Del: 28 Giugno 2022 Di: Luca Pacchiarini Commenti: 0
Da rivedere per la prima volta. Il portiere di notte

All’Hotel der Oper di Vienna lavora Maximilian (Dirk Bogarde) come portiere di notte, è un uomo discreto e dedito al suo mestiere, disposto ad esaudire con eleganza anche le richieste più inconsuete della clientela. Le abitudinarie giornate sono interrotte dall’arrivo in hotel di Lucia (Charlotte Rampling) e suo marito, lei e il portiere si riconoscono all’istante. Max vive in una perenne bugia, la sua esistenza è una nuova esistenza, costruita ad hoc per nascondere il suo terribile passato: era un gerarca nazista di un campo di concentramento che ha seviziato e torturato molti ebrei, in particolare proprio Lucia.

I due si mettono in contatto e, ricordando il passato, intessono una relazione sentimentale e sadomasochista sempre più forte e stretta, rivivendo e riproducendo i ricordi del lager.

Tale rapporto è sempre più intralciato dagli altri nazisti, gruppo sempre di ex gerarchi e amici di Max, che si sono costruiti una vita nuova e ora temono che una testimone oculare possa smascherarli.

Tale è l’originale incipit da cui parte il film, uscito nel 1974. Un’opera scandalosa per i tempi e ancora per oggi, mix di dramma e erotismo diretto e scritto da Liliana Cavani, prodotto dalla Lotar film. È il film per cui è più conosciuta e che la portò al grande successo, venendo premiata per il coraggio di trattare un tema come la trasgressione sessuale ma anche criticata per il racconto scandaloso e immorale nel contesto dell’olocausto. Interessante come il film venne criticato in modo diverso a seconda del luogo, per esempio in Francia il problema era se fosse corretto che ci fosse un nazista come protagonista e per cui si tifa; in Italia si criticò l’elemento sessuale invece. Ad ogni modo molta della critica dei tempi non lo capì, era forse troppo presto. Oggi lo si riconosce come un cult, un grande film sul rapporto tra carnefice e vittima, ma non come una sindrome di Stoccolma, perché Lucia è tutt’altro che vittima soggiogata, bensì è qualcosa di più ambiguo e contorto. Ciò che si vede è spesso metaforico, mascherato con del realismo che viene tradito costantemente nei flashback. Per esempio il nazismo qui è il male stesso, che si annida, si organizza e si nasconde anche quando è sconfitto.

Il portiere di notte divise pubblico, critici e intellettuali per ciò che mostrava, ma li unisse per il modo in cui racconta la sua storia.

Il film è una perla stilistica e di forma, stilisticamente molto elegante, diretto con grande abilità e una certa fantasia, con scelte cinematografiche che ben raccontano lo stato d’animo dei personaggi, sia nel presente che nei numerosi flashback del passato nel campo di concentramento. Specialmente in questi momenti il film mette a schermo alcuni dei suoi momenti migliori, due esempi sono la scena del ballerino e la famosissima sequenza in cui Lucia danza tra i gerarchi.

Sono due sequenze semplicemente bellissime, due capolavori. I movimenti della macchina da presa sono molto eleganti, evidenziano i corpi degli attori dando un fine erotismo alle scene; l’illuminazione è naturale per il ballerino, esaltando le forme del suo corpo maschile teso durante la danza. Nel suo caso vi sono inquadrature ritmate nei momenti più concitati del ballo, facendo crescere la tensione nello spettatore; sentimento che si prova non tanto per l’incolumità del ballerino, che anzi sembra contento di esibirsi davanti ad un pubblico, ma forse tensione per la danza in sé come arte. Simile ma diversa è la sequenza con Charlotte Rampling, lei è iconica, bellissima, seducente, la macchina la segue e la osserva come fanno i nazisti intorno a lei; alcuni dettagli fanno capire la grande maestria della Cavani, per esempio le inquadrature leggermente sbollate (caratteristica presente in molte sezioni del film) che espliano i sentimenti presenti nella scena. Qui è l’erotismo, però con un qualcosa di confuso e torbido: si è comunque in un campo di concentramento e quelli sono nazisti, nonostante abbiano una certa teatralità ed emotività dato dagli elementi d’abbigliamento inconsueti, come le maschere bianche. Questo erotismo è stato uno dei motivi del successo di questo film, in particolare Il portiere di notte è considerato il primo della così detta Nazi Exploitetion: una lunga serie di produzioni negli anni 70 di pellicole erotiche, o direttamente pornografiche, ambientate in campi di concentramento, per la stragrande maggioranza di scarsa qualità.

Da questi due flashback si può vedere la profondità del lavoro della Cavani: queste non sono solo vittime e quelli non sono solo nazisti. Come già si era fatto notare prima il tutto è molto metaforico e complesso: La storia d’amore tra i due protagonisti è certamente il rapporto tra vittima e carnefice, ma rivalutato e con coraggio approfondito. Lucia apprezza ciò che subisce, forse si spinge a pensare che ciò che subiva nel lager le piacesse, si può ipotizzare ma il film vira verso altro. L’amore sadomasochistico tra i protagonisti è una fuga, un ritorno tra le rispettive braccia accettandosi, insieme fino alla inesorabile fine. Max acquista sempre più sicurezza, non si comprende fino a quando disdegni il suo passato, ama profondamente Lucia sia come persona che come oggetto delle sue fantasie.

Tutto ciò è però difficile da dire con certezza, sicuramente la Cavani critica la società in cui il male viene costantemente sopito e mai affrontato con i giusti mezzi, come accadde per molti nazisti. Ma questo è sicuramene solo un aspetto del film, di un’opera che ancora è scandalo e stupisce, tremendamente intrigante e che andrebbe recuperata perché molto ha da dirci, vari sono i sui aspetti su cui ancora c’è da riflettere.

Luca Pacchiarini
Sono appassionato di cinema e videogiochi, sempre di più anche di teatro e letteratura. Mi piace scoprire musica nuova e in particolare adoro il post rock, ma esploro tanti generi. Cerco sempre di trovare il lato interessante in ogni cosa e bevo succo all’ace.

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