Del: 30 Giugno 2022 Di: Gaia Martinelli Commenti: 0
Infinito e infinitesimale in “Carbonio” di Pier Lorenzo Pisano

Al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano, istituzione culturale della città comunemente riconosciuta ed apprezzata, ha debuttato il 16 giugno in prima nazionale lo spettacolo teatrale intitolato “Carbonio”. Scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano ha già ottenuto un importante riconoscimento: il testo è infatti risultato vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro, il riconoscimento più rilevante per la drammaturgia italiana.

Il titolo, Carbonio, fa riferimento a quelle essenziali molecole che compongono ogni forma di vita presente sulla Terra accomunando dunque ogni essere vivente.

Cosa potrebbe significare incontrare un alieno che non ne possiede affatto? Il confronto con l’altro, il sentimento di profonda differenza, la relativa curiosità e paura, il complicato processo di immedesimazione, una sconfortevole incomunicabilità: temi che in un contesto fantascientifico risuonano puramente umani, vividi, reali.

Queste problematiche emergono all’interno di un dialogo, o meglio di un interrogatorio tra Lei (Federica Fracassi) e Lui (Mario Pirrello) in una rete in tulle volta forse a preservare la segretezza dello stesso dal pubblico, forse invece a proteggerlo dai personaggi. Lei, un’autorevole scienziata, tenta di estrapolare informazioni utili da Lui, un uomo seccato ed affaticato poiché asfissiato di domande dalla stampa e dagli scienziati, dopo aver incontrato un “essere extraterrestre”.  La parola “alieno” è menzionata soltanto dopo il cinquantesimo minuto ed indica una natura che non può essere compresa e che non consente empatia, che coalizza i simili contro l’incomprensibile diversità: in questo caso, l’assenza di molecole di carbonio.

La veridicità dell’evento tra Lui e l’alieno non è affatto messa in discussione, anzi, è attestata dai molteplici video che spopolano sui social e riconfermata dai media. La fervida conversazione, dunque, si concentra sulla natura dell’incontro, sul suo senso. Fiumi di parole, ricorrenti climax, limitati ma intensi movimenti delle sedie in senso circolare attorno ad un tavolo rotondo: pochi elementi compongono invece un’atmosfera ricchissima di emozioni che trascinano ed incuriosiscono lo spettatore, che, come la scienziata, si trova a desiderare di scoprire una verità.

La trama procede lentamente.

Infatti, se è chiaro fin da subito che ci sia qualcosa di strano nella vicenda dell’incontro ravvicinato tra la creatura extraterrestre e Lui,  è soltanto alla fine che si viene a conoscenza di un particolare essenziale: non si tratta di un mero incontro, bensì di un appuntamento. La creatura estranea pare voler aiutare l’uomo a modificare la dolorosa realtà che Lui vive, ossia la perdita della propria figlia piccola. Per l’autore del testo questa possibilità conferita dall’alieno a Lui rappresenta una metafora della fantascienza, che consente di “mascherare il dolore” e offre un finale alternativo.

Ad interrompere i dialoghi è una voce, quella di Pier Lorenzo Pisano, che crea un filone narrativo che scorre parallelamente al precedente, non contribuendo a spiegare la vicenda, ma suggerendo allo spettatore riflessioni inerenti alla corsa allo Spazio e specificamente al programma Voyager. Quest’ultimo risale al 1977 e rappresenta un’affascinante tappa della storia dell’esplorazione del nostro sistema solare ideata dalla NASA. Le sonde mandate in orbita erano tutte provviste del Voyager Golden Record: un disco a scopo informativo rivolto a forme di vita aliena, contenente immagini e suoni tipici del pianeta Terra e dei suoi abitanti.

I due binari narrativi paralleli mostrano due attitudini dell’uomo verso l’Altro, verso l’Oltre: una che tende alla scoperta ed è caratterizzata da un senso di amicizia, l’altra che coinvolge la diffidenza e la volontà di annichilire il diverso.

Temi universali e profondamente personali, a tratti affrontati con un tono ironico e colloquiale a tratti scientificamente o attraverso dense riflessioni.

Inoltre, i due filoni consentono la contrapposizione tra una storia comune ed universale e quella intima e travagliata di Lui, che Lei desidera conoscere per poter spiegare l’incontro con l’alieno. Due storie che si intersecano: quella dell’infinito universo in cui si abita e quella infinitesimale che si vive personalmente.
Un approccio assolutamente sperimentale che stupisce, soprattutto sul finale: un monologo inconclusivo di Lei, scienziata ormai intimorita da un Lui che pare un tramite degli alieni e dunque una minaccia per l’intero genere umano. Questo chiude infatti un cerchio che viene tracciato fin dalla prima battuta di Lei: «Racconta». Il monologo è una riflessione sul personalissimo “Golden Record” che ognuno possiede, l’intricata rete sempre in rielaborazione di ricordi e la narrazione di storie che avviene conseguentemente.

Si narra ricomponendo gli avvenimenti per modificarne i risvolti dolorosi ed i finali spiacevoli, per ricucire gli strappi e cambiare gli esiti. Pier Lorenzo Pisano sostiene infatti che l’avvalersi del racconto sia legato alla necessità di provvedere ad una “cura” che allievi la sofferenza, che le dia un senso così da trovare finalmente conforto, o almeno, consolazione.

I ricordi vengono sovrascritti su altri, nel vagare infinito del mondo e del suo tempo.

L’Uomo continua a riportare la sua puntina su quel preciso punto del disco e ad imprimervi poeticamente la propria narrazione per salvarsi. L’Universo e l’Infinitesimale piccolezza di ognuno ed altri opposti sono quindi il fulcro della storia. Il desiderio di conoscenza e la paura del sapere, la curiosità verso il diverso e la diffidenza, la storia comune e quella personale, la verità e la fantasia.

L’esigenza dell’autore è forse quella di delineare un’umanità caratterizzata da divergenze, da opposti sentimenti che spesso collidono ma che se incanalati possono portare l’uomo a “fare cose meravigliose” ed anche a “dar senso a quello che vede”.
I veri protagonisti dello spettacolo paiono essere l’Infinito e l’Infinitesimale, l’uomo e l’universo, il suo abitarlo e il suo tentare di comprenderlo. Un dialogo tra i personaggi che suggerisce l’apertura di un dialogo interiore ad ognuno, utile a definire una maniera più appropriata per rapportarsi con ciò che sta al di fuori.

L’Infinito, l’Infinitesimale, noi e il resto, un binomio che Pisano dipinge con estrema eleganza suscitando le contraddizioni e le connessioni che lo costituiscono. Uno spettacolo che impatta con la sua ricercata e diretta semplicità nel pubblico che sarà indotto ad interrogarsi sulla propria storia ed il rapporto con quella universale: per quanto minimo l’apporto, sicuramente immenso per la sua significanza.

Gaia Martinelli
Gaia di nome e di fatto – ma non sempre. 22 anni di tramonti, viaggi e poesie. A tratti studio anche corporate communication presso la Statale di Milano. Scrivo di cose belle perché amo l'idea di diffondere bellezza.

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