Schierati come soldatini in file ordinate, a blocchi compatti e divisi per categorie, sono gli elementi della tavola periodica: i mattoncini lego di cui è fatta la natura. E sì, oltre a riempire le terze di copertina dei libri di chimica e a sfilare nella affascinante tavola tridimensionale del Planetario di Milano, in cui è conservato un campione di quasi tutti loro, ci sono ovunque, attorno a noi, anche se spesso non ce ne si accorge.
Che sia prima o dopo colazione, al mattino si inizia subito con un incontro ravvicinato con il fluoro, uno dei componenti più importanti del dentifricio, in quanto riesce a fissarsi sullo smalto dei denti, rafforzandolo.
Tra tutti gli elementi, il fluoro è il più possessivo: ha l’elettronegatività più alta, la massima tendenza ad impossessarsi degli elettroni di legame quando si trova a far parte di un composto covalente.
Anche il calcio fa parte della routine mattutina di molti, presente nel latte e importantissimo per la buona salute delle ossa.
Il litio e il silicio compaiono entrambi all’interno dei telefoni cellulari, l’uno nella batteria, l’altro nelle SIM card. Il rame e il nichel arrivano in pausa caffè, quando si scava nella tasca più interna dello zaino per trovare quei dieci centesimi che mancano per prendere l’espresso alle macchinette.
Il sodio fa capolino a pranzo, mentre si condisce l’insalatona tipica della stagione estiva, nel cloruro di sodio, il sale da cucina. Insieme a lui, non è raro che ci sia anche l’alluminio, nella lattina di una bibita rinfrescante per scongiurare la calura.
L’alluminio sta infatti pian piano sostituendo le bottigliette di plastica, in quanto il processo produttivo di alluminio riciclato risulta più ecosostenibile, richiedendo soltanto il 5% dell’energia impiegata per la produzione di alluminio primario e permettendo di dare vita a prodotti secondari senza perdita di qualità.
Potrebbe esserci anche lo zolfo, nel tuorlo di un uovo sodo, in camicia o all’occhio di bue. Lo zolfo è anche il responsabile di quel forte odore di uova marce delle solfatare, come quelle di Pozzuoli o di Vulcano, che si appiccica al costume e non se ne va più via, a distanza di mesi. Lo perdoniamo solo perché si trova anche nei gessetti, indispensabili per scrivere alla lavagna le chilometriche dimostrazioni di analisi matematica, per giocare a tris oppure per segnare in basso a destra i monelli della classe mentre la maestra è fuori dall’aula.
Nelle feste gli elementi chimici danno il meglio di sé: il cloro delle piscine per chi preferisce un party a mollo, il fosforo presente nelle teste dei fiammiferi che si usano per accendere le candeline, l’elio nel palloncino a forma di unicorno che vola spensierato verso il cielo, accompagnato dalle lacrime del bambino che lo ha distrattamente lasciato andare.
Per gli appassionati di gialli, l’arsenico fa la sua comparsa sotto l’ombrellone, insieme alle tazze di the, in una delle tante e avvincenti indagini di Miss Marple.
La giornata si chiude con il neon, che accende le insegne luminose delle città. Perché per dirla con Saba, a Milano, in piazza Duomo, «invece di stelle ogni sera si accendono parole».