Moersperg basandosi sulle vetrate della chiesa del mercato di Hamelin (Fonte : National Geographic Storica)

Se il folklore ha fornito diverse versioni più o meno accreditate, che cercano di giustificare la scomparsa dei bambini di Hamelin, la Storia non ha (e probabilmente non avrà mai) una risposta ufficiale.

Alcuni pensano che il pifferaio sia solo una figura allegorica, la personificazione della morte, per esempio. Tra le teorie avanzate dagli studiosi infatti ce n’è una che attribuisce la scomparsa dei bambini a un’epidemia di peste che avrebbe colpito Hamelin, anticipando la grande ondata di peste nera che si abbatté su tutta Europa nel 1348. Un’altra declinazione simile vede i bambini di Hamelin vittime di una delle cosiddette piaghe del ballo, forme di isteria collettiva in cui le persone prendevano a ballare fino allo sfinimento e, in alcuni casi, forse anche alla morte.

Altri invece credono che il pifferaio sia effettivamente una persona reale, forse un pedofilo o più probabilmente un lokator, ovvero un «reclutatore» di forza lavoro da impiegare come taglialegna nelle grandi aree boschive che ancora separavano un villaggio dall’altro nel XIII secolo. In effetti, la teoria che fra tutte ha riscontrato maggior successo è fortemente legata al contesto storico della Germania del Duecento, sostiene che i bambini potrebbero aver lasciato volontariamente le loro famiglie per migrare nei territori della Germania Orientale (oggi territorio polacco), strappati ai danesi nel 1227. È possibile che i bambini di Hamelin abbiano lasciato il villaggio natale per fondarne di nuovi proprio ad est, seguendo uno dei tanti reclutatori che, per altro, erano soliti vestire abiti molto colorati, proprio come quelli del pifferaio. Questa supposizione è ulteriormente confermata dalla toponomastica e dalla diffusione di cognomi tipici della zona di Hamelin proprio in quei territori orientali.

C’è chi arriva a dire che la stessa parola ‘bambini’ sia un termine che sta a identificare non solo i bambini veri e propri, ma più in generale la popolazione giovane di Hamelin.

Un quesito però rimane. Ci sono numerose documentazioni che riguardano le migrazioni infantili, fatto per nulla insolito nel XIII secolo, allora come mai proprio le vicende di Hamelin sono diventate leggenda? Ecco che il punto d’arrivo della Storia, con tutti i limiti del caso, diventa il punto di partenza del fiabesco.

Fonte immagine di copertina: Pinterest, illustrazione di Natasha Oltarzhevskaya

Erica Turturro
Classe 98, alle prese con la magistrale di lingue. Abitudinaria ma curiosa, un po’ nerd, sognatrice di notte e razionale di giorno, colleziono ricordi.

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